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Siria, retorica e verità

Thierry Meyssan spiega perché il sostegno strategico della Russia e della Cina a una Siria laica non sia negoziabile. E non è imminente un attacco stile Libia alla Siria

Siria, retorica e verità
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9 Agosto 2015 - 21.36


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«Sotto i nostri
occhi» – Cronaca di politica internazionale n°140

di Thierry Meyssan.

Da due settimane, la stampa internazionale è in fermento
per via delle voci che annunciano l”inizio di un”operazione militare
statunitense contro la Siria. Thierry Meyssan, che aveva denunciato una manipolazione
del generale John Allen e dei suoi amici al fine di sabotare l”accordo
USA/Iran, ritorna qui sull”assurdità di questa imputazione. Spiega perché il
sostegno strategico della Russia e della Cina a una Siria laica non sia
negoziabile.

Il 27 luglio, il New York Times ha annunciato la
creazione di una zona di sicurezza in Siria da parte di Washington e
Ankara per ospitare rifugiati siriani attualmente di stanza in Turchia [1].

Poco dopo, la Casa
Bianca ha smentito tali
informazioni. Ho spiegato in un precedente articolo che il quadro delle notizie
del New York Times era stato
intossicato sia dal generale John Allen,
inviato speciale per la Coalizione Internazionale anti-Daesh (anti-ISIS, ndt), sia dal governo ad interim turco [2].

Ho ricordato che Allen
aveva già partecipato ad altri due
tentativi di sabotare la pace in Siria
, nel giugno 2012 e nel dicembre
2014, e che il presidente Obama aveva cercato di farlo arrestare quasi tre anni
fa, nel settembre 2012.

Numerosi commentatori
hanno accostato questa notizia a un”altra, secondo la quale il Pentagono
acconsente ormai a sostenere i suoi “ribelli moderati” quando siano
attaccati, qualunque sia il loro aggressore. Hanno visto in ciò il lancio
dell”attesissima campagna della NATO
contro la Repubblica araba siriana.

Questa interpretazione è assurda e questi elementi devono essere interpretati in modo
diverso.

Dichiarazioni
contraddittorie e realtà sul campo

Si scopre che la
coalizione si è impegnata a non colpire l”Esercito arabo siriano, ma solo Daesh
– e ora anche al-Qa”ida – in Siria. Inoltre, essa trasmette in anticipo il piano di volo dei suoi bombardieri e le
missioni delle sue truppe di terra allo stato maggiore dell”Esercito arabo
siriano, attraverso i propri alleati curdi del PYG. In questo modo, la
Coalizione si assicura in anticipo che i suoi aerei non siano abbattuti dai
caccia siriani, ma che contribuiscano agli stessi obiettivi dell”Esercito arabo
siriano senza doversi coordinare più di tanto.

Ufficialmente, i
britannici e i francesi non partecipano alle operazioni in territorio siriano.
Tuttavia sappiamo che ciò è falso. Sono mesi che queste nazioni bombardano
Daesh in Siria. Pochi giorni fa, il ministro degli Esteri britannico è stato
costretto ad ammettere la verità nella Camera dei Comuni [3].

Il suo omologo
francese, che non è soggetto alle stesse pressioni politiche, continua a negare
i fatti. Inoltre, i britannici hanno schierato 120 soldati delle truppe
speciali SAS sul terreno per guidare
gli attacchi aerei [4].

Poiché questo lavoro
risulta particolarmente rischioso per degli stranieri che non conoscano il
terreno, il Pentagono ha formato 60 “ribelli siriani moderati” per
aiutarli. 54 sono entrati in territorio siriano e sono stati immediatamente
attaccati da al-Qa”ida.

È assurdo pretendere
che il Pentagono abbia formato questi 60 combattenti con lo scopo di
sconfiggere le centinaia di migliaia di
soldati dell”esercito arabo siriano
e di rovesciare la Repubblica. La loro
unica funzione è quella di partecipare alla coalizione anti-Daesh e la loro
unica missione è quella di identificare a terra i bersagli per i bombardieri.

È vero, come ha
osservato il ministro degli Esteri russo Sergey
Lavrov
, che questo annuncio era mal formulato. Il portavoce della Casa Bianca
avrebbe dovuto immaginare che sarebbe stato mal interpretato vista la volontà
di una parte degli statunitensi e dei dirigenti francesi e turchi di entrare in
guerra aperta contro la Siria. In pratica, ha preferito indurre in errore gli
avversari dell”accordo USA/Iran.

Inoltre, il Pentagono
allude a una situazione che si è presentata. I suoi 54 “ribelli
moderati” sono stati attaccati da al-Qa”ida e li ha difesi. Ma negli
ultimi mesi, la Francia, l”Arabia Saudita e la Turchia hanno tentato di
riabilitare al-Qa”ida in Siria (Fronte al-Nusra) per farne un”alternativa
accettabile a Daesh. Contrariamente alle conclusioni di parecchi commentatori,
nel bombardare sia Daesh sia al-Qa”ida, cosa che risulta una novità, il
Pentagono in realtà ha fatto il gioco della Repubblica araba siriana,
conformemente al suo accordo con l”Iran.

Principi
geostrategici

Ora andiamo a fondo
della questione. Questa polemica, abilmente orchestrata dal generale Allen
presso l”Aspen Security Forum e dalla Turchia mira a far credere a un cambiamento radicale nella politica
americana
. Washington, dopo aver lungamente esitato a impegnarsi in una
guerra aperta contro la Siria, si sarebbe finalmente risolta a farla. La Siria
verrebbe presto bombardata come a suo tempo la Libia e ci sarebbe finalmente sbarazzati
del presidente Bashar al-Assad.

Se così fosse, saremmo
entrati in piena Guerra mondiale.

Infatti, già quattro
volte, la Russia e la Cina hanno opposto il loro veto al Consiglio di Sicurezza contro
progetti di risoluzioni che autorizzavano o preparavano un attacco contro la
Siria. Opponendo il loro veto, Mosca e Pechino non si sono accontentati di non
sostenere queste risoluzioni. Sono entrati in conflitto diplomatico con gli autori di questi progetti. Hanno
affermato di essere pronti a fare la
guerra
contro di essi, se fossero passati unilateralmente all”azione.

Il primo veto, il 4
ottobre 2011, sorprese Washington. Il secondo, il 4 febbraio 2012, la convinse
a rinunciare ad agire in Siria come in Libia. La Francia, il Qatar e la Turchia
hanno deciso di rilanciare la guerra e hanno presentato altri due progetti di
risoluzione, il 19 Luglio 2012, e sulla questione dei crimini contro l”umanità
attribuiti alla Repubblica, il 22 maggio 2014. Hanno dovuto subire gli stessi veti.

Le dichiarazioni
francesi, secondo le quali i diplomatici turchi e del Qatar si dedicano a
convincere i loro amici russi ad abbandonare Assad sono stupide e le recenti
dichiarazioni di Barack Obama su un”evoluzione delle posizioni della Russia e
dell”Iran non sono molto meglio. Per il resto, il Presidente degli Stati Uniti
ha cercato, nel frattempo, di sedare gli oppositori dell”accordo che ha
negoziato con l”Iran.

Ma noi qui non stiamo
parlando di Iran. Unicamente di due
membri permanenti del Consiglio di Sicurezza
, che si chiamano Russia e Cina.

Gli
interessi russi e cinesi

La posizione di Mosca
e Pechino non è una spacconata anti-occidentale, né una solidarietà tra
dittature, come invece gli occidentali descrivono i regimi di tali Stati. È
semmai una questione geostrategica che si inscrive in secoli di storia. Di
certo non si tratta di materia in alcun modo negoziabile.

La presenza russa nel Mediterraneo e nel
Vicino Oriente
dipende da un regime che sia rispettoso della diversità
religiosa a Damasco. Sarebbe impossibile in caso di una presa del potere da
parte dei Fratelli Musulmani o di un altro gruppo islamista di questo
movimento. Era già così all”epoca della zarina Caterina II, che affermava di vedere nella Siria la chiave del
Vicino Oriente per la Russia ed è sempre così anche oggi con il presidente Vladimir Putin. Inoltre, i russi, che sono prevalentemente ortodossi e ne hanno sofferto, si
sentono solidali con i cristiani siriani, a maggioranza ortodossi.

Certo, la Russia non è
stata sempre in grado di difendere i propri interessi. Così ha rifiutato, nel
2005, la proposta siriana di occupare il porto di Tartus e 30 chilometri di costa per la sua flotta nel
Mediterraneo:Damasco sperava così di impedire la guerra che Washington aveva cominciato
a preparare ben prima della Primavera araba. Ma in quel momento, non aveva più
una flotta nel Mediterraneo dopo il crollo dell”Unione Sovietica. Oggi ha
recuperato, ha ricostituito la sua potenza marittima, e utilizza effettivamente
il porto di Tartus.

Per svilupparsi, il commercio cinese suppone la messa in sicurezza di rotte continentali
che colleghino la Cina al Mediterraneo
. Nel Medioevo, i cinesi costruirono
la “via della seta”, che
collegava la capitale dell”epoca, Xi”an,
a Damasco.

Gli Omayyadi, che fondarono la religione
musulmana, vegliarono affinché fossero protette le altre religioni locali,
ebraismo, mandeismo e cristianesimo. Quando estesero il loro potere in Asia
centrale, fino allo Xinjiang, agirono in modo identico rispetto alle religioni
dell”Estremo Oriente: erano certo ben lontani dal settarismo dell”Islam
attuale. Ancora oggi, tutte le religioni pregano ogni giorno nella Grande Moschea di Damasco e uno dei suoi mosaici rende omaggio a una
pagoda cinese
.

Per svilupparsi, la
Cina attuale tenta di ricostruire delle “vie
della seta”
. È per questo che ha appena fondato la Banca asiatica
d”investimento (AIIB).

A scanso di errori, il
sostegno strategico di Mosca e
Pechino a Damasco non significa affatto
che invieranno loro truppe
per difendere il paese contro gli jihadisti che
vi spargono il sangue. Non l”hanno fatto né lo faranno; solo che non lasceranno
che le potenze occidentali usino i loro propri eserciti per distruggere la
Repubblica araba siriana.

Da parte loro, gli
Stati Uniti sono la potenza dominante globale, in quanto vincolano il commercio
globale a svolgersi principalmente via
mare
e – con l”aiuto del Regno Unito – controllano e mettono in sicurezza
tutti gli oceani. È per questo che Washington considera essenziale per il
mantenimento del suo potere che siano sabotati
i tentativi di creare rotte continentali
[5].

Il caos in Iraq e la caduta di Palmyra
tagliano la via di comunicazione da Sud, mentre il caos in Ucraina tagliato la via da Nord.

Nel conflitto siriano,
gli occidentali e le potenze del Golfo sostengono i Fratelli Musulmani, mentre
la Russia e la Cina sostengono la Repubblica laica.

Le
illusioni della Francia, dell”Arabia Saudita e della Turchia

Il governo turco, che
non comprende davvero nulla di politica, ha tentato due volte di costringere
gli Stati Uniti a entrare in guerra aperta. L”11 maggio 2013, ha denunciato un
vasto attentato a Reyhanlı che ha
attribuito ai servizi segreti siriani. Recep
Tayyip Erdoğan
si è precipitato dal Presidente Obama per lamentarsi. Ma
questi era stato avvertito in anticipo dalla Cia che l”attacco che costò la
vita a 51 turchi e ne ferì 140 era una messa in scena del Millî İstihbarat
Teşkilatı (MIT), un”operazione sotto falsa bandiera dei servizi segreti turchi.
Dopo, d”altronde, i responsabili sono stati costretti a dimettersi.

Erdoğan si è ripetuto
quattro mesi più tardi organizzando, con l”aiuto dell”Eliseo, l”attacco chimico
della Ghoutta, presso Damasco, il 21
agosto 2013. Furono immediatamente smascherati dall”MI6 britannico che si è affrettato ad avvisare i suoi amici
statunitensi. A seguito di un”abile messa in scena alla Camera dei Comuni,
Londra e Washington hanno lasciato soli Parigi e Ankara con i loro crimini e le
loro fanfaronate.

Possiamo discutere
sulle capacità dell”amministrazione Obama nel difendere la sua nuova strategia
di alleanza con il clero sciita iraniano o di quelle dei suoi avversari
statunitensi nel continuare la strategia straussiana di rimodellamento del
“Medio Oriente allargato” e di caos generalizzato . Ma, in ogni caso,
mai, né gli uni né gli altri, passerebbero da una guerra per interposti
jihadisti a un conflitto classico. È assurdo immaginare che Washington vada a
lanciarsi in una Terza guerra mondiale contro la Russia e la Cina con il solo
scopo di sostituire il presidente Bashar al-Assad con i Fratelli Musulmani.

NOTE

[1] «Turkey and U.S. Plan to Create Syria ‘Safe Zone’ Free of ISIS», Anne Barnard, Michael R. Gordon & Eric Schmitt, The New York Times, July 27, 2015.

[2] «Clinton, Juppé, Erdoğan, Daesh e il PKK», di Thierry Meyssan,
Rete Voltaire, 3 agosto 2015.
Pubblicata su Megachip con il titolo «Turchia, una folle ambizione si trasforma in guerra civile».

[3] «Regno Unito e Francia bombardano il Daesh in Siria», Rete Voltaire, 4 agosto 2015.

[4] “SAS dress as ISIS fighters in undercover war on jihadis”, Marco Giannangeli and Josh Taylor, Sunday
Express
, August 1, 2015.

[5] “The Geopolitics of American Global Decline”, by Alfred McCoy,
Tom Dispatch (USA), Voltaire Network, 22 June 2015.

Questa “cronaca settimanale
di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul
quotidiano“Al-Watan”(Siria), in versione tedesca sulla “Neue
Reinische Zeitung”
, in lingua russa sulla “Komsomolskaja
Pravda”
, in inglese su “Information Clearing House”,
in francese e in altre lingue sul “Réseau Voltaire”.

Thierry Meyssan, 9 agosto 2015.

Traduzione a cura di Matzu Yagi.

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