La posizione non è affatto mia o, meglio, non è solo mia, ma corrisponde a quella di gran parte della comunità scientifica che si occupa dei problemi ambientali del nostro Pianeta. Se guardiamo qual è l’economia del Pianeta Terra ci accorgiamo che la crescita infinita non è sostenibile. Il Pianeta ha delle risorse finite, limitate, noi oggi siamo 7 miliardi di esseri umani e vogliamo tutti sempre di più, utilizzando ovviamente le risorse terrestri, in parte rinnovabili e in parte non rinnovabili, e restituiamo rifiuti. Non si può più andare avanti in questo modo. La crescita infinita è semplicemente proibita dalle leggi fisiche, non da me o da qualcun altro. L’economia, invece, finge di girare la testa da un’altra parte e non vuole affrontare questo problema, ormai noto da oltre 40 anni. Se, però, non lo prendiamo in considerazione in tempo ne subiremo, via via, delle conseguenze sulla nostra qualità della vita.
Ritiene la sua posizione vicina a quella dell’intellettuale francese Serge Latouche? E, più in generale, cosa pensa del concetto di Decrescita?Il concetto di Decrescita è un’utile provocazione per aprire questo dibattito con l’economia ortodossa. Da questo punto di vista, possiamo dire che la Decrescita ci verrà imposta dalle leggi fisiche, dal funzionamento del Pianeta Terra. Possiamo ricordare il celebre aforisma di Kenneth Boulding che, nel lontano 1966, aveva già detto che «Chiunque pensi che la crescita infinita sia possibile in un pianeta finito o è un pazzo oppure è un economista». La Decrescita può essere una prospettiva chiaramente embrionale di una nuova visione dell’economia e del mondo, ma non dimentichiamo che dietro la Decrescita c’è la pressione del funzionamento fisico del mondo. Su questo non possiamo farci nulla: possiamo decidere che tipo di Decrescita fare, e su questo c’è un grande lavoro da portare avanti e un grande dibattito da costruire, ma la causa fondamentale della nostra Decrescita è segnata dalle risorse disponibili sul Pianeta Terra.
Pensa che l’attuale crisi che stiamo vivendo sia soltanto una crisi economica?Evidentemente non è solo economica. Essa corrisponde a un periodo storico nel quale, oltre a fragilità intrinseca del sistema economico-finanziario, ci sono le prime pressioni esplicite dell’aumento del prezzo dell’energia fossile e, quindi, un petrolio che ormai è sempre più caro. Tutto questo succede perché abbiamo esaurito il petrolio facile e, dunque, dobbiamo andare a prendere un petrolio “più difficile“, un petrolio che ha bisogno di maggiori investimenti per essere estratto e ciò mette sotto pressione l’intera economia mondiale. Lo stesso si può dire per alcune risorse minerarie, per alcune risorse che erano rinnovabili e rischiano di non esserlo più, come il pesce negli oceani o le foreste tropicali. Io ritengo, insieme ad altri miei colleghi, che sotto la crisi economica iniziata nel 2008 ci sia, in realtà , il primo segnale d’allarme che il serbatoio delle nostre risorse si sta svuotando e che,invece, la discarica dei nostri rifiuti globali si sta riempiendo.
Lei ritiene che questa crisi sia superabile, in qualche modo, mantenendo l’attuale paradigma, fondato sul mercato e sulla crescita infinita?È evidente che no. L’unico modo di affrontare la crisi è chiederci come possiamo venire a patti con le risorse terrestri che sono limitate e progettare un altro tipo di economia, peraltro già impostata da altri economisti non ortodossi, oltre a Latouche già citato penso a Herman Daly, fondatore dell’economia dello stato stazionario, e altri economisti che possiamo definire “dissidenti†che da tempo hanno individuato il limite fisico da non superare se vogliamo un’economia fondata sulla chiusura dei cicli e sull’uso dell’energia rinnovabile. Fondata, in sostanza, sull’uso del necessario e non più del superfluo per una crescita che non sia fine a se stessa, ma sia un flusso ordinato di risorse di cui abbiamo bisogno per una buona vita e non per alimentare una macchina che ormai divora se stessa.
Numerose polemiche hanno suscitato il suo intervento durante la trasmissione di Fabio Fazio, “Che tempo che fa“, a proposito della TAV. Ci vuole dire qual è la sua posizione?Mi sono sempre battuto per un ripensamento della TAV Torino-Lione e c’è da precisare di cosa si tratta: un tunnel transfrontaliero di 57 Km costruito in Val di Susa, dove esiste già una ferrovia a doppio binario, con un tunnel ferroviario in perfetto servizio. Si presenta, dunque, come un doppione di un’infrastruttura già esistente, peraltro in un momento storico nel quale vediamo contrarsi i flussi di traffico ferroviario piuttosto che espandersi. Un progetto, dunque, assolutamente anacronistico che, oltre a creare un danno ambientale locale, e quest’aspetto si potrebbe anche tollerare se ci fosse un reale ritorno e se fosse una Grande Opera effettivamente utile al benessere e al futuro di una popolazione, si dimostra con i numeri del tutto inutile. Un progetto fuori luogo con un grande dispendio di risorse sia fisiche, per fare la Tav – ci vuole cemento, energia, metalli, si inquina – che economiche, spalmato su tutti i cittadini italiani già abbastanza tartassati. Mi sembra, perciò, assolutamente razionale e un atto di civiltà sensibilizzare le persone, affinché un progetto di questo genere venga fermato e venga, invece, utilizzata al meglio la ferrovia esistente senza la necessità di costruire questo gigantesco, faraonico collegamento.
Un ultima domanda. Numerose delle cose che Lei dice contro la “Crescita infinita†sono state riprese da Beppe Grillo. Cosa pensa del Movimento Cinque Stelle?Penso che il movimento abbia recepito molte di queste nuove idee, fondamentali se vogliamo progettare un’economia e una società che siano sostenibili a lungo termine. Potrà essere un inizio ancora con molti difetti ma certamente, rispetto ai partiti storici tradizionali, vedo nel Movimento Cinque Stelle molta più consapevolezza e, soprattutto, l’impegno a occuparsi dei temi della nostra vita quotidiana: come l’ambiente, l’energia, l’uso delle risorse interne di un Paese e la produzione dei rifiuti. Argomenti che sono prioritari quando si deve progettare un’azione politica e che mancano, invece, nei partiti storici tradizionali che parlano soltanto di crescita e di denaro.
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Luca Mercalli (Torino, 1966) ha studiato scienze agrarie in Italia e climatologia in Francia. Presiede la Società meteorologica italiana, associazione costituita nel 1865. Ha fondato «Nimbus» e dal 2003 partecipa a Che tempo che fa (Rai3) partecipa anche a TG Montagne (Rai2) e ad Ambiente Italia (Rai3). Durante gli ultimi vent’anni ha testimoniato e spiegato la crisi climatica ed energetica in oltre mille conferenze per il grande pubblico e seminari per la scuola e l’università . Fa parte del comitato scientifico di AspoItalia, sezione dell’Association for the Study of Peak Oil and Gas, e del Climate Broadcast Network dell’Unione Europea.
Fonte: [url”http://www.correttainformazione.it/interviste/mercalli-crescita-infinita/”]http://www.correttainformazione.it/interviste/mercalli-crescita-infinita/[/url]
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