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di Stefania Limiti – 6 novembre 2011
Andreotti è stato il più grande statista italiano, Cossiga mi riceveva spesso al Quirinale. E oggi? Statisti non ce ne sono più. Berlusconi ha sbagliato a non fidarsi di alcuni collaboratori fedeli. Ancora oggi, ci sono molti uomini della P2 che potrebbero essere molto capaci…
Licio Gelli, classe 1921, non ha perso neanche un grammo del suo spirito provocatore e non fa una piega quando gli si ricorda che secondo molti il vero capo della P2 era Andreotti. Ride e poi spiega: “Se mi arrabbio? Niente affatto.
Mi onoro di aver avuto un sottoposto come Andreotti. E” un gran personaggio. L”ho conosciuto nel 1955. Se Andreotti fosse un”azione l”acquisterebbe tutto il mondo. E” stato il più grande statista italiano. Cossiga è stato un grande, il miglior Presidente della Repubblica, uno che sapeva fare il Presidente.  Si pranzava spesso assieme, anche a casa sua. Lo incontravo anche al Quirinale. Lui mi riceveva in maniche di camicia e mi diceva, ”allora mi metto la giacca anche io…..”. L”ho incontrato anche quando era al ministero della Marina perché per un certo tempo [accadde durante i 55 giorni, Nda] lui si era trasferito alla Marina per ristrutturazioni ai suoi uffici al Viminale”.Â
Ed oggi? Ne vede di statisti in giro? “Oggi non ne possiamo più, certo non potevamo immaginare che si creassero queste circostanze”. Ma non ha dato gli strumenti del mestiere al suo fratelloBerlusconi…”Lui ha sbagliato a circondarsi di gente implicata con i processi. Ha sbagliato. Noi mica mettevamo nei posti di potere persone sotto processo. Ed ancora oggi ci sono molte persone della P2 che potrebbero essere molto capaci. Ha sbagliato a non fidarsi di alcuni collaboratori fedeli come Martino, Baldassarri. Doveva far ministro della Giustizia Carnevalee non Alfano. Io avrei preferito gente fedele che leale…”. Alcuni hanno posti di visibilità , aggiunge, ma Berlusconi ha sbagliato. Torniamo un po” indietro negli anni. “guardi – premette – non mi ricordo niente, purtroppo”. Vabbè, insisto, proviamo. Ad esempio: Ha mai conosciutoAdalberto Titta, l”uomo operativo dell”Anello? “appunto non me lo ricordo. Ma non mi pare proprio di averlo conosciuto”. E chi stava sopra di lui? “Questo tipo di strutture sono guidate sempre da uomini che non debbono comparire. Magari ci sono ma nessuno gli attribuisce quel particolare potere. C”era sicuramente qualcuno sopra Titta. Uno che stava ”nell”aria”. Il potere vero non si esibisce”.
Può dirmi le date di nascita e di morte di Gladio, Anello e P2? “non mi ricordo neanche queste. Ricordo solo che tutte e tre sono state create per combattere il pericolo del comunismo“. Ma è vero che una delle operazioni più importanti dell”Anello è stata quella delbandito Giuliano? Ride. “A quel che mi risulta, Giuliano non fu ucciso dove venne ritrovato ma dopo che venne sequestrato. Era molto spavaldo e si fidava degli amici. Aveva sfidato quel generale [Ugo Luca, nda]. Gli piaceva molto mettersi in mostra e si fidava anche della mafia”. Ma ci hanno raccontato il vero o sono quello che si può raccontare? “Sa, di certe cose non si parla. Lei pretende il vero in queste vicende, dopo tante mani…..”, sorride ancora Gelli, e mi fa capire che non è aria.
Sono passati molti anni, perché questo patto del silenzio? Perché in Italia nessuno parla, anche a distanza di tempo? “Le cose importanti, quelle veramente importanti, sono sempre coperte. Prima si fanno operazioni coperte. Che poi diventano dei segreti, e dei segreti non si parla perché il potere in parte è quello che non si vede, o che non si deve vedere. Lei mi chiede di Giuliano….Bisogna capire che per l”America, la Sicilia era strategica; una importantissima base aerea per gli attacchi all”Urss. In quel momento si risentiva molto dello spirito bellico. C”erano spiriti ancora molto bellicosi. A quel tempo gli americani spadroneggiavano in Italia. Erano veramente dei padroni. Poi si sono calmati. I primi anni spadroneggiavano. Comandavano i militari. Era molto doloroso che in Italia si puntava alla separazione della Sicilia che voleva un”amministrazione propria. C”erano politici che appoggiavano queste aspirazioni. Poi c”erano politici, anche Dc, che conoscevano bene la questione. Agli Usa gli sarebbe piaciuto molto. Eliminare dalla scena Giuliano, fare in modo che non potesse più parlare, significava stroncare la vicenda. Quando si fa un colpo di Stato la prima cosa da farsi è eliminare il capo. Pensi a Ceausescu, lo stesso Gheddafi. E” una regola. E poi apparve quel generale”. Ugo Luca, ma lo ha conosciuto? “Sì, parlammo insieme del caso Giuliano sui gradini di una Chiesa, a Frosinone, quando inaugurammo lo stabilimento della Permaflex”. Sempre in quel fatidico giorno…. “C”era pure lui. Credo che si sia accontentato, dopo l”operazione. Forse a lui bastava diventare generale di divisione”. Perché si parla poco in Italia del ruolo dei servizi inglesi? “Agli inglesi l”Italia non interessava molto dal punto di vista strategico, come invece era per gli americani”.
Chi fu il primo a chiedergli gli elenchi della P2? “Fu il giudice Vigna, tanto tempo fa. Solo che io presi dall”elenco della massoneria persone che avevano raggiunto il ”gran riposo” e glielo diedi. Evidentemente lui cercava un particolare nome, un nome tedesco, se non ricordo male. Penso che si sarà accorto che gli diedi solo nomi di morti ma non mi ha mai richiamato. Poi tornò da me per chiedermi di intervenire in Argentina con Massera per facilitare le ricerche di Fogar e Mancini, che era suo cognato. Cosa che feci”. Sì, questo Vigna lo racconta nelle sue memorie, “ah davvero? Non lo sapevo. Le ricerche furono intensificate e i due vennero trovati. Mancini però morì due giorni dopo essere rientrato in Italia per polmonite”.
Lei ci crede al terrorismo mafioso? “Mah…io credo che la mafia uccida un uomo, un obiettivo. Non le stragi. Uccide un uomo. La mafia tira alla persona non fa saltare un treno. Non è roba sua”. Mi congeda dopo un paio d”ore di conversazione ma non perché è stanco, dopo la recente caduta che gli ha procurato la rottura di due vertebre e qualche altro fastidio. Dice che deve andare a lavorare. E non si capisce se scherza e se tiene ancora qualche filo in mano.Â
Tratto da:Â cadoinpiedi.it
Segnalato da:Â www.antimafiaduemila.com
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