di Thierry Meyssan.
opo la perdita, con le elezioni di metà mandato, della maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, il presidente Trump si è trovato nuovi alleati, in cambio del proprio proscioglimento, da parte del procuratore Mueller, dall’accusa di alto tradimento [1]. Gli obiettivi di Trump e dei suoi generali ora coincidono. L’imperialismo USA è di ritorno [2].
In meno di sei mesi i fondamenti delle relazioni internazionali sono stati “rebootati”. La guerra che Hillary Clinton prometteva di scatenare è stata dichiarata, ma non solo dalla forza militare.
Il cambiamento delle regole del gioco, senza precedenti dopo la fine della seconda guerra mondiale, costringe tutti gli attori a ripensare immediatamente la propria strategia, nonché tutti i dispositivi di alleanza su cui facevano conto. Chi esiterà ne farà le spese.
La guerra economica è dichiarata
Le guerre continueranno a essere mortali e crudeli, ma Donald Trump, che prima di essere presidente era uomo d’affari, desidera che costino il meno possibile. È perciò più conveniente uccidere con le pressioni economiche che con le armi. Dato che gli Stati Uniti già non commerciavano più con la maggior parte dei Paesi sotto attacco, il peso finanziario delle guerre – in senso proprio – “economiche” è in questo modo sopportato da Paesi terzi invece che dal Pentagono.
Gli Stati Uniti hanno infatti deciso di assediare economicamente il Venezuela [3], Cuba [4] e il Nicaragua [5]: atti presentati dai comunicatori come “sanzioni”, prese da Washington in nome di non si sa quale principio giuridico, per mascherare vere e proprie guerre concepite per uccidere.
Sono atti adottati con riferimento esplicito alla “Dottrina Monroe” (1823), secondo cui, in cambio del non intervento di Washington in Europa Occidentale, nessuna potenza straniera può intervenire sul continente americano. Soltanto la Cina, sentendosi presa di mira, ha fatto notare che le Americhe non sono proprietà privata degli Stati Uniti. D’altra parte, tutti sanno che la Dottrina Monroe si è rapidamente trasformata, per diventare giustificazione dell’imperialismo yankee nel sud del continente americano (“Corollario Roosevelt”).
Oggi le sanzioni USA riguardano almeno una ventina di Paesi: Bielorussia, Birmania, Burundi, Corea del Nord, Cuba, Federazione di Russia, Iraq, Libano, Libia, Nicaragua, Repubblica Araba Siriana, Repubblica Bolivariana del Venezuela, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Islamica d’Iran, Serbia, Somalia, Sudan, Sudan del Sud, Ucraina, Yemen e Zimbabwe. Una mappa molto precisa dei conflitti condotti dal Pentagono con l’assistenza del dipartimento del Tesoro USA.
Gli USA, ligi alla Dottrina Monroe, non prendono di mira obiettivi in Europa Occidentale, bensì in Medio Oriente, in Europa Orientale, nel bacino dei Caraibi e in Africa. Sono aree geografiche individuate dal presidente George Bush padre, nella Strategia per la sicurezza nazionale, come destinate a integrarsi nel “Nuovo Ordine Mondiale” [6]. Dal momento però che questi Paesi non hanno voluto o potuto integrarsi, nel 2001 il segretario della Difesa Donald Rumsfeld e il suo consigliere per la trasformazione della forza armata, ammiraglio Arthur Cebrowski, li hanno sanzionati e destinati al caos [7].
L’espressione “guerra economica” è stata compromessa da decenni di uso con il senso di “competizione esacerbata”. Oggi non è più così: si tratta di una vera guerra voluta per uccidere.
Le reazioni dei Paesi-bersaglio e quelle inadeguate degli Alleati
I siriani, che hanno appena vinto una guerra militare durata otto anni contro i mercenari jihadisti della NATO, ora sono disarcionati da una guerra economica che impone un rigoroso razionamento dell’elettricità, del gas e del petrolio, e provoca la chiusura delle fabbriche che avevano da poco riaperto. Al più, i siriani possono rallegrarsi che l’Impero non abbia loro inflitto contemporaneamente entrambi i generi di guerra.
I venezuelani stanno scoprendo con orrore il significato di guerra economica e si sono resi conto che, sia con l’avventuriero Juan Guaído sia con il presidente Nicolas Maduro, dovranno battersi per conservare uno Stato (ossia un Leviatano capace di proteggerli [8]).
Anche le strategie degli Stati-bersaglio vengono sconvolte. Per esempio, non riuscendo più a importare medicine per gli ospedali, il Venezuela ha stipulato un accordo con la Siria, che prima della guerra del 2011 era un importante produttore ed esportatore di prodotti farmaceutici. Ad Aleppo sono state ricostruite fabbriche distrutte dalla Turchia e dagli jihadisti ma, dopo aver riaperto, sono costrette a chiudere perché non hanno l’elettricità per funzionare.
Il moltiplicarsi dei teatri di guerra – quindi delle cosiddette “sanzioni” – comincia a procurare gravi problemi agli alleati degli Stati Uniti, tra essi l’Unione Europea, che non ha per niente apprezzato le minacce di sequestro delle società che hanno investito a Cuba e, ricordandosi delle azioni USA per vietarle l’accesso al mercato iraniano, ha reagito a sua volta, minacciando di adire il tribunale arbitrale dell’OMC. Tuttavia, come stiamo per vedere, la ribellione dell’Unione Europea è destinata a fallire perché Washington l’ha prevista 25 anni fa e ha preso le contromisure.
L’Unione Europea presa in trappola
Anticipando la reazione di oggi dell’Unione Europea preoccupata di non poter commerciare con chi vuole, l’amministrazione Bush padre aveva elaborato la Dottrina Wolfowitz: fare in modo che gli europei occidentali e centrali mai possano avere una difesa indipendente, ma soltanto autonoma [9]. Per questa ragione Washington castrò sin dalla nascita l’Unione Europea, imponendo una clausola nel trattato di Maastricht: la sovranità della NATO – sto parlando dell’Unione Europea, non del Mercato Comune.
Ci si ricordi del sostegno indefettibile dell’Unione Europea a tutte le avventure del Pentagono susseguitesi in Bosnia Erzegovina, in Kosovo, in Afghanistan, in Iraq, in Libia, in Siria, in Yemen. Ogni volta, senza eccezioni, l’UE si è allineata dietro il proprio sovrano, la NATO.
Questo vassallaggio è del resto l’unica ragione dello scioglimento dell’Unione dell’Europa Occidentale (UEO) e della rinuncia del presidente Trump a sciogliere l’organizzazione militare permanente dell’Alleanza Atlantica: senza NATO, l’Unione Europea si riapproprierebbe dell’indipendenza perché è a essa – e non agli Stati Uniti – che i trattati si riferiscono.
Ovviamente i trattati stipulano che tutto questo si debba fare conformemente alla Carta delle Nazioni Unite. Ecco degli esempi che contraddicono questo principio:
A causa dei trattati costitutivi, è impossibile che l’UE si affranchi dalla NATO, quindi dagli Stati Uniti, e possa affermarsi come potenza indipendente. Le proteste per le pseudo-sanzioni votate ieri contro l’Iran e oggi contro Cuba sono vocate in anticipo al fallimento.
Contrariamente a quanto si pensa comunemente, la NATO non è governata dal Consiglio dell’Atlantico del Nord, ossia dagli Stati membri dell’Alleanza Atlantica: quando nel 2011 il Consiglio, che aveva approvato un’azione per proteggere la popolazione libica dai supposti crimini di Muhammar Gheddafi, si dichiarò contraria a un “cambiamento di regime”, la NATO lanciò l’assalto senza consultarlo.
I membri dell’Unione Europea, che durante la guerra fredda formavano un unico blocco con gli Stati Uniti, scoprono stupefatti che non hanno la stessa cultura dell’alleato di oltreatlantico. In quel periodo i Paesi dell’UE si erano dimenticati sia della propria cultura europea sia dell’“eccezionalismo” statunitense e credevano, a torto, si fosse tutti quanti concordi.
Che lo vogliano o no, si trovano oggi corresponsabili delle guerre di Washington, compresa, per esempio, la carestia in Yemen, conseguente alle operazioni militari della Coalizione Saudita e alle sanzioni USA. Ora devono scegliere se addossarsi questi crimini e parteciparvi o ritirarsi dai Trattati europei.
La globalizzazione è terminata
Il commercio internazionale comincia a ridursi. Non è una crisi passeggera, bensì un fenomeno di fondo. Il processo di globalizzazione, che ha caratterizzato il mondo dalla dissoluzione dell’URSS alle elezioni USA di metà mandato del 2018, è finito. È ora impossibile esportare liberamente in ogni parte del mondo.
Soltanto la Cina ne ha ancora facoltà, ma il dipartimento di Stato USA sta studiando mezzi per escluderla dal mercato latino-americano.
In queste condizioni, i dibattiti sui rispettivi vantaggi del libero scambio e del protezionismo non hanno più ragion d’essere, dato che non siamo più in tempo di pace e che non possiamo più scegliere.
Allo stesso modo, la costruzione dell’Unione Europea, che è stata concepita in un’epoca nella quale il mondo era diviso in due blocchi inconciliabili, è diventata totalmente inadatta. Se non vogliono essere imbarcati con gli Stati Uniti in conflitti che non sentono come propri, i membri devono liberarsi dei Trattati Europei e del comando integrato della NATO.
È perciò del tutto fuori luogo affrontare le elezioni europee opponendo progressisti e nazionalisti [12], il problema non è questo. I progressisti affermano di voler costruire un mondo retto dal Diritto internazionale, che il loro padrino, gli Stati Uniti, vuole eradicare, mentre alcuni nazionalisti, come la Polonia di Andrzej Duda, si preparano a servire gli Stati Uniti contro i loro partner dell’Unione Europea.
Soltanto alcuni britannici hanno preavvertito il ribaltamento attuale. Hanno tentato di uscire dall’Unione senza riuscire a convincere i parlamentari. Si dice che “governare significa prevedere”, ma la maggior parte dei membri dell’Unione Europea non ha visto quel che stava arrivando.
NOTE:
[1] Report On The Investigation Into Russian Interference In The 2016 Presidential Election, Special Counsel Robert S. Mueller, III, March 2019.
[2] Dal suo arrivo alla Casa Bianca, il presidente Trump ha trasformato il Consiglio Nazionale per la Sicurezza per deprivarlo dei seggi permanenti che vi avevano la CIA e il Pentagono. “Presidential Memorandum : Organization of the National Security Council and the Homeland Security Council”, by Donald Trump, Voltaire Network, 28 January 2017. “Donald Trump smantella l’organizzazione dell’imperialismo statunitense”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 31 gennaio 2017.
[3] “US Treasury Sanctions Central Bank of Venezuela and its Director”, Voltaire Network, 17 April 2019.
[4] Cuban Liberty and Democratic Solidarity (Libertad) Act of 1996 le cui peggiori disposizioni diverranno quanto prima applicabili.
[5] “US Treasury Targets Finances of Nicaraguan President Daniel Ortega’s Regime”, Voltaire Network, 17 April 2019.
[6] National Security Strategy of the United States 1991, George H. Bush, The White house, 1991.
[7] “La strategia del caos guidato”, di Manlio Dinucci, Il Manifesto (Italia) , Rete Voltaire, 16 aprile 2019.
[8] A proposito della guerra civile inglese, il filosofo Thomas Hobbes nel Leviatano teorizzò la necessità di supportare lo Stato, persino autoritario e abusivo, piuttosto che correre il rischio di rimanere senza e sprofondare nel caos.
[9] « US Strategy Plan Calls For Insuring No Rivals Develop », Patrick E. Tyler, and « Excerpts from Pentagon’s Plan : “Prevent the Re-Emergence of a New Rival” », New York Times, March 8, 1992. « Keeping the US First, Pentagon Would preclude a Rival Superpower », Barton Gellman, The Washington Post, March 11, 1992.
[10] “L’ONU fatto a pezzi dall’“eccezionalismo” statunitense”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 2 aprile 2019.
[11] “In Libia Washington e Mosca uniti contro l’ONU”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 20 aprile 2019.
[12] « Pour une Renaissance européenne », par Emmanuel Macron, Réseau Voltaire, 4 mars 2019.
Traduzione a cura di Rachele Marmetti,
Giornale di bordo
Tratto da: https://www.voltairenet.org/article206264.html