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Un Martin Luther King Day in Italia?

Un Martin Luther King Day in Italia?
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17 Gennaio 2012 - 23.10


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borghezionerodi Miriam Iantaffi – Megachip.

Avantieri era festa nazionale negli Stati Uniti. I bambini americani non sono andati a scuola, le poste e altri uffici pubblici sono rimasti chiusi per il Martin Luther King Day. L”America si è fermata a commemorare il leader nero, profeta della nonviolenza, assassinato per il suo sogno di libertà nel 1968. Gli USA, si sa, hanno vissuto la segregazione razziale; la xenofobia appartiene alla storia contemporanea del paese. Da noi, invece, le leggi razziali sono “storia vecchia” del 1938, un passato che nulla ha a che vedere con l”Italia di oggi. Il nostro è un paese tollerante che non discrimina, se si esclude qualche isolato episodio, come quello, tanto per citarne uno, dell”adolescente Abdul William Guibre, ucciso a sprangate nella ricca Milano,

reo di aver rubato un pacchettino di biscotti. I testimoni raccontano di come i Cristofoli, padre e figlio, gridassero, mentre lo colpivano a morte: “Ti ammazziamo sporco negro schifoso!” Un altro caso isolato è quello che ha trasformato il paese di Rosarno in un teatro di guerra tra bianchi e neri, nel 2010.

Africani pagati 20 euro per dodici ore al giorno di lavoro nei campi, costretti a vivere in baracche fatiscenti tra escrementi di topi, sono ricacciati al “loro posto” a colpi di fucile, con la colpa di aver osato rivendicare qualche diritto.  Bianchi che sparano ai neri nello scenario da western di un paese fuori controllo, in Calabria. L”ultimo omicidio con moventi razzisti è avvenuto invece a Firenze, il mese scorso, dicembre 2011. Gianluca Casseri, cinquant”anni, estrema destra, ha sparato all”impazzata, con la sua 357 Magnum, contro un gruppo di africani, uccidendo due giovani senegalesi e ferendone altri tre.

Episodi con moventi d”odio razziale non trascurabili, considerando che nel nostro paese le armi non sono accessibili, salvo che non si possieda un legale porto d”armi, difficile da ottenere.

Si tratta, chiaramente, di schegge impazzite e fuori controllo, assassini privati che nulla hanno a che vedere con il clima istituzionale del nostro paese, improntato alla civiltà e al rispetto dei diritti umani. Certo, anche a livello istituzionale abbiamo qualche “caso isolato” di xenofobia, tanto che Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d”Europa ha lanciato un monito, invitando i nostri politici a evitare slogan razzisti contro rom e immigrati.

Il solito zelo perbenista europeo? In fondo Giancarlo Gentilini, Lega Nord, ha “soltanto” dichiarato di volere eliminare tutti i bambini zingari che vanno a rubare ai vecchietti. “Voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari e gli zingari. Se Maroni ha detto tolleranza zero, io voglio la tolleranza doppio zero!” E ancora: “Via insegnanti neri, marroni o grigi . Gli extracomunitari bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pum pam col fucile!” A causa delle sue dichiarazioni è stato indagato dalla procura di Venezia per incitamento all”odio razziale. Notevole anche Mario Borghezio, noto da tempo alle forze dell”ordine per essere stato fermato, in gioventù, con una cartolina indirizzata a Luciano Violante -all”epoca magistrato impegnato in inchieste contro l”eversione di matrice nera-.

La cartolina recava la scritta: “Viva Hitler! 1,10,100,1000 Occorsio” e pare dovesse servire da monito a Violante, paventargli il rischio di poter fare la fine di Vittorio Occorsio, giudice impegnato contro il terrorismo nero, ucciso due giorni prima in un agguato. Sembra che nel 1993 il deputato leghista sia stato anche condannato per violenza contro un piccolo ambulante marocchino di appena dodici anni. Come sappiamo, Borghezio è stato legalmente eletto, nella coalizione Lega Nord-Pdl, come rappresentante del popolo italiano nell”XI, XII e XIII legislatura ed è deputato del Parlamento Europeo, di cui è membro dal 2001.

In questi anni di certo non si è risparmiato dichiarazioni omofobe e razziste. Tuttavia è bene ricordare che ogni democrazia che si rispetti deve consentire la libertà di parola e il nostro paese è maestro di parole in libertà. Nella postmoderna civiltà della comunicazione globale nulla e nessuno parla meglio delle immagini e l”ultima chicca è targata Trenitalia Frecciarossa. L”azienda ha deciso di dividere i treni in ben quattro classi: standard, premium, business, executive e ha presentato la nuova linea con uno spot.

Nella prima classe manager di razza caucasica utilizzano laptop e sale conferenze, degustando deliziosi manicaretti. L”ultima classe è invece occupata da una famiglia d”immigrati neri, seduti in tre su due sedili. Il papà tiene in braccio la bambina, non certo neonata, in un viaggio non troppo comodo. Per loro porte di comunicazione con il resto del treno serrate, onde evitare che i passeggeri della quarta entrino in contatto con le altre tre classi. Vietato loro l”utilizzo di bar e vagone ristorante. Uno spot che ha smosso le coscienze del popolo della rete. Dopo le bufere montate sul web dai consumatori, nel mese di gennaio la pubblicità è stata ritirata e le immagini “incriminate” sono state sostituite al fine di ottenere un messaggio politically correct. La divisione in classi e lo sbarramento delle porte tra la quarta e le altre classi, restano però una realtà. A pensarci bene, l”Italia ha definitivamente bisogno di sostituire le sue parole in libertà con parole di libertà. Le parole di quell”uomo nero che con il suo sogno ha cambiato il mondo, non sono male per ricordarci di quanto ancora dobbiamo sognare e possiamo cambiare. Anche l”Italia ha definitivamente bisogno del suo Martin Luther King Day. 

 

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