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La Siria a Boston

«Sotto i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°34.

La Siria a Boston
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20 Aprile 2013 - 18.04


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Cosa c’entra la Siria con l’attentato di Boston? Niente, a prima vista, mentre questo attacco— e il rumore che spande — dà risposta all’interrogativo principale della sospensione del piano Kerry-Lavrov. Se nulla accade in Siria, è perché Washington e Mosca incontrano delle difficoltà impreviste, tra le quali la questione cecena.

 di Thierry Meyssan.

L”attuazione del piano Kerry-Lavrov per la Siria è stata interrotta dalle difficoltà incontrate dai due Grandi. Da parte USA, sembra difficile farsi obbedire da alleati che loro stessi hanno aizzato contro la Siria e ai quali si richiede una ritirata senza contropartite. Da parte russa, si osserva con inquietudine l”arrivo improvviso di combattenti provenienti dal Caucaso. Potrebbero confrontarsi con le forze di pace dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, come già accadde con l”Armata Rossa in Afghanistan.


Di colpo, il cambiamento nella squadra dell”amministrazione Obama non sembra dare i suoi frutti. Lo stesso John Kerry si contraddice da una frase all’altra, di modo che nessuno vede più l’uscita dal tunnel. Approfittando di questo momento, delle nuove forze di opposizione stanno emergendo nel Congresso, dove sono stati depositati tre disegni di legge. Il primo persegue il progetto israeliano di distruzione la Siria. Il secondo rappresenta gli interessi del complesso militare-industriale: una guerra limitata. Il terzo è sulla spartizione del gas. È in questo contesto che ha avuto luogo l”attentato di Boston.

Una doppia bomba ha ucciso tre persone e ne ha ferite oltre un altro centinaio alla fine della maratona di Boston, martedì 16 Aprile 2013, alle ore 14:50 (ora locale). Grazie alla sorprendente scoperta di uno zaino contenente il coperchio di una pentola a pressione e grazie ai video delle telecamere di sorveglianza, le autorità erano in grado, giovedi alle ore 17:10, di diffondere le fotografie di due sospetti: i fratelli Tamerlan (26 anni) e Dzhokhar (19 anni) Tsarnaev. Venerdì, i due fratelli erano sfuggiti a un poliziotto che aveavano ucciso nel campus del MIT. Poi, dopo essersi impadroniti di una Mercedes, sono stati attaccati dalla polizia. Più di 200 colpi d’arma da fuoco sono stati scambiati durante la notte, i due fratelli sono stati feriti. Tamerlan è morto all’ospedale Beth Israel. Suo fratello, Dzhokhar, è fuggito a piedi, prima di essere arrestato dalla polizia.

Tutta questa vicenda ha mobilitato i canali televisivi del mondo intero. Da Makhachkala (capitale del Daghestan), i genitori dei sospettati hanno sostenuto che questi erano stati manipolati. La loro madre, che sembra aver subito pressioni della polizia degli Stati Uniti, ha messo in evidenza che erano sotto stretta sorveglianza da parte dell”FBI e non potevano iniziare alcuna operazione a sua insaputa. Mentre il governatore della Cecenia, Ramzan Khadirov, notando che i sospetti non avevano vissuto in Russia, ha smentito in anticipo qualsiasi rapporto con il paese.

L”impegno personale del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che è intervenuto quattro volte e si è recato alla Cattedrale di Boston per pronunciarvi un’omelia, dimostra l”importanza dell”evento. La telefonata del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha sottolineato il rilancio della cooperazione anti-terrorismo. Rimane il fatto che questa può prendere due direzioni opposte.

Se si ammette che il nemico comune è il terrorismo ceceno, possiamo concludere che gli si sbarrerà il passo in Siria; gli Stati Uniti e la Russia si accorderanno per farvi fronte ovunque nel mondo, compreso il Levante. Così come si potrebbe dedurne che Washington e Mosca possono sconfiggerlo in casa e ignorarlo laggiù. Il problema con questo tipo di attentati è che permette degli sviluppi contraddittori che solo coloro che li hanno pianificati hanno previsto. E in qualsiasi momento, possono far emergere nuovi elementi che orienteranno il modo in cui questo attentato sarà percepito e le conseguenze politiche che ne scaturiranno.

In ogni caso, possiamo dire che (1) la questione della Cecenia inibisce i russi in Siria, (2) che l”attacco di Boston è una messa in scena mirante a posizionare il terrorismo ceceno in prima linea, (3) che il modo in cui questo caso sarà presentato determinerà la sequenza degli eventi in Siria.

L”unico punto debole del dispositivo, è la sopravvivenza di Dzhokhar Tsarnaev. Un ragazzo di 19 anni è incontrollabile.

 

Traduzione a cura di Matzu Yagi.

Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano “Al-Watan” (Siria), in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su “Information Clearing House”.


L”intervista della BBC alla madre dei due presunti attentatori:

Traduzione del servizio BBC a cura di www.luogocomune.net.

 

 

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