di Paolo Bartolini.
Mentre il Paese va in pezzi, paralizzato dalle sempiterne vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, con un Napolitano garante di tutti i poteri forti e allergico alla sovranità del popolo (che dovrebbe esercitarsi sulle basi proprio di quella Costituzione che alcuni vorrebbero stravolgere); mentre a livello planetario assistiamo ad un passaggio storico di inaudita importanza, laddove l’egemonia angloamericana perde colpi e rivela – qualsiasi cosa accada nelle prossime settimane – di aver ormai preso una china declinante inarrestabile; in mezzo a questa situazione ambivalente, che meriterebbe considerazioni politiche di alto livello, degne della Transizione che l’intera umanità sta iniziando ad attraversare, i riflettori dei media italiani sono puntati quasi ogni giorno su Matteo Renzi.
Dinnanzi a quel viso che strapperebbe schiaffi a Gandhi, alle sue uscite da rottamatore fuori tempo massimo, al monte di sciocchezze dette in questi anni su Marchionne, sui referendum dell’acqua e su qualsiasi altro tema potesse incidere sulla vita reale dei lavoratori e dei cittadini, rivendico il diritto di disinteressarmi totalmente ai destini di questo sindaco in libera uscita e di considerarlo l’ennesima truffa ai danni non solo dell’elettorato masochista del PD, ma di tutta la democrazia rappresentativa italiana. Che qualcuno possa seguire addirittura con stima e attenzione le sorti del signor Renzi, conferma solo l’inveterata abitudine di una parte degli italiani a fare la parte dei polli. Se la nuova politica passa di qui siamo finiti.
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