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Roberto Quaglia.
– Il grande interrogativo della geopolitica globale di oggi è se il
mondo andrà verso un mondo unipolare a tempo indeterminato dominato
dagli Stati Uniti (ciò che con orgoglio – o con arroganza − gli
americani chiamano Full Spectrum Dominance, “dominio
sull”intero spettro”) o se invece si muoverà verso un mondo
multipolare in cui coesistono diversi centri di potere.
punto di vista economico il mondo è già multipolare, essendo la
quota statunitense del prodotto mondiale lordo di appena circa il 18
per cento (dati 2013) e in costante diminuzione. Allora come mai gli
USA sono ancora così dominanti a livello globale? La ragione
non è il suo gigantesco budget militare, dal momento che non si può
realisticamente bombardare tutto il mondo.
Il
primo strumento magico che gli Stati Uniti usano per dominare il
mondo è il loro dollaro. La parola “magico” è qui licenza
non poetica: il dollaro è effettivamente una creatura magica, in
quanto la Federal Reserve può crearlo in quantità illimitate dentro
i computer, e tuttavia il mondo lo considera come qualcosa di
prezioso, pensando comunque ai petrodollari. Il che rende un compito
facile per gli Stati Uniti finanziare con miliardi di dollari le
“rivoluzioni colorate†e altre sovversioni in tutto il globo,
praticamente a costo zero. Questo è un problema grave che ogni mondo
che cerca la multipolarità dovrebbe affrontare.
super-arma degli Stati Uniti è il loro dominio folle dei mezzi
d’informazione, qualcosa di molto vicino all’egemonia assoluta,
la cui dimensione è fuori dall”immaginazione della maggior parte
degli analisti.
è la più straordinaria macchina della propaganda mai vista in
questo mondo. Hollywood trasmette in miliardi di cervelli di tutto il
mondo i canoni hollywoodiani per la comprensione della realtà , che
includono − ma non solo − il modo di pensare, di comportarsi, di
vestirsi, cosa mangiare e bere, fino a come esprimere il dissenso.
Sì, Hollywood è perfino in grado di istruirci su come esattamente
esprimere il nostro dissenso verso lo stile di vita americano. Solo
per citare un esempio (ma ce ne sono molti), i dissidenti occidentali
spesso citano il film “Matrix†[1999] per riferirsi a
un’invisibile rete di controllo sulle nostre vite, ma anche Matrix
fa parte della stessa matrice, se posso metterla in chiave
umoristica. Ecco la confezione hollywoodiana del processo di
comprensione che viviamo in un mondo ingannevole: utilizzando
allegorie, simboli e metafore prodotti negli Stati Uniti, facciamo
comunque pienamente parte del loro sistema e quindi contribuiamo a
rendere questo reale.
Stati Uniti hanno anche il controllo dell’informazione mainstream a
livello mondiale, essendo la CIA infiltrata nella maggior parte dei
più importanti network. Il giornalista tedesco Udo Ulfkotte, che ha
lavorato per la Frankfurter Allgemeine Zeitung, uno dei
principali quotidiani tedeschi, nel suo libro bestseller Gekaufte
Journalisten [“Giornalisti vendutiâ€] ha recentemente
confessato
di essere stato pagato per anni dalla CIA per manipolare le
notizie, e che questo è del tutto normale nei media tedeschi.
Possiamo tranquillamente ritenere che ciò sia molto comune anche in
altri paesi. Questo controllo globale sui mezzi d’informazione
permette agli Stati Uniti di dominare la guerra della percezione in
tale misura da rendergli possibile trasformare facilmente il bianco
in nero agli occhi del pubblico. È incredibile come i media europei
sotto il controllo americano abbiano potuto distorcere i fatti
durante le recenti crisi in Ucraina: la giunta filonazista di Kiev,
salita al potere con un colpo di Stato, è stata capace di bombardare
e uccidere i propri cittadini per mesi, mentre i media occidentali la
raffigurano sempre come la parte buona e Putin è descritto come il
nuovo Hitler senza nessun motivo realmente fondato.
capire fino a che punto il dominio delle informazioni è di per sé
sufficiente a plasmare una realtà effettiva, ricordiamo questa
citazione del 2004 attribuita a Karl Rove, all”epoca consulente
senior di George W. Bush:
«Noi siamo un impero e quando agiamo
creiamo la nostra realtà ; così, mentre voi studiate quella realtÃ
– con tutto l’equilibrio di cui siete capaci – noi agiamo di
nuovo, creando altre nuove realtà che voi potete anche studiare, ed
è così che le cose si gestiscono: noi siamo i protagonisti della
storia… e a voi, a tutti voi, sarà solamente consentito di
studiare ciò che noi facciamo.»
se tutto questo non bastasse, la maggior parte delle informazioni che
circolano oggi nel mondo è elaborata da computer con sistemi
operativi americani (Microsoft e Apple), mentre le persone −
compresi coloro che si oppongono agli Stati Uniti − comunicano fra
loro attraverso Facebook, Gmail e altri canali controllati dalla CIA.
proprio questo pressoché totale monopolio dell’informazione che fa
la vera differenza. Così, anche se l’importanza economica
americana ha subìto un netto declino negli ultimi decenni, la sua
influenza sul piano dell’informazione è paradossalmente cresciuta.
Perciò i paesi che oggi guardano a un vero e proprio mondo
multipolare dovrebbero rivedere le loro priorità e iniziare a
competere seriamente sul campo dell’informazione, piuttosto che
concentrarsi solo su questioni economiche.
Oggi
il potere è solo una questione di percezione, e gli Stati Uniti sono
ancora gli impareggiabili maestri di questo gioco. Non avremo nessun
mondo veramente multipolare fino a quando altri giocatori con
competenze analoghe non entreranno in gioco.
Ci
sono già alcuni casi di servizi di news non allineati con gli Stati
Uniti di qualità eccellente e con l”ambizione di un’audience
globale, fra i quali i più notevoli sono Russia Today e
l’iraniana Press TV, ma questo è ancora poco o niente in
confronto al costante tsunami di informazioni audiovisive
filoamericane che dilaga in tutto il mondo 24 ore su 24. Russia Today
sta progettando di allestire anche canali in francese e tedesco:
questo è un passo in avanti, ma ancora lontano dall”essere
sufficiente.
USA non sono davvero preoccupati dai paesi che li sorpassano nei
propri interessi, però cominciano a innervosirsi se questi paesi
utilizzano valute diverse dal dollaro per i loro commerci e
letteralmente impazziscono quando sullo scacchiere dell’informazione
appaiono importanti network non allineati.
Il che suona abbastanza
strano, dato che la libertà di stampa è un punto centrale della
moderna mitologia americana, ma ogni fonte di informazione non
allineata con gli Stati Uniti mette appunto in pericolo il loro
monopolio della realtà . Questo è il motivo per cui hanno bisogno di
demonizzare i concorrenti e di etichettarli come antiamericani o
peggio.
Tuttavia, spesso i giornalisti o gli editori non allineati
sono semplicemente una realtà non americana, non necessariamente
antiamericana; ma agli occhi degli egemonisti americani tutte le
informazioni non-americane sono per definizione antiamericane, dal
momento che la compattezza del loro impero si fonda soprattutto sul
loro monopolio della realtà percepita. Ricordate la citazione di
Karl Rove.
Così,
i paesi non allineati con gli USA che veramente aspirano a un mondo
multipolare non hanno altra scelta se non quella di imparare dal loro
avversario e agire di conseguenza. Al di là della creazione di un
proprio news network all’avanguardia, essi dovrebbero anche
cominciare a fornire un sostegno concreto all’informazione
indipendente nei paesi in cui le notizie sono attualmente controllate
dagli Stati Uniti. Giornalisti indipendenti, scrittori e ricercatori
dei paesi occidentali oggi stanno facendo il loro lavoro solo per
passione civile, spesso non pagati e al costo di pubbliche derisioni,
emarginazione sociale e sacrifici economici. Diffamati nelle loro
patrie e senza nessun aiuto da parte dei paesi che presumibilmente
mirano a sottrarsi al giogo statunitense: questo non è un buon
inizio per la fine della Full Spectrum Dominance degli Stati
Uniti.
c’è e non ci sarà mai un mondo realmente multipolare senza una
gamma veramente multipolare di punti di vista sulla scena. Un impero
postmoderno è più che altro una condizione
mentale: se questa condizione rimarrà unipolare, il mondo resterÃ
tale.
per Megachip a cura di Emilio Marco Piano.
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