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'Armenia: fallita ''color revolution'', l'USAID insulta il suo lacché'

Questa lettera è impagabile. L’ha scritta la signora Hilliard, capo-missione in Armenia di USAID, la fabbrica delle rivoluzioni colorate. Rivelatrice.

'Armenia: fallita ''color revolution'', l'USAID insulta il suo lacché'
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29 Luglio 2015 - 16.33


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di Maurizio Blondet.

Questa lettera è impagabile. L’ha scritta la signora Karen Hilliard,
capo-missione in Armenia dello USAID (l’ente governativo “per lo
sviluppo internazionale” ) ad Arthur Sakunts, militante dei diritti
dell’uomo, insignito del premio “difensore della libertà”
dall’ambasciatore Usa ad Erevan, nonché presidente della “Helsinki
Citizen’s Assembly” di Vanazdor, una ong nata “spontaneamente dalla
società civile” che denuncia in gran conferenze stampa la brutalità
della polizia, ed organizza raduni e manifestazioni contro il governo
che viola i diritti umani.

http://hcav.am/en/

In altre e meno orwelliane parole, Sakunts è uno a cui gli americani
hanno affidato una parte centrale nella “rivoluzione colorata” che hanno
innescato in Armenia. La cosa è cominciata il 19 giugno, con una
manifestazione di protesta per il rincari delle bollette elettriche. Il
presidente Serzh Sargsian si è dichiarato pronto a ricevere una
delegazione di manifestanti; quelli hanno rifiutato. Poi ha cancellato
gli aumenti; ma la folla si è adunata in continue manifestazioni nella
piazza centrale di Yerevan, che si chiama Piazza Libertà. Scontri con la
polizia che disperde la folla il 23 . Washington tuona contro
“l’eccessivo uso della forza, le voci sulle violenze subite dai
fermati”, es i dichiara “turbata dal fatto i giornalisti e i loro
materiali sono stati presi di mira in modo particolare”.

Insomma un serio tentativo di replicare la Maidan dell’Ucraina.  

Il
mostruoso governo stroncatore die diritti umani, storicamente filorusso,
andava rimpiazzato da uno aderente ai “nostri valori”.

La bella impresa s’è però sfiatata quasi subito,   come dimostra
appunto la furente lettera che la signora Hilliard  ha scritto, su carta
intestata, al promotore   su piazza dei diritti umani.

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Traduco:

“Caro Mister Sakunts – Le scrivo per esprimere il mio allarme
riguardo al calo significativo di dinamismo nelle manifestazioni a
Erevan . Nonostante le sue assicurazioni riguardo all’impegno della
società civile armena a difendere   accanitamente i propri interessi, il
numero dei manifestanti diminuisce, l’oratoria inflessibile senza
concessioni sta evolvendo in pacifico dialogo col governo, e le
richieste politiche sono state abbandonate. E’ chiaro che non siete
riuscito ad usare adeguatamente le risorse che vi sono state fornite. I
vostri risultati sono mediocri, e l’obbiettivo principale non è stato
raggiunto.

Però riteniamo sia inaccettabile interrompere l’attività su uno
qualunque dei settori che abbiamo convenuto, perché ciò potrebbe
compromettere lo svolgimento degli avvenimenti pianificati per
l’Azerbaijan. Dovete fare tutti gli sforzi per alimentare ogni forma di
protesta popolare. Il progetto è la pietra angolare della nostra
strategia regionale nel prossimo avvenire. Le sue azioni determineranno
la sua futura cooperazione con noi

Karen R. Hilliard”.

La signora Hilliard non è affatto contenta di come la causa della
democrazia sta avanzando in Armenia. A Washington sono “allarmati” e
devono averla sollevata di peso. E lei solleva di peso Sakunts,
trattandolo non da decorato militante dei diritti umani e vittima
predestinata del mostruoso governo filorusso, bensì come un suo
stipendiato incapace e fannullone. Lo minaccia di licenziamento se non
si dà da fare. Perché l’innesco della rivoluzione colorata armena è
parte integrante di un piano regionale, che comprende l’Azerbaijan.

L’esasperazione americana è da capire.  

A maggio è fallita una
rivoluzione colorata in Macedonia. Accuratamente preoparata dalla
Fondazione Soros, prevedeva, il 17 maggio, una enorme manifestazione di
folla contro il governo, a Skopjie, capeggiata dal locale eroe dei
diritti umani,  il prescelto dall’Occidente Zoran Zaev. Si trattava di
eccitare l’indipendentismo della forte minoranza albanese (il 30% della
popolazione macedone), che avrebbe dato il “colore” verde-islamico. La
cosa è stata mandata a monte da un tragico scontro a fuoco a Kumanovo
(al confine col Kosovo) , dove le truppe speciali della polizia hanno
sventato un’incursione di “terroristi albanesi”: ammazzandone 14, al
prezzo di 8 agenti macedoni ucccisi. E’ subito risultato che gli
ammazzati non erano albanesi locali (che non si sono mossi), ma gente
del Kosovo Liberation Army, il semicriminale KLA che da sempre è sotto
la protezione americana; e difatti i cadaveri sono stati sepolti con
onori e in divisa del KLA a Pristina, come eroi. Questo gruppo doveva
fare quaklcosa di sanguinoso lo stesso giorno in cui il militante dei
diritti umani Zaev avrebbe riunito per la sua manifestazione una folla
di 70 mila persone ( che doveva essere salutata in anticipo da una
delegazione del Partito socialista europeo guidato da Martin Shulz (il
kapò) e Matteo Renzi, insieme a McCain):   forse questi del KLA dovevano
agire come i misteriosi cecchini di piazza Maidan? Il risultato è che,
il 18, un enorme numero di macedoni è sceso in piazza, però a sostenere
il proprio governo, fra urla e slogan contro “Soros” e la sua “Open
Society”, che si capiva aver pagato la spontanea operazione.

In Macedonia c’era da bloccare il Balkan Stream. In Armenia dal
sottrarre a Mosca un alleato strategico, che Mosca ha protetto nei
secoli (dai turchi, dagli azeri massacratori); che è membro dello CSTO
(Collective Security Treaty Organization (CSTO),  del CIS (Commonwealth
of Independent States) della Unione doganale eurasiatica. La Russia è il
massimo partner commerciale dell’Armenia; 2 milioni di armeni risiedono
in Russia, due basi militari russi sono in Armenia.

Per adesso, il piano è fallito. E due. Adesso vediamo cosa sanno fare in Azerbajian.

Fonte:  http://www.maurizioblondet.it/armenia-fallita-color-revolution-lusaid-insulta-il-suo-lacche/.

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