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Se la vecchiaia è un problema

«Per questo ho scritto. Perché ho imparato. Perché soprattutto spero e credo che possiamo svegliarci.» [Giuseppe Livi]

Se la vecchiaia è un problema
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22 Gennaio 2014 - 12.24


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di Giuseppe Livi

Tutto avrei immaginato, alla mia non più giovane età, meno che di ricredermi su tante cose e soprattutto di imparare ancora.

Scrivo una cosa personale prima di tutto perché sono abituato a parlare di cose che conosco direttamente e poi perché chi la leggerà spero possa riflettere, così come ho fatto io.

Nella mia vita sono stato tante cose, tutte “molto importanti“: laureato, docente di filosofia nei Licei, giornalista, assessore alla cultura e al personale; eppure ciò che ho scoperto in questi giorni, lo ritengo infinitamente più importante e significativo.

Mi è capitato di avere una forma di parkinsonismo che mi impedisce di camminare bene: come, proprio a me! …così bravo …così intelligente …il professore!

Sono andato all’Istituto Don Carlo Gnocchi di Roma per fare fisioterapia e ho scoperto alcune cose: la sala d’aspetto (un modo elegante di dire) ha persone con handicap molto gravi e gli operatori sanitari fanno un lavoro terribile (soffiare il naso, lavare, accompagnare al bagno, alzare le persone – anche molto pesanti – e così via), ebbene queste persone non solo sono sempre con il sorriso – mai apparentemente stanchi – ma sono sempre in grado di dire “battute” tali che aspettare il proprio turno della terapia diventa perfino divertente e il tempo “passa” subito.

Si dirà: questo è il loro lavoro …sono pagati per questo …è un lavoro come un altro. Con una fondamentale differenza che trattandosi di sanità pubblica, quindi di servizi sociali, non solo lo Stato se ne “frega” ma addirittura i medici e gli operatori sanitari specialistici (es. i fisioterapisti) e non, vengono licenziati o sono a contratto a tempo (di tre mesi in tre mesi).

L’assurdo è proprio questo: tutto ciò che è coperto dalle imposte e che quindi viene pagato da tutti in funzione del proprio reddito – come recita il dettato elementare della democrazia – non viene erogato. Tutto ciò è anche pericoloso dal punto di vista della tenuta sociale poiché troppo spesso sentiamo frasi apparentemente qualunquistiche del tipo: ma dove vanno a finire i soldi che mi levano dalla busta paga …mi levano tanti soldi che mi tocca chiudere il negozio …e così via.

Questo anche ci ha regalato l’ultimo ventennio!

Il problema è che la sanità è un problema. Il problema è che i servizi sociali sono un problema. Il problema è che le persone – addirittura – invecchiano invece di morire subito.

Ma il problema più drammatico è che invecchiano i poveracci, quelli senza soldi, i pensionati, i quali pretendono che lo Stato si faccia carico di loro. È vero che hanno pagato le imposte ma quelle sono servite perché lo Stato fosse sempre più stimato nel mondo: sono servite per le “missioni di pace”, per manutenere i “nostri” palazzi istituzionali, per far mangiare bene i “nostri” ospiti, per mantenere le “nostre” auto, che sono sempre lucenti di uno splendido ma serio colore blu. Può sembrare facile ironia eppure è esattamente ciò che sta accadendo oggi, quello che accadrà anche domani.

Ecco perché mi sono deciso a scrivere: perché un [i]dopodomani[/i] le persone possano dire democraticamente “no”, attraverso quello strumento alieno che si chiama elezioni.

Inoltre, da ultimo ma non ultimo, è necessario segnalare l’esistenza di alcune onlus (nel caso che io conosco direttamente, la Frà Albenzio) le quali si basano esclusivamente sul volontariato di uomini e donne che senza badare alla loro differenziazione sociale (ex camionisti, ex tranvieri, ex generali dell’esercito, ex direttori del ministero della cultura,ecc.) permettono a persone disabili di poter usufruire dei servizi suddetti. Sono “ex” perché naturalmente pensionati, che invece di passare il loro tempo libero a riposarsi finalmente, lo dedicano agli altri. Quando questi uomini e queste donne non ci saranno più o si ammaleranno o si stancheranno tutto finirà.

Per questo ho scritto. Perché ho imparato. Perché soprattutto spero e credo che possiamo svegliarci. Attenti al condizionamento voluto dei mass media per contrastarlo e capire sempre meglio i condizionamenti derivanti dalla comunicazione. Attenti al “come” i fatti vengono raccontati, perché sempre il contenuto coincide con la forma.

(15 gennaio 2014) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.es/[/url]

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