di Piotr
Salvini, in campagna elettorale, pur da ministro non smette i toni fastidiosi e a volte disgustosi da “ragiunatt” padano della disperazione altrui.
A chi si riferiva quando ha esclamato “E’ finita la pacchia”? Certo, lo so anch’io. Si riferiva agli immigrati clandestini e mi domando come gli possano venire in mente certi termini, “pacchia”, come se emigrare su bagnarole rischiando la vita in mano a delinquenti per venire a farsi sfruttare, discriminare e vivere in tuguri sia una “pacchia”.
La domanda politica è come mai non si sia riferito invece a Soros e ai negrieri col cuore in mano.
Sì, è vero, ha fatto un accenno alle “Ong vicescafiste”. Ma anche questa è stata una trovata linguistica tutta giocata sul legalismo e il fastidio, buona solo a creare confusione e quindi reazioni tanto facili quanto confuse. E’ vero che ci sono Ong che si dedicano ai piani sorosiani, ma bisogna a) fare nomi e cognomi e b) spiegare perché ci sono.
No, Salvini si occupa dei sintomi e non delle cause. Gli va bene, molto bene, perché anche la gente comune soffre dei sintomi senza chiedersi troppo quali sono le cause. Da qui la facilissima ricetta: “Prima gli Italiani”. La ricetta dei ciarlatani. Una ricetta che non va alla radice delle cose ma rischia molto seriamente e molto concretamente di imprimere una vasta e inquinante orma sulla coscienza delle persone: il fastidio per l’Altro.
Che Salvini (o Zaia, se per quello) sia razzista o non lo sia (io penso che la questione “razza” a lui non interessi, ma interessi solo qualsiasi forma di identitarismo e paura gli possa dare consensi), il linguaggio che usa è comunque irresponsabilmente razzista, capace di spargere veleni culturali pericolosissimi.
Che Salvini sia o non sia razzista, la sua politica securitaria è comunque il duale della politica negriera sorosiana, non la sua soluzione. Duale come sono duali suocera e nuora.
La suocera sorosiana punta alla creazione di un enorme esercito di riserva etnico, illegale e perciò senza alcun diritto, disperato, ricattabile, culturalmente spaesato e quindi spaesante (e su questo spaesamento la Lega fa le sue fortune “culturali”), che ha come effetto oggettivo l’indebolimento delle difese dei lavoratori e della società. La nuora securitaria devia contro chi sta peggio di loro la conflittualità che dovrebbe invece essere diretta contro il “sistema” da parte degli sfruttati e dei danneggiati dalle politiche neoliberiste, politiche amate fino all’indecenza dalla sinistra e sperimentate, lo si ricordi bene, per la prima volta da Pinochet dopo che aveva assassinato il presidente socialista Allende!
Ripeto: lo si ricordi bene assieme al fatto che fu la sinistra ad uccidere Rosa Luxemburg, che è stata la sinistra a bombardare il Kosovo, che la sinistra ha approvato ogni nostra occupazione militare recente, che ha sostenuto il golpe nazista a Kiev, i tagliagole jihadisti in Siria, i massacri di civili in Yemen.
I padroni del vapore brindano con lo champagne mentre si godono questo spettacolo hard-core!
Salvini (assunto che non sia idiota e io non penso che lo sia – grande errore pensare che l’avversario sia scemo) sa bene che la disoccupazione in Italia è legata strutturalmente alla crisi e alle politiche neoliberiste, non al non-italiano (extra o intra comunitario) che “ruba” il posto all’italiano. A volte la sostituzione c’è (se ne è accorta anche la Linke tedesca), ma questo è un fenomeno interno al quadro più generale di liberalizzazione-finanziarizzazione-globalizzazione.
La politica securitaria della Lega è quindi una politica della non-soluzione. E la non-soluzione crea il clima adatto a nuovi consensi securitari, specialmente se queste politiche verranno contrastate non da una opposizione, lasciatemi dire, “di classe”, ma da un’opposizione sorosiano-boniniana-sinistrata con l’ausilio magari di qualche centro sociale utile e idiota da usare come agitatore violento. Un’opposizione “di sinistra” pronta a cogliere ogni errore del nuovo governo (e di errori ce ne saranno dato che questo governo nasce all’insegna della contraddizione sopra il desolato deserto creato dalla Seconda Repubblica!), a ingigantirli, a inventarsene, a provocarne, per poter riprendere il comando di una politica sociocida, antidemocratica e guerrafondaia protetta da un’ideologia buonista, progressista e cosmopolita. Ovvero ciò che possiamo definire “Fascismo 2.0”, laddove il Fascismo 1.0 aveva una politica socio-protettiva, antidemocratica e guerrafondaia esaltata da un’ideologia cattivista, reazionaria e nazionalista.
È la crisi, bellezza!
La questione immigrati è troppo seria per lasciarla alla Lega, ma, ahimè, oggi è così.
Oggi è così in questo governo che è sostanzialmente un governo di centrosinistra formato Terza Repubblica, cioè dell’epoca della decadenza liberal-finanziaria, mentre i centrosinistra storici avevano caratterizzato il culmine della fase ascendente industriale post-bellica, quando gli interessi delle classi subordinate in una certa misura potevano essere accomodati (ovviamente solo dopo aspre battaglie perché niente è gratis).
Molte altre cose occorrerebbe dire riguardo alla questione immigrazione. Cose che riguardano il nazionicidio premeditato di quei Paesi ai quali si sottraggono i giovani, a causa delle guerre e del nostro sfruttamento attraverso corrotti governi compradori.
Chi porterà avanti un’opposizione “di classe” alle politiche securitarie? Chi, ad esempio, estenderà i diritti dei lavoratori agli immigrati? Chi darà agli immigrati il diritto alla casa che non sia quello del gioco delle tre tavolette fatto tanto per fare e per fare infuriare chi si aspetta la casa da anni? Chi estenderà agli immigrati il diritto alla salute, quello all’istruzione?
Sarà un sindacato che in nome della crisi ha ceduto su ogni punto distruggendo quei benedetti diritti? Sarà una sinistra che in nome del neoliberismo ha puntato a finanziarizzarli, quei benedetti diritti, obbligando a fondi-pensione da investire nel casinò finanziario, obbligando ad assicurazioni per integrare un welfare in via di smantellamento? Che diavolo si vuole estendere? Le macerie? L’utilizzo del nuovo esercito di riserva è possibile proprio perché ormai ci sono solo le macerie di quei diritti.
E che dire dello sfogo dell’anziana immigrata magrebina in Francia? “Appena arrivai la prima cosa che feci fu togliermi il velo. Oggi sono scioccata a vedere le mie nipoti che se lo rimettono”. Lo spaesamento di cui si parlava solo apparentemente segue confini “etnici”.
Ma quando arrivò in Francia questa donna? Quando il mondo pensava all’Occidente come ad un faro. Oggi questo faro si è spento: si è spento economicamente mentre ideologicamente emana la luce nera della reazione, dell’intolleranza, della guerra. Giunge al punto paradossale di cercare metodicamente la distruzione, in Libia, in Siria, in Iraq, di chi invece si era occidentalizzato.
L’imperialismo porta a psicopatologie criminali
L’imperialismo si è sempre alleato con la conservazione e la reazione nei luoghi che conquistava. Lo faceva in nome del progresso, sopportandone il famoso “fardello”, tradendo così il suo razzismo di fondo: io vi porto il nuovo. Oggi si esporta democrazia e pace massacrando e imponendo il giogo di fanatici intolleranti. “E così ora lo sappiamo. I maiali sono cavalli. Le bambine sono maschietti. La guerra è pace”, diceva la sempre lucidissima Arundhati Roy.
E adesso importiamo schiavi, preordiniamo lo spopolamento dei Paesi come più ci aggrada. Abbiamo costruito in Turchia immensi campi per i profughi siriani ben prima che ne sorgesse l’emergenza, tanto lo sapevamo che sarebbe sorta, perché erano anni che la stavamo preparando, come ci ha raccontato il generale statunitense Wesley Clark.
Nazionicidi premeditati, si diceva.
Queste nazioni dovevano essere uccise, l’espulsione dei giovani dalla loro terra fa parte di quei rimescolamenti demografici necessari alla frantumazione delle nazioni mediorientali, multi confessionali, tolleranti e multietniche, in stati etnici, confessionali, settari, razziali, intolleranti e discriminanti. L’ISIS è stato il tentativo di creazione di un “Sunnistan” fanatico incuneato nella cosiddetta “mezzaluna sciita”. Oggi che quel progetto non è più praticabile l’onere della frantumazione della Siria e dell’Iraq è stato passato dagli USA e da Israele ai signori della guerra curdi. Così oltre che guerra è pace, abbiamo anche imparato che le pulizie etniche dei signori della guerra curdi e il loro asservimento al Pentagono e alla Cia sono ecologisti, libertari e femministi.
Non sorprende, dato che ci dicono anche che la nuova tratta degli schiavi è umanitaria.
Gino Strada ha centrato il bersaglio parlando della nave “Aquarius”, denunciando le politiche securitarie e il clima razzista che la Lega rischia di montare, accusando la sinistra dei “maggiori disastri politici e sociali in Italia negli ultimi 25 anni” e lamentando la mancanza, anche in questo governo, di una denuncia delle guerre in corso e delle nostre missioni militari all’estero.
E il bersaglio è stato centrato proprio perché il fondatore di Emergency ha parlato di tutte e tre queste cose, le ha messe assieme. Perché neoliberismo di sinistra, securitarismo di destra e guerra sono tre lati dello stesso infernale triangolo.