Obama ce l'ha ancora una politica militare?

Chuck Hagel: «Washington non ha più una politica ben definita e l’amministrazione Obama porta avanti azioni pericolosamente contraddittorie.» [Thierry Meyssan]

Obama ce l'ha ancora una politica militare?
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30 Novembre 2014 - 22.59


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«Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°107

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di
Thierry Meyssan
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Thierry Meyssan, che per primo aveva annunciato la possibile nomina di Chuck Hagel a capo del Dipartimento della Difesa, s’interroga sulle ragioni della sua destituzione. Secondo lui, non sono imputabili alle azioni del Segretario bensì al cambio di rotta nella politica del Presidente. D’altronde, aggiunge, Washington non ha più una politica ben definita e l’amministrazione Obama porta avanti azioni pericolosamente contraddittorie.

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[b]Chuck Hagel, che era stato nominato per attuare la politica di Barack Obama, ha rifiutato di seguirlo nella sua deriva. Ha preferito dimettersi.[/b]

È ormai evidente che l’amministrazione Obama avanza senza bussola nel definire la sua politica di sicurezza nazionale. Nel Maggio 2013, la Casa Bianca ha fatto affondare il Comitato Consultivo Presidenziale dell’Intelligence senza rinnovarlo e questa settimana si è sbarazzata del suo fedele Segretario alla Difesa, Chuck Hagel. Ma soprattutto rimanda di continuo la pubblicazione della nuova Dottrina sulla Sicurezza nazionale che, per legge, avrebbe dovuto presentare al Congresso già 7 mesi fa.

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Mentre sono chiare le linee guida sugli obiettivi a lungo termine (impedire lo sviluppo economico di Russia e Cina) e sui mezzi per arrivarci (dirottare le truppe posizionate in Europa e nel Golfo verso l’Estremo Oriente), nessuno conosce gli obiettivi scelti per quanto riguarda l’attuale mondo arabo.

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Pare che nel 2010, la «primavera araba», preparata a lungo dal Dipartimento di Stato per dare ai Fratelli musulmani posizioni di potere in vari paesi, sia stata una sorpresa – per lo meno in parte – per il presidente Obama. Stesso ragionamento per il cambio di regime in Ucraina nel 2013.

Oggi, una parte dell’apparato di Stato USA si batte contro l’Emirato islamico mentre un’altra parte lo sostiene e lotta al suo fianco contro la Repubblica Araba Siriana.

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Chuck Hagel, dopo aver chiesto per iscritto chiarimenti alla Consigliera per la Sicurezza della Casa Bianca, non solo non ha ottenuto risposta ma è stato cacciato senza spiegazioni.

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Certo, non era riuscito ad imporsi nella burocrazia del suo ministero ma nessuno metteva in dubbio il suo giudizio né il sostegno di cui godeva presso gli ufficiali superiori. Si era opposto alla guerra di Bush Jr in Iraq e si era dedicato a riposizionare le forze statunitensi su obiettivi nazionali e non più privati.

I suoi due potenziali successori, il Senatore Jack Reed e Michele Flournoy, si sono affrettati a gettare la spugna, avendo ben chiaro che Chuck Hagel non è stato cacciato per aver commesso un qualche errore ma per aver appunto applicato la politica dettatagli dal Presidente Obama. Così gli sguardi si portano ormai sulle comparse Bob Work e Ash Carter. Ma non basterà la nomina, servirà anche la conferma da parte di un Senato a maggioranza repubblicana, il che creerà qualche complicazione.

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La stampa specializzata traccia uno strano ritratto del Segretario uscente. Ammette la sua onestà – una qualità alquanto rara a Washington – ma gli rimprovera altrettanto di non aver fatto un granché. Eppure il suo ruolo, così come definito al momento della nomina, era precisamente di non intraprendere nuove guerre ma di riformare il Pentagono, cosa che aveva iniziato a fare.

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Intanto, ha rotto più di una passerella fra le Forze USA e quelle Tsahal. Poi ha operato tagli colossali nel budget, tranne in quello nucleare. Durante il suo mandato, ha subito attacchi continui da parte dei pro-Israeliani, dei neo-conservatori e dalle organizzazioni gay (finanziate dai primi due).

La confusione che avvolge tutta la politica statunitense nel mondo arabo risale a metà del 2012. A quell’epoca, la Segretaria di Stato Hillary Clinton e il Direttore della CIA David Petraeus usarono la campagna elettorale presidenziale USA per sostenere una seconda guerra contro la Siria, appoggiandosi questa volta su Francia e Qatar.

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Dopo essere stato rieletto e aver cacciato via i suoi due “collaboratori”, Obama nominò una seconda amministrazione incaricata di fare la pace in Siria. Ma bastarono pochi mesi per scoprire che la politica della coppia Clinton-Petraeus continuava ad agire alle spalle della Casa Bianca e contro il Pentagono.

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Evidentemente il Presidente Obama non è padrone in casa sua, come già non lo era George W. Bush, e tutto ci porta a credere che si sta progressivamente allineando con la politica segreta della sua propria amministrazione. Di fatto, colui che aveva annunciato la fine della dissuasione nucleare, della guerra in Afganistan e in Iraq, e l’abbandono della lotta al terrorismo sembra dunque attuare l’esatto opposto: ammoderna e sviluppa le armi nucleari, invia di nuovo i soldati in Afganistan e in Iraq, e rilancia l’ormai superato concetto della lotta al terrorismo.

Per cui, la destituzione di Chuck Hagel non è una sanzione contro il suo operato ma il segno evidente del cambiamento del Presidente Barack Obama.
Rimane da capire su quali forze si sono appoggiati i due “vincitori”, la signora Clinton e il Generale Petraeus. Si tratta dello Stato profondo o di attori economici? A quanto pare, la stampa USA è totalmente soprafatta: non è capace di spiegare ciò che sta succedendo né di analizzare la situazione, né tantomeno di rispondere alla domanda.

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In definitiva, le cancellerie di tutto il mondo aspettano nuovi elementi prima di trarre una qualche conclusione. Nel frattempo, sul campo, il Pentagono bombarda l’Emirato islamico che riceve armi e finanziamenti da altri statunitensi.

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Negli USA, come anche in Francia, i presidenti si susseguono senza riuscire ad influenzare gli avvenimenti. Che si tratti del repubblicano Bush o del democratico Obama, dell’UMP, di Sarkozy o del socialdemocratico Hollande, non fa differenza, la macchina continua inesorabilmente la sua corsa senza che nessuno sappia chi l’ha decisa.

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”(Siria),
in versione tedesca sulla 
“Neue
Reinische Zeitung”
, in lingua
russa sulla 
“Komsomolskaja
Pravda”
, in inglese
su
“Information Clearing House”,
in francese sul 
“Réseau
Voltaire”
.

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Thierry
Meyssan, 30 novembre 2014.

Traduzione
a cura di Megachip.info
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