‘di Andrea Coccia
Qualche premessa e un disclaimerQuello che state per leggere è il resoconto di una gita in un universo i cui confini sono sconosciuti (e probabilmente inconoscibili) e in cui le regole non esistono. Immergersi in questo universo, la cui grandezza stimata è circa 500 volte il Web visibile e in cui i motori di ricerca non servono (quasi) a nulla, comporta il passaggio di una porta oltre la quale il confine della legalità è molto labile e i pericoli sono sul serio a portata di click.
Spiegarvi come si supera questo confine e come ci si muove là sotto non è lo scopo di queste righe. Non voglio spaventarvi troppo, ma se volete provarci anche voi preparatevi un po” — di tutorial e istruzioni il web, quello visibile, ne è pieno — e soprattutto fate molta attenzione a dove cliccate, perché, come dicevano i latini, hic sunt leones.
Cos”è il Deep WebIl modo migliore per capire di cosa parliamo quando parliamo di Deep Web è immaginarsi un iceberg che flotta tranquillo nell”Atlantico: ciò che vediamo è solo la parte emersa, un gran pezzettone di ghiaccio che si erge sulla superficie dell”oceano, tutto il resto — quello che c”è sotto — possiamo solo immaginarlo. Ecco, per il Web vale la stessa cosa: ciò che si vede in superficie, il Web visibile, è ciò che i motori di ricerca tradizionali — Google in primis — sono in grado di indicizzare. Intendiamoci, si tratta di una mole impressionante di pagine — tra i 60 e i 120 miliardi secondo alcune stime — ma quel che sta sotto, come per gli iceberg, lo è ancor di più.
Tra l”altro, se stabilire la dimensione esatta del Web visibile è un”impresa quasi impossibile, stimare quella del Web invisibile, o Deep Web, è un”operazione quasi folle. Anand Rajaraman, uno che di Deep Web si è occupato a lungo, cinque anni fa al Guardian ha detto:
«Io penso che quella che i motori di ricerca portano in superficie sia soltanto una piccola frazione del Web. Non saprei, onestamente, a quanto ammonta questa frazione. Nessuno può fare una stima credibile di quanto sia grande. L”unica stima che conosco dice che potrebbe essere 500 volte più grande».
Si tratta di una mole inimagginabile di materiale, e c”è praticamente di tutto. Si va dalle pagine dinamiche ad accesso riservato — mail, home banking et al — fino a siti dedicati al commercio di armi, droga ed esseri umani, dai database di studi scientifici, accademici e documenti governativi fino a forum pedopornografici o siti per commissionare omicidi. La moneta corrente, là sotto, è il bitcoin, una moneta virtuale e molto fluttuante con cui si può comprare qualsiasi cosa.
Lo scarto tra l”utilità e la legalità di una parte e la pericolosità e l”illegalità dell”altra è talmente immenso da rendere inutile qualsiasi tentativo di definizione in bianco e nero: il Deep Web, come il mondo, non è né buono né cattivo, è semplicemente immenso e in gran parte sconosciuto e ci si può trovare, come al mondo, il più depravato degli psicopatici e il più geniale degli scienziati.
In questo oceano pazzesco, come già accennato, non si può accedere né ci si può muovere usando i comuni strumenti a disposizione sul Web. Google, a questa profondità , è utile come un bilanciere da 30 chili lanciato da un elicottero su un gommone di salvataggio in mare aperto. E Facebook, o qualsiasi altro social, è decisamente meglio dimenticarselo in superficie, ché una delle cose più stupide da fare là sotto è usare i propri dati sensibili, mettendo a repentaglio il proprio anonimato, e anche la propria sicurezza personale.
Per accedere alla rete è necessario installare e configurare un programma in grado di rendere la navigazione anonima e sicura — uno strumento come Tor, per esempio — capace di accedere a pagine con un dominio che probabilmente non avete mai sentito, “.onionâ€, (come questo della [url”Tor Library”]http://am4wuhz3zifexz5u.onion/[/url], per esempio).
Per navigare e muoversi, invece, vista l”inefficacia quasi totale dei motori di ricerca che pur esistono a quelle profondità , si deve fare affidamento a delle liste compilate di link come la Hidden Wiki, o ai forum di utenti. Ma neanche così la navigazione è immediata, visto che, proprio per garantire la sicurezza e l”anonimato, le pagine cambiano molto spesso indirizzo, a volte vengono chiuse dai proprietari, dalle cyberpolizie di mezzo mondo o vengono abbattute da gruppi di hacker à la Anonymous.
Insomma, è una bella giungla e i personaggi che ci bazzicano sono di ogni tipo. Un parziale elenco non potrebbe fare a meno di citare hacker russi, dissidenti cinesi, ribelli siriani, militari statunitensi, polizie postali europee, giornalisti indipendenti, anarchici svedesi, complottisti zeitgeistiani, pedofili, assassini, mercanti d”armi e di droga, mafiosi, jihadisti, ma anche moltissimi curiosi.
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