‘di Turi Comito
E” ormai una moda quella che hanno messo su i governi di mezzo mondo di fare trattati
segreti o “riservati” se si preferisce. Non si fa a tempo a capire cosa è il TTIP o il TTP che subito ne salta fuori un altro: il TISA (ne ha parlato L”espresso [url”1″]http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/06/19/news/wikileaks-ecco-l-accordo-segreto-per-il-liberismo-selvaggio-1.170088[/url] e [url”2″]http://espresso.repubblica.it/affari/2015/06/03/news/wikileaks-ecco-gli-accordi-segreti-sul-tisa-che-ridisegnano-le-regole-internazionali-del-mercato-1.215392?ref=HEF_RULLO[/url]).
Sono trattati, accordi, internazionali nel segno della liberalizzazione degli scambi di merci e prodotti finanziariari (TTIP) e accordi internazionali nel segno della liberalizzazione, della privatizzazione, della “deregulation” nel settore dei servizi (TISA). Tutti i servizi: quelli sanitari, quelli dell”istruzione, quelli dei trasporti, quelli assicurativi e perfino quelli militari. Compreso, naturalmente, il “servizio/merce” lavoro. Cioè la possibilità di servirsi di operai, professionisti, consulenti e quant”altro senza che vi siano barriere legate, ad esempio, ai contratti collettivi nazionali di lavoro o alle legislazioni, poco “globalizzate”, dei paesi aderenti al trattato.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che trattati di questo genere intervengono radicalmente nella vita di ogni singolo cittadino di ogni paese che aderirà a questi accordi. E dovrebbe essere altrettanto chiaro a tutti che la mancanza di discussione pubblica, di conoscenza su questi accordi è non una limitazione della democrazia ma il suo annullamento, la sua liquidazione quale che sia la motivazione che ci sta dietro.
Le trattative supersegrete relative a questi trattati sono nelle mani dell”Unione Europea, degli Stati uniti e di parecchi altri paesi occidentali. Almeno teoricamente. Più realisticamente sono nelle mani delle grandi multinazionali e dei grandi gruppi di interesse internazionali che, per interposta persona (cioè attraverso i governi dei paesi in trattativa), decidono come il mondo dovrà essere da qui a qualche anno. Tanto per dire: uno dei principali soggetti che ha pressato governi, parlamenti e parlamentari acché si promuovesse il TISA è la Coalition of Services Groups. Un gruppo di pressione statunitense impegnatissimo da un trentennio nelle politiche di globalizzazione e che include al suo interno membri quali IBM, Google, Citigroup, Walt Disney, Microsoft, JP Morgan. Insomma il gotha del potere economico, finanziario, tecnologico oggi esistente.
Indipendentemente dai contenuti – in ogni caso inquietanti almeno per me – dei trattati di cui si parla, due sono gli elementi significativi, dal punto di vista politico, di queste operazioni.
Il primo è proprio quello cui si accennava prima: la segretezza delle trattative e dei trattati. Il TISA prevede che non solo il trattato sia segreto e segreto debba rimanere, nel caso di approvazione, per almeno cinque anni, ma che anche le trattative, se non si concludono positivamente, debbano rimanere segrete per lo stesso periodo di tempo.
Il perché di questa segretezza è evidente. Il popolo è minorenne come diceva nel celebre monologo Gian Maria Volonté nel film di Elio Petri “Indagine su un cittadino al si sopra di ogni sospetto”. E come tutti i minorenni, magari pure minorati, il popolo potrebbe fare i capricci: organizzare manifestazioni di piazza con dentro i no-global pronti a imbrattare e rompere le vetrine delle banche o dei mac donald”s, votare per partiti contrari ai trattati segreti, insomma si potrebbero creare situazioni seccanti che nuocerebbero al buon ordine della civiltà dei consumi. Pertanto meglio mettere tutti di fronte al fatto compiuto dicendo poi, quando l”ultimo degli ospedali pubblici diventerà una clinica privata, che “ce lo chiede l”Europa” nel nome del progresso, della ripresa economica e del benessere di pochi che coincide con la minchioneria di tutti.
Il secondo elemento che va segnalato è la sostituzione di quella cosa che chiamiamo Stato democratico con un insieme di regole definite da multinazionali che, come tutti sanno, non sono strutture democratiche ed elettive ma strutture sociali gerarchiche organizzate sul potere economico e sulla capacità che hanno di produrre non benessere collettivo ma profitto privato.
Hobbes nel suo “Leviatano” indicava lo Stato come il mostro cui ciascun individuo cedeva una parte della sua libertà per potere vivere in sicurezza e pace. L”atto era volontario ed era un male necessario per evitarne un altro ben peggiore: il caos e la violenza di tutti contro tutti.
Oggi il nuovo Leviatano non è più lo Stato. Sono i grandi imperi finanziari, economici ed industriali che usano gli Stati per trovare accordi che non solo proteggano i loro interessi e i loro profitti, ma li amplifichino e li rafforzino. Il problema è che a questo nuovo Leviatano nessuno ha ceduto volontariamente alcuna parte della sua libertà . Semplicemente se l”è presa. Né vi è garanzia che questa cessione di libertà porti ad una pace e sicurezza maggiori rispetto al passato.
In compenso questa cessione di libertà è, almeno da punto di vista della percezione, ampiamente ricompensata con un consumismo di massa sempre più scintillante, sempre più futuristico, sempre più fascinoso. Ed è sorretto da una idea di fondo ormai passata in giudicato: che solo la concorrenza, solo la competizione possano assicurare a tutti il meglio. Non vi è più posto in una concezione del mondo di questo genere per la solidarietà (che è sostituita dalla carità volontaria, altrimenti detta beneficienza, da parte dei supermiliardari di turno), né per l”inclusione sociale che è sostituita da questa idea finto darwinista della “meritocrazia” che altro non è – nella pratica – che premio per chi è più cinico e spregiudicato e più “resistente” ad un mondo fatto di legge della giungla e del più forte. Ne v”è più spazio per la partecipazione politica che è delegata agli “esperti”, ai “tecnici” provenienti dalle fila delle multinazionali, ovvero ai politici al servizio di questi.
E” il ritorno al passato tutto questo. E” la vera unica e sola “antipolitica”. E” l”annullamento di ogni forma di democrazia e il trionfo dell”oligarchia. E” il ritorno al sovrano assolutista fintamente illuminato. E” il ritorno al re, al Leviatano, padre e padrone che si occupa, quando ha tempo e come dice lui, del suo popolo. Minorenne e minorato.
Però contento e con poco tempo per informarsi. Perfino quando le informazioni gliele sbattono in faccia (L”Espresso, non un samizat di anarco-insurrezionalisti, vi ha dedicato spazio e titoli di copertina).
Il popolo, minorenne e minorato, è indaffaratissimo a guardare partite di calcio in tv, comprare il comprabile salvo bestemmiare se non può comprarlo, lamentarsi dei politici ladri e osannare i politici servi a forza di tweet.
E” tutta lì, nei tweet, la nuova frontiera della partecipazione (anti)politica. Quella che piace al nuovo Leviatano.
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