di Simone Santini.
Notizie dall’Iran
[Inauguro questa rubrica, a cui spero di poter dare continuità, con notizie dall’interno dell’Iran e sulla sua posizione internazionale. Fonti saranno media iraniani e internazionali, web, social. Scopo è offrire uno sguardo “altro” sulla realtà complessa di questa Nazione]
04/01/2023
– Imponenti manifestazioni di commemorazione si sono tenute in Iran per l’anniversario dell’assassinio del generale Qassem Soleimani (comandante dalla brigata Quds – Gerusalemme – dei Pasdaran) avvenuto nella notte del 3 gennaio 2020 in Iraq dove si trovava in missione diplomatica, per mezzo di un attacco terroristico con droni compiuto dagli americani.
Più di centomila persone, secondo la televisione di stato iraniana, sono confluite da tutta la nazione a Kerman, città natale di Soleimani, per rendere omaggio alla lapide del generale. Commemorazioni sono avvenute nella capitale Tehran e in tutto il paese, e anche in Iraq, a Baghdad, nei pressi dell’aeroporto dove si consumò il delitto.
Il presidente iraniano Raisi, intervenuto alle commemorazioni di Tehran, rivolgendosi alla folla ha dichiarato che “la vendetta per il generale Soleimani è inevitabile”.
Soleimani, già eroe nazionale per gli iraniani quando era in vita, è assurto a martire simbolo della “resistenza” dopo la sua morte. Si fece strada nei pasdaran durante la guerra contro l’Iraq fino a diventare generale (1980-88); ebbe il comando militare delle regioni del Sistan-Belucistan da sempre turbolento per rivendicazioni irredentiste e il traffico di stupefacenti con i confinanti Pakistan e Afganistan; nel 2007 prese parte al conflitto tra Hezbollah e Israele in Libano; comandò le forze militari iraniane nelle guerre civili in Siria e Iraq combattendo contro l’ISIS ed avendo un ruolo determinante nella sua sconfitta.
Divenne probabilmente l’uomo più popolare e stimato in Iran. Analisti avevano pronosticato un suo ruolo in politica, anche come presidente, ma Soleimani si era sempre schernito dichiarandosi solo ed esclusivamente “un soldato”.
Per gli occidentali, in particolare per Stati Uniti e Israele (e per l’Ue che lo inserì in una lista di sanzioni), Soleimani era un terrorista ed uno dei personaggi chiave della destabilizzazione della regione mediorientale in chiave anti-sionista e anti-americana. Accusato degli attacchi da parte di miliziani sciiti alla base americana di Kirkuk (Iraq) e all’ambasciata di Baghdad nel 2019, il presidente Trump ne ordinò l’assassinio extra-giudiziale.
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05/01/2023
– L’agenzia di stampa iraniana Tasnim riporta che la notte di Capodanno alcuni calciatori di una squadra di Teheran sono stati arrestati per aver partecipato ad un festino con alcol e donne.
La legislazione della Repubblica islamica vieta, oltre al consumo di alcol, la promiscuità sessuale, ovvero la libertà sessuale al di fuori del matrimonio. Tale divieto riguarda parimenti sia gli uomini che le donne.
– Un comandante della milizia civile Basiji, Qassem Fatollani, è stato assassinato a Teheran sud davanti alla sua abitazione con quattro colpi di pistola. L’episodio è da collegare con le manifestazioni, le sommosse e gli attacchi terroristici che, da alcuni mesi, insanguinano l’Iran.
Nelle insurrezioni risultano uccise oltre cinquecento persone tra manifestanti, insorti, civili, e molte decine di agenti e funzionari delle forze di sicurezza.
– Sui quotidiani iraniani di area conservatrice si discute diffusamente di una strategia concatenata in tre fasi e pianificata da servizi di spionaggio stranieri per sprofondare la nazione nel caos e nella disgregazione. La prima fase è consistita nel raccogliere e convogliare le proteste sociali contro l’ordinamento della Repubblica islamica; la seconda fase, in atto, consiste nell’esasperazione delle masse popolari per la gestione economica del paese, aizzando rabbia e rivolte; la terza fase consisterebbe in un vero e proprio conflitto armato.
Affinché tale strategia possa avere successo è necessario che le classi più svantaggiate della società svolgano un ruolo nel caos. La richiesta alle autorità politiche è pertanto di affrontare e risolvere la grave crisi economica così da sventare tali progetti eversivi.
– Sui media iraniani hanno avuto largo spazio le notizie provenienti dallo Yemen con la rottura della fragile tregua nella guerra con l’Arabia Saudita. Le forze saudite hanno infatti condotto un bombardamento nelle regioni di confine provocando vittime civili.
Associazioni per i diritti umani e ONG denunciano che, benché sia formalmente in corso una tregua mediata dalle Nazioni Unite, nell’ultimo anno e mezzo sono morti in attacchi più di tremila yemeniti, in particolare nella regione di Saada, con l’utilizzo soprattutto di bombe a grappolo che colpiscono indiscriminatamente la popolazione civile, compresi i bambini.
Per le autorità yemenite gli Stati Uniti starebbero incoraggiando Riyadh ad aumentare gli attacchi, rompendo ripetutamente la tregua, con l’obiettivo finale di rovesciare il governo di Sana’a. Per il leader yemenita Abdul Malik al-Houti, il paese sarebbe in realtà in guerra con gli Stati Uniti e i sauditi sono il loro strumento.
– Polemiche hanno suscitato in Iran le vignette satiriche del giornale francese Charlie Hebdo dedicate alla Guida della Repubblica islamica Ali Khamenei. Il governo iraniano ha convocato l’ambasciatore francese per esprimergli una nota di protesta. Il ministro degli Esteri iraniano ha definito le vignette come “un atto offensivo e indecente”. Khamenei, infatti, non ricopre solo il ruolo istituzionale di Guida della rivoluzione ma è uno dei massimi esponenti religiosi dell’islam sciita. Traslate alle nostre latitudini è come se Charlie Hebdo avesse voluto mettere in ridicolo allo stesso tempo la figura di Mattarella e Papa Francesco. Probabilmente polemiche e proteste sarebbero scoppiate anche in Italia…