di Marco Travaglio.
“Chi è oggi, cosa dice, cosa fa la sinistra italiana nel momento in cui la destra annaspa e dimostra di non essere la dispensatrice di miracoli che forse molti elettori avevano creduto che fosse? Si decide ad assumere un nome, un volto, un programma, oppure vuol continuare a fare (sia pure, bisogna riconoscerlo, sottovoce e urbanamente) delle prove d’orchestra alla Fellini? Sono domande che non aspettano risposte perché nessuno, purtroppo, ha i titoli per darne, ma che mezza Italia si pone. È vero che forse anche l’altra mezza… Ma non è una consolazione”. Così Indro Montanelli, sul Corriere del 7 giugno 2001, un mese e mezzo prima di lasciarci, chiudeva quello che sarebbe stato il suo penultimo editoriale. S’intitolava “Il tricheco di sinistra†e profetizzava, nel momento del massimo consenso berlusconiano, il declino del Caimano inseguito dalle sue bugie.
Ma anche l’atavica incapacità della sinistra di proporre un progetto alternativo per le sue divisioni, compromissioni e confusioni. Grillo, Casaleggio e gli eletti M5S farebbero bene a leggerselo e a rifletterci. Il loro successo nasce proprio dal tradimento del centrosinistra, che con i suoi inciuci e malaffari ha abbandonato i temi della legalità , dell’ambiente, dell’equità , della trasparenza e della partecipazione, regalando immense praterie ai “grilliniâ€.
Ma, sostituendo qualche parola, quell’editoriale può insegnare molto anche a loro. Chi è oggi, cosa dice, cosa fa il M5S nel momento in cui le larghe intese Renzusconi annaspano e dimostrano di non essere le dispensatrici di miracoli che molti elettori avevano creduto che fossero? Si decide ad assumere un nome, un volto, un programma, o vuol continuare a fare delle prove d’orchestra alla Fellini?
Dopo sei mesi di campagna elettorale, Renzi è finalmente costretto a fare delle scelte e a misurare le sue slide con la dura realtà dei conti che non tornano e dei soldi che non ci sono. L’atterraggio dell’empireo dei tweet e dei selfie sulla terraferma dei numeri è tutt’altro che indolore.
Il 99% degli annunci sono balle, ma soprattutto molte delle poche cose fatte non funzionano perché sono sbagliate. E qualcuno comincia a capire che la ripresa era una leggenda metropolitana e che a fare i sacrifici saranno i soliti noti: i lavoratori, un’altra volta scippati dei loro diritti; i contribuenti onesti, spremuti da un’evasione spaventosa che il governo non vuole neppure solleticare; e i cittadini, sempre più espropriati del diritto di voto (per il Senato e le Province, e pure per la Camera dei nominati).
In Parlamento i 5Stelle hanno assunto quasi sempre la posizione giusta, anche a costo di sfidare i vertici (vedi reato di clandestinità ).
E bene fanno ora a respingere il ricatto sul duo Violante-Bruno, offrendo i loro voti a candidati indipendenti per la Consulta.
Ciò che manca però è un progetto complessivo che risulti credibile e autorevole. Ma anche visibile. E qui non si scappa: le idee camminano sulle gambe degli uomini e questi devono farsi sentire. Affidare la comunicazione al blog di Grillo e alle sue uscite per metà azzeccate e per metà goliardiche, scombiccherate, estemporanee e cacofoniche (tipo quelle su immigrati e Tbc), per giunta alternate dai balletti “tv sì-tv noâ€, “vado da Vespa-mai più da Vespaâ€, è un errore madornale.
In Parlamento si possono fare cose splendide, ma se poi la gente non le viene a sapere, strillare ai media di regime (sai che novità ) non serve. Manca una figura credibile e autorevole che ogni sera enunci ai tg e ai giornali (i talk show visti finora sono i salotti del Nazareno) la posizione della prima e spesso unica forza di opposizione. Un portavoce eletto dagli eletti non snaturerebbe il movimento né lo trasformerebbe in partito. Che sia Di Maio o un altro, poco importa: purché ci sappia fare.
Quando Renzi si atteggia a ultima spiaggia, fa ridere: morto un premier se ne fa sempre un altro. Ma, senza un’alternativa seria, l’altro sarà sempre uguale al predecessore. I 5Stelle ci pensino, nei tre giorni al Circo Massimo. E ci pensi soprattutto Grillo che forse non se n’è accorto, ma è il capo dell’opposizione. Se non vuol farlo lui, lo faccia fare a qualcun altro.
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 19/09/2014.