di Simone Santini.
[Con questa rubrica intendo riportare notizie dall’Iran, sulla sua situazione interna e sulla sua posizione internazionale. Userò pertanto come fonti prevalentemente i media iraniani ma anche internazionali, il web e i social. Scopo è offrire uno sguardo “altro” sulla realtà complessa di questa Nazione]
– Un reportage apparso sul quotidiano Tehran Times racconta il recente incontro della Guida della rivoluzione Khamenei con una assemblea di donne espressione della società civile iraniana. Benché questo reportage abbia un carattere esplicitamente agiografico permette di comprendere alcune dinamiche interne alla società iraniana.
Uno degli scopi dell’assemblea era rappresentare alla Guida necessità e problemi delle donne iraniane. L’autrice ne riporta in particolare due.
Una casalinga auspica un radicale mutamento nell’architettura abitativa, lamenta che le case iraniane “sono cubicoli di cemento simili a prigioni per le donne di oggi” e tale cambiamento è necessario poiché per una donna la casa è “la trincea più importante per la sicurezza educativa, sociale e lavorativa”.
Una dottoressa, professoressa all’Università Shahid Behesti, richiama un dato. L’età media della gravidanza è passata in Iran da 28 a 34 anni. Questo “mette in pericolo madri e bambini” e pertanto la questione va messa in cima all’agenda dei funzionari.
Abitazioni confortevoli e maternità sicura sembrano temi distanti anni luce dalle rivendicazioni delle piazze “occidentalizzate” il cui slogan è “Donna, Vita, Libertà” e dalle stesse narrazioni sulle rivendicazioni di genere che si vivono in Europa e Stati Uniti.
Nel corso dell’incontro Khamenei ha chiesto più volte all’assemblea chi si fosse opposto con più fermezza alle recenti proteste contro l’hijab (il velo islamico) e l’assemblea ha risposto a gran voce “le donne!”, acclamandolo.
Sarà possibile conciliare queste opposte visioni che hanno anche, e soprattutto, un carattere generazionale e socio-economico? Il tema dell’obbligo dell’hijab è certamente simbolico e testimonia lo scontro tra due mondi e due differenti concezioni del ruolo della donna nella società. Per un verso considerato oppressivo, per un altro affermazione orgogliosa della propria identità di genere.
Opinione dello scrivente è che uno dei motori fondamentali delle proteste in Iran sia la richiesta, in particolare da parte delle nuove generazioni, di maggiore libertà sessuale. È una libertà molto privata e individualistica quella che chiedono i manifestanti nel contesto di una società tradizionalista in cui la religione islamica ha una posizione molto severa sulla sessualità, ovvero sulla promiscuità sessuale e la sessualità fuori dal matrimonio.
Sarà la possibilità di conciliare e armonizzare queste tendenze la sfida da affrontare in Iran, e nel mondo islamico in generale, nel prossimo futuro.
– L’influente esponente politico Manoucher Mottaki, già ministro degli Esteri dell’amministrazione Ahmadinejad, attualmente presidente della “Camera dei partiti”, ha affrontato la questione delle recenti proteste sotto l’aspetto dell’organizzazione politica.
A suo avviso, se i manifestanti non si riconoscono nei principali schieramenti politici tradizionali, i principalisti (conservatori) e i riformisti, per le loro posizioni antigovernative o addirittura antisistema, dovrebbero costituire nuovi partiti. Particolare attenzione andrebbe posta anche alla regolamentazione delle riunioni legali di protesta affinché non divengano occasione di disordini e tumulti.
“Anche se le richieste dei manifestanti possono essere troppe e troppo diverse e non tutte possono essere soddisfatte, le loro opinioni dovrebbero essere ascoltate”, ha chiosato Mottaki.