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di Alessandro Gilioli.
Molti anni fa un giornalista e studioso di media, Giovanni Cesareo, scrisse un libro che tra l”altro affrontava il greggismo mentale
dei giornalisti. ”Greggismo” nel senso che tendiamo a pensare come un
gregge, quindi ciascuno fa quello che fanno gli altri: sia
nell”identificazione di ciò che secondo noi “fa notizia” sia nel modo di
dare la notizia stessa, fino all”uso di formule che quindi diventano
rapidamente stereotipi – e anche per questo contribuiscono a (de)formare
la coscienza dell”opinione pubblica.
In poche parole, Cesareo spiegava che il conformismo dei media è
molto determinato dalla pigrizia intellettuale ed emulativa di chi li
fa, più ancora che da disegni a tavolino di poteri occulti. Che poi
talvolta i poteri economici e politici riescano a sfruttare questa
pigrizia conformista, è pure vero, ma il materiale che hanno tra le mani
è molto malleabile, ecco.
E comunque sia, questa pigrizia conformista poi contribuisce
all”egemonia culturale, insomma crea un pensiero diffuso. Non è insomma
questione da poco.
Guardate solo l”espressione “lacci e laccioli”, che pare sia stata
inventata dal governatore di Bankitalia Guido Carli nel 1970 e per
quarant”anni è stata ripetuta infinite volte nei titoli e nei sommari di
tutti i giornali – di destra e di sinistra: mi chiedo quanto ha
contribuito all”egemonia del pensiero liberista, in questo Paese, al suo
assorbimento nel tessuto sociale. Ma gli esempi sono infiniti: pensate a
come l”espressione “scendere in campo” abbia ridotto la politica a
tifoseria calcistica, nella mente dei più; o quanto “il monito del
Quirinale” abbia trasformato il Presidente della Repubblica in una sorta
di giudice divino. Su “giustizia ad orologeria” non dico niente, so che
vi viene già da ridere. E si potrebbe andare avanti all”infinito:
qualcuno inventa una formula, i media la ripetono a gregge, e così si
crea un format di realtà percepita.
Tutta questa pippa mi è uscita per via dell”insofferenza che sto
maturando – tenetemi fermo – verso la titolazione con le due paroline
“dichiarazione choc”.
Che non è soltanto un tentativo di [url”clickbait”]http://en.wikipedia.org/wiki/Clickbait[/url] o comunque di marketing
editoriale: è anche un”attribuzione indebita di interesse e di novità a
chi ha fatto la dichiarazione stessa. Come dire: “caspita, che cosa
dirompente e importante che ha detto questo!”.
Ora, ad esempio: se Salvini dice che bisogna sfrattare i campi rom e raderli con le ruspe, non è una
dichiarazione choc. È quanto di più prevedibile ci si possa aspettare
da Salvini. Che ha semplicemente alzato il tono di una sua già notissima
battaglia politica (quella contro i rom) per far abboccare i media, che
infatti subito hanno rivestito la sua uscita come “dichiarazione choc”,
quindi che fa notizia, pertanto va data, e anche alta, in pagina.
Invece, con permesso, Salvini che attacca i rom è notizia come il cane
che morde l”uomo: zero. Accreditarlo di una “dichiarazione choc” è pura
pigrizia mentale, nonché asservimento alla strategia mediatica di un
politico nel crearlo come personaggio.
Ma ho citato Salvini solo perché è l”ultimo. Ieri ho letto sul Mattino
anche la ”dichiarazione choc” di Le Pen: “Le camere a gas sono un
dettaglio della storia”. Beh, l”aveva già detto nel 1987, e poi altre
volte, ed era stato pure processato per questo. E l”Isis minaccia di
distruggere Roma è una dichiarazione choc? Forse la prima volta, di certo non le successive 628. E le parole degli ultras contro la mamma di Ciro sono striscioni-choc? Ma che cacchio, sono ultras idioti, non c”è nulla di più prevedibile che degli idioti scrivano idiozie.
Eccetera eccetera.
Non è che propongo una moratoria sulla formula “dichiarazione choc”.
Propongo proprio di far brillare in automatico i computer quando questa
coppia di parole viene digitata su un sistema editoriale. Almeno finché
il Papa non rivela di essere sposato.
Fonte: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/04/09/dichiarazione-choc/.
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