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Operazione calzino turchese

Sarà usata ogni arma mediatica, ogni forma di discredito e di character assassination contro l’ondata politica di Beppe Grillo.

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8 Marzo 2013 - 01.14


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di Sabrina Scanti Megachip.


Sarà usata ogni arma mediatica, ogni forma di discredito e di character assassination contro l’ondata politica di Beppe Grillo. Il 7 marzo 2013 ha offerto un’anticipazione esemplare. Ho assistito per lunghi tratti alla trasmissione televisiva Pomeriggio Cinque (in onda su Canale 5) tra le ore 18 e le 18,45, spazio dedicato al talk-show politico all”interno del programma contenitore del pomeriggio condotto da Barbara D”Urso. Era da tempo che non onoravo gli dei del trash. Ogni tanto va fatto, se si ha uno stomaco di titanio.

Il caso al centro del dibattito era un giovane “attivista” del M5S, tal Matteo De Vita, che era già stato ospite il giorno prima in collegamento da Bari e che era stato appunto chiamato in trasmissione dopo essersi egli stesso proposto alla redazione del programma.  Il De Vita sostiene di aver creato un Meet Up per chiedere al MoVimento come questo intenda correlarsi con i milioni di elettori a 5Stelle che non usano il computer: «Grillo deve spiegarsi a Pomeriggio Cinque».


Hanno subito fatto furore le polemiche sulla presenza del sedicente grillino in TV. Moltissimi i commenti indignati sui social network e sui blog che segnalavano come il giovane “attivista” nella prima apparizione avesse dato grande sfoggio di arroganza e auto-esaltazione, facendo insomma fare una pessima figura al MoVimento stesso. Nel sottopancia veniva indicato come “attivista del Movimento 5 Stelle”, ingenerando dunque la plateale impressione che parlasse a nome, con titolo, del “suo” MoVimento.

Da più parti si protestava per la patente strumentalizzazione di un infiltrato/provocatore. E infatti, nella realtà, risulta che il De Vita si è iscritto on-line al MoVimento soltanto lo scorso 24 febbraio, ovvero il giorno delle elezioni. Risulta quanto meno sorprendente che dopo una militanza di pochi giorni, il De Vita (fino a quel momento un perfetto signor nessuno) possa accedere ad un canale televisivo nazionale e parlare per decine di minuti, un tempo da statista, non il solito “quarto d’ora di celebrità” dei vice-tronisti.

La trasmissione – che si collegava ancora una volta con il singolare ospite – si è svolta più o meno in questi termini: Barbara D”Urso ha più volte rivendicato il fatto che nel sito del M5S il De Vita risulta iscritto come attivista (omettendo di dire in che data è avvenuta tale iscrizione) e auto-assolvendosi (ogni 20 secondi l”assistente di studio faceva partire l”applauso del pubblico). Si noti che la trasmissione del giorno prima si era chiusa con una battuta della D”Urso rivolta a De Vita che suonava come «sei invitato a tornare in trasmissione qui in studio, se non sarai espulso».

Il De Vita si mostrava contrito per aver esagerato nei toni il giorno prima. Tre rappresentanti dei partiti, PDL (Licia Ronzulli), PD (Marilisa D’Amico) e un reduce della fu IDV, mostravano comprensione per il linciaggio sulla rete che aveva subito il povero esponente grillino. «Del resto nel M5S vige la dittatura, se non sei in linea sei fuori»: «è paradossale», sbraitava la vociante esponente del PDL, «che debba essere io a difendere uno del M5S!!!» (e giù applausi).

Voce fuori del coro, Jacopo Fo, in collegamento esterno, che sosteneva la tesi del mitomane-provocatore. Ogni volta che cercava di svolgere un ragionamento la sua voce era sovrastata, il suo pensiero spezzettato, mentre in studio c”era un vociare indistinto e chiassoso. Si vedeva nello split screen la sua facciotta barbuta ciondolante e lui che ripeteva: è una follia, è una follia…

Il meccanismo televisivo faceva sì che Jacopo Fo sembrasse un insano disturbato, e quelli in studio che schiamazzavano apparissero dalla parte della ragione.

Nei miracolosi momenti in cui Fo riusciva ad articolare il pensiero senza interruzioni, qualsiasi suo argomento veniva annullato dall’inquadratura della faccia dell’attivista-lampo, piegata in una smorfia di raccapriccio. Sfido chiunque a ricordare bene un argomento, se la scena è occupata da una boccaccia schifata.

L”errore macroscopico di Fo è stato quello di accettare l”agenda della trasmissione infilando la sua testa nel cappio del ruolo che gli era stato assegnato, accettando la sua parte in commedia. Non è riuscito a svolgere compiutamente nessun ragionamento ed è finito a far polemiche prendendosi a male parole non solo con De Vita, ma con un blogger in studio (autodichiaratosi sostenitore del m5s, e il sottopancia lo certificava anche per lui), con i tre esponenti politici (in particolare la pidiellina) e molto più soavemente con la stessa Barbara D”Urso. Nel mentre la grottesca claque presente in studio si innescava meccanicamente in due sole modalità: calorosi applausi per il grillino impossibile, sonori buuu per sommergere Jacopo Fo.

Per vincere la partita (nel talk show non si va per ragionare ma per giocare una partita spietata) Fo avrebbe dovuto prendere di petto l”impostazione della trasmissione, ovvero dire poche, semplici, chiare parole: «Questo signore si è iscritto al MoVimento Cinque Stelle il giorno delle elezioni, e neanche due settimane dopo si trova qui a parlare per mezz”ora in televisione. Come è possibile tutto questo? Che meccanismo c”è dietro? Pomeriggio Cinque è una testata giornalistica, in un paese serio per una cosa del genere vi avrebbero tolto la testata giornalistica. Voi non siete giornalisti, siete cialtroni. Anzi, no, non lo siete, avete un ottimo direttore, Claudio Brachino, quello sospeso dall’ordine dei giornalisti per uno “scoop” sui calzini turchesi di un giudice sgradito a padron Silvio». Dopo di che, Jacopo Fo si poteva anche alzare e andarsene, tanto li aveva già rasi al suolo.

In definitiva, in 45 minuti di tv si è sedimentato in maniera più o meno consapevole nell”animo degli spettatori più indifesi questo unico ma polifonico messaggio: “Grillo è il dittatore dei 5 stelle che li tiene al guinzaglio perché non appena questi si sciolgono per un attimo fanno disastri visto che sono impreparati totali… figuriamo se possono risolvere i problemi dell”Italia!”

È appena l’inizio.



 

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