La Russia e la Vittoria

'L''annuncio del ritiro parziale russo dalla Siria ha sollevato molti commenti stereotipati. Mosca aiuterà i siriani a liberare essi stessi il loro territorio. [T. Meyssan]'

La Russia e la Vittoria
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16 Marzo 2016 - 23.45


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La
Russia e la Vittoria

«Sotto i nostri
occhi» – Cronaca di politica internazionale n°173

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di Thierry Meyssan.

L”annuncio
del ritiro parziale dell”esercito russo dalla Siria ha sollevato molti commenti
che spiegano il partito preso degli uni e degli altri, più che la realtà. Non
solo, osserva Thierry Meyssan, i fatti dimostrano che le divergenze tra Mosca e
Damasco sono state risolte, ma la Russia – che è riuscita a ribaltare
l”Occidente nel campo anti-terrorista – intende lasciare i siriani a liberare
essi stessi i loro territorio.

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DAMASCO (Siria) – L”annuncio da parte del presidente
russo del «ritiro del raggruppamento principale del suo contingente» [1] ha provocato una nuova campagna
di disinformazione. Secondo la stampa occidentale e del Golfo, Putin sarebbe
“irritato” dall”intransigenza del presidente Bashar al-Assad e avrebbe
deciso di lasciare la Siria per metterlo di fronte alle proprie responsabilità.
Gli stessi commentatori aggiungono che, non avendo alleati, quest”ultimo dovrà
fare concessioni a Ginevra e accettare di abbandonare il suo paese. Mosca
avrebbe fatto un bel regalo a Washington per i cinque anni di guerra «civile».

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Ora, tutto questo è assurdo.

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1- L”intervento militare russo è stato negoziato nel 2012
dal generale Hasan Turkmani. Si è avverato solo tre anni più tardi, poiché Mosca
puntava innanzitutto a completare lo sviluppo delle sue nuove armi, prima di disporsi
sul campo. Le truppe russe hanno cominciato a installarsi a luglio 2015 e siamo
stati i primi ad annunciarlo, un”informazione poi immediatamente ripresa dalla
stampa israeliana e infine dai media internazionali [2].

Si era convenuto che la campagna di bombardamenti sarebbe
iniziata dopo la riunione del Consiglio di Sicurezza che doveva tenersi a
margine dell”Assemblea generale dell”ONU e sarebbe durata fino al Natale
ortodosso, il 6 gennaio 2016.

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Era pure previsto che, una volta che la pace fosse tornata,
una forza della CSTO sarebbe stata schierata per mantenerla; cosa che per ora non
è stata ancora possibile.

2- Tuttavia, viste le difficoltà della Casa Bianca a
controllare i suoi alleati, la campagna di bombardamenti è stata estesa fino
alla ripresa dei negoziati a Ginevra, finalmente fissata per il 15 marzo. È ovvio
che la Russia non abbia mai preso questa data come l”anniversario di una
pseudo-rivoluzione. Tutto è cominciato il 12 dicembre 2003 con la promulgazione
da parte di George W. Bush della dichiarazione di guerra (Syria Accountability Act) e ha continuato di anno in anno (vertice
della Lega araba a Tunisi nel 2004 sulla «democratizzazione» forzata del Libano
e della Siria, assassinio di Rafic Hariri nel 2005 e accuse contro i presidenti
Lahoud e Assad di esserne stati i mandanti, invasione del Libano nel 2006 per
provocare l”intervento della Siria, creazione del Fronte di salute nazionale da
parte dei Fratelli musulmani nel 2007, distruzione dei mezzi di comunicazione e
di approvvigionamento di Hezbollah nel 2008, ecc.), passando per l”arrivo delle
ostilità sul territorio siriano nel 2011, fino ad oggi.

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3- La Russia apparentemente ha cominciato a ritirare il
proprio contingente. Piani di volo sono stati regolarmente depositati con quattro
giorni di anticipo per tutti gli aerei cargo che hanno il compito di ripiegare uomini
e mezzi. La data di per sé non è stata una sorpresa. Così il capo di Stato
Maggiore giordano, il generale Mishal Al Zaben, era stato informato nel merito da
Mosca già a gennaio, a opera del ministro russo della Difesa Sergei Shoigu e del
suo omologo siriano, il generale Fahd Jassem al-Freij [3].
È pertanto ridicolo collegare questa decisione a presunti disaccordi intervenuti
negli ultimi giorni.

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I disaccordi politici sono stati risolti.

Il primo è stato sulla proposta russa di un sistema
federale – respinta sia da Damasco che da Riad – che rinvia all”esperienza
sovietica. Ma le minoranze del Vicino Oriente, a differenza di quelle dell”ex
URSS, sono intrecciate e parlano la stessa lingua.

Il secondo riguardava le elezioni parlamentari del 13
aprile, che i russi volevano respingere per includerle nei negoziati di Ginevra
laddove Damasco rifiutava di violare la Costituzione.

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4- Sul piano militare, l”esercito russo si ritira dal
campo di battaglia, ma non dal Quartier Generale. Non è più necessario ammassare
gli aerei, perché non vi sono quasi più bersagli da colpire: le fortificazioni
costruite dai jihadisti e i loro mezzi per il trasporto del petrolio rubato
sono stati distrutti. Per contro, il dispositivo antiaereo – costituito dai
missili S-400 e Pantsir-S2 – non si muove di lì. La consegna di armi e
munizioni, nonché l”accesso alle informazioni satellitari russe, continuano. La
Russia ha rinnovato i materiali e ha addestrato i soldati dell”Esercito arabo siriano,
che si trovava sotto embargo da dieci anni [4].

Ormai, questo non solo è in grado di difendere la
popolazione civile di fronte ai jihadisti, ma di liberare il territorio
occupato, cosa che ha cominciato a fare. L’aiuto russo è pertanto un sostegno aereo
— e non più un semplice bombardamento — in favore delle truppe di terra, come si
è visto ieri a Palmira.

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Dopo aver investito centinaia di miliardi di rubli in
Siria, la Russia non si ritira certo dal Vicino Oriente in un momento in cui la
Turchia, l”Arabia Saudita e il Libano sono sull”orlo della guerra civile. Lascia
ai siriani la gloria della loro Vittoria.

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NOTE

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[1] «Annonce du retrait russe de Syrie», Réseau Voltaire, 14 mars 2016.

[3] “Jordan Says It Knew of Russian Drawdown Plan in Syria”, Awad Mustafa, Defense
News
, March 15, 2016.

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[4] «Il ritorno
dell’Esercito Arabo Siriano
», di Valentin Vasilescu, Rete
Voltaire
, 4 marzo 2016.

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Thierry Meyssan, 16
marzo 2016.

Traduzione a cura
di Matzu Yagi.

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