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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°244
di Thierry Meyssan.
Il discorso di Donald Trump a Riad ha scatenato un’ondata di prese di posizione contro il terrorismo e contro l’Islam politico. Il mondo arabo esprime la sua sete di laicità quando quest’ultima viene snaturata in Europa e utilizzata contro le religioni. Di fronte a questo soffio di libertà, i britannici organizzano il campo dell’Islam politico intorno al Qatar, all’Iran, alla Turchia e ai Fratelli Musulmani.
Nell’immagine in apertura:
Poco noto nel mondo occidentale, Sayyid Qutb (1906-66) è il pensatore di riferimento dell’«Islam politico», ossia della volontà d’organizzare la società e la vita privata degli individui qualunque sia la loro religione secondo un’interpretazione dell’Islam. Ha integrato i Fratelli musulmani solo nel 1953. Ne ha purgato l’ideologia dagli elementi nazionalisti di Hassan el-Banna per stabilire una dottrina insensibile a qualsiasi elemento contestuale. In 64 anni, numerosi musulmani nel mondo hanno abbandonato la spiritualità di questa religione per adottare la dottrina esclusivamente politica di Sayyid Qutb. Il suo pensiero struttura la totalità dei gruppi jihadisti.
DAMASCO (Siria) – Durante la colonizzazione e lungo tutta la Guerra fredda, le potenze imperialiste hanno usato la religione per soffocare qualsiasi sfida al loro dominio. Ad esempio, la Francia, che nel 1905 adottò una legge importante sulla laicità delle istituzioni, decise immediatamente di non applicarla nei territori colonizzati.
Si sa oggi che le primavere arabe sono state un’iniziativa britannica per piazzare i Fratelli Musulmani al potere e, in tal modo, rafforzare il dominio anglosassone sul “Medio Oriente allargato”.
Per 16 anni gli occidentali hanno giustamente accusato i musulmani di non ripulire la propria casa e di tollerare i terroristi. Tuttavia, oggi è chiaro che questi terroristi sono sostenuti dalle stesse potenze occidentali per asservire i musulmani attraverso «l’Islam politico». Londra, Washington e Parigi non si preoccupano del terrorismo finché non straripa dal «Medio Oriente allargato» e non criticano mai «l’Islam politico», perlomeno presso i sunniti.
Nel pronunciare il suo discorso a Riad, il 21 maggio 2017, il presidente Trump ha inteso porre fine al terrorismo che sta consumando la regione e che si sta ora estendendo all’Occidente. Le parole che ha pronunciato hanno avuto l’effetto di un elettroshock. Il suo discorso è stato interpretato come un’autorizzazione a farla finita con questo sistema.
Ciò che era sembrato impensabile negli ultimi secoli ha improvvisamente preso forma. L’Arabia Saudita ha accettato di tagliare tutti i contatti con la Fratellanza Musulmana e si è scatenata contro coloro che continuano a perseguire la loro collaborazione con i britannici e in particolare contro il Qatar. Riad ha dato il segnale per una pulizia che si porta molte frustrazioni con sé. In uno spirito di vendetta da beduini, le relazioni diplomatiche sono state interrotte e un blocco economico è stato organizzato contro la popolazione del Qatar, mentre negli Emirati una pena di 15 anni di reclusione è stata stabilita dalla legge per qualsiasi individuo che manifestasse della semplice compassione per gli abitanti del vituperato Qatar.
È iniziato un gigantesco spostamento di forze e alleanze. Se questo movimento continuerà, la regione si organizzerà intorno a una nuova scissione. La questione della lotta contro l’imperialismo si cancella e cede il passo alla lotta contro il clericalismo.
Gli europei hanno vissuto con questa scissione per quattrocento anni, dal XVI al XIX secolo, ma non gli Stati Uniti, perché il loro Paese è stato fondato dalla setta dei puritani che fuggiva da questa scissione. La lotta contro il cristianesimo politico fu innanzitutto una battaglia contro le pretese del clero della chiesa cattolica, che cercava di governare i propri fedeli fino dentro le loro camere da letto. Tutto ciò ebbe fine soltanto con Paolo VI, che abbandonò la tiara pontificia. Questa tripla corona stava a simboleggiare che il papa era un’autorità superiore ai re e agli imperatori.
Come il cristianesimo originario, che non aveva preti (questi arrivarono solo nel III secolo), l’Islam originario e il sunnismo attuale non ne hanno. Solo lo sciismo si è strutturato come il cattolicesimo e l’ortodossia. Di conseguenza, l’Islam politico oggi è incarnato dalla Fratellanza Musulmana e dal governo dello sceicco Rohani (il titolo di sceicco indica che il presidente Rohani è un membro del clero sciita).
Attualmente un’alleanza clericale è in fase di formazione, con l’aiuto del Regno Unito. Potrebbe costituire un blocco che ricomprende Iran, Qatar, Turchia, Idlib nel nord-ovest della Siria e Gaza. Questo diventerebbe il protettore dei Fratelli Musulmani e di conseguenza il difensore dell’uso del terrorismo.
In due settimane, la stampa araba, che finora considerava favorevolmente i Fratelli Musulmani come una potente organizzazione segreta e il jihadismo come un impegno legittimo, ha improvvisamente fatto una giravolta. Ovunque, tutti stanno pubblicando denunce sulla pretesa dei Fratelli Musulmani di voler regolare la vita delle persone e sulla crudele follia del jihadismo.
Questo diluvio di commenti, i secoli di frustrazione che esprimono, la loro violenza, rendono impossibile qualsiasi ritorno indietro; il che tuttavia non significa che l’alleanza Iran-Qatar-Turchia-Hamas andrà avanti fino in fondo. Questo tsunami rivoluzionario sta avvenendo in pieno mese di Ramadan. Le riunioni tra amici e famiglie, che dovrebbero essere celebrazioni consensuali, a volte si trasformano in contestazioni su quelle cose che fin lì erano state percepite come le verità fondamentali dell’Islam.
Nel caso in cui la scissione pro o contro il clericalismo dovesse continuare, si assisterebbe a una ricomposizione generale del paesaggio politico. Per esempio, i Guardiani della Rivoluzione, costituitisi per contrastare l’imperialismo anglosassone, hanno accumulato risentimento contro il clero iraniano. Molti di loro ricordano che durante la guerra imposta dall’Iraq, i mullah e gli ayatollah maneggiavano per trovare scappatoie ai loro figli, intanto che i Guardiani morivano sul campo di battaglia. Ma, essendo stati indeboliti durante il primo mandato di Rohani, è improbabile che oseranno sollevarsi contro il potere civile-religioso. Per contro, il movimento libanese Hezbollah è comandato da sayyed Hassan Nasrallah (qui il titolo di Sayyed indica che è un discendente diretto del profeta Maometto), una personalità che promuove la separazione della sfera pubblica e di quella privata. Benché abbia una funzione religiosa e un’altra politica, egli si è sempre opposto a confonderle, accettando il principio platonico del Velayat-e faqih (ossia del governo di un saggio). È quindi improbabile che Hezbollah seguirà il governo di Rohani.
Nel frattempo, tutta la regione sta tumultuando: in Libia, i Fratelli Musulmani hanno abbandonato Tripoli, lasciando che una milizia liberasse Saif el-Islam Gheddafi e che il generale Haftar espandesse la sua influenza. In Egitto, il generale-presidente al-Sisi ha fatto stilare ai suoi omologhi del Golfo una lista di terroristi. In Palestina, la direzione politica di Hamas è fuggita in Iran. In Siria, i jihadisti hanno smesso di combattere contro la Repubblica e stanno aspettando ordini. In Iraq, l’esercito ha raddoppiato i suoi sforzi contro i Fratelli Musulmani e l’Ordine della Naqshbandiyya. In Arabia Saudita, la Lega Islamica Mondiale ha escluso dal suo consiglio di amministrazione il predicatore star della Fratellanza (nonché corifeo delle primavere arabe), Sheikh Qaradawi. Mentre la Turchia e il Pakistan hanno iniziato il trasferimento di decine di migliaia di soldati verso il Qatar, che ora può nutrirsi solo con l’aiuto dell’Iran.
Una nuova era sembra sorgere sulla regione.
Traduzione a cura di Matzu Yagi.