‘di Pier Francesco De Iulio
A ben vedere, ciò che salta agli occhi dal risultato delle elezioni politiche in Grecia non è la conferma di Alexis Tsipras e Syriza a guida del paese (con l”appoggio di Anel). Piuttosto, è lo scarsissimo risultato di Unità popolare – che non supera neanche lo sbarramento del 3% – a far discutere. Soprattutto in relazione all”esito del referendum che aveva chiamato i greci, nel luglio scorso, a dichiararsi pro o contro il diktat dell”Eurogermania, imposto a Tsipras e alla Grecia. Com”è possibile, ci si chiede, che Unità popolare, fattasi portavoce proprio delle istanze che stavano (o si presumeva stessero) dietro l”Oxi uscito dalle urne referendarie qualche settimana fa, sia stato votato da un così basso numero di elettori?
Le valutazioni “politiche” del voto possono essere diverse – lo sono sicuramente – e molti commentatori, nei prossimi giorni, faranno a gara nell”analisi delle cause e delle concause, ognuno con la sua dose di verità (e, probabilmente, anche di menzogna).
Tuttavia, penso che un”attenzione particolare vada posta sul dato dell”affluenza alle urne: poco più del 50%, tra i più bassi della storia della repubblica ellenica. E non solo per ricordare il “debito di rappresentanza” che in tali situazioni si viene a creare – restringendo, di fatto, il mandato “reale” che i vincitori ottengono dalle mani degli elettori – ma per sottolineare l”evidente impossibilità , incapacità o accìdia nel “fare politica” che attanaglia sempre più una larga parte degli ospiti ingrati delle cosiddette democrazie occidentali: i cittadini.
Lo dico senza voler santificare o denigrare la scelta del “non-voto” ma per evidenziare la necessità di non sottovalutare un aspetto così importante per la democrazia. Un aspetto che oggi interessa e accomuna quasi tutti i popoli europei e anche il nostro.
In questo enorme mare di “non-voto” c”è di tutto: una molteplicità di soggetti, che dagli epigoni di Homer Simpson arriva agli spiriti guerrieri e rivoluzionari che inneggiano al Che Guevara. Perché di molteplicità è fatto il mondo (anche quello che si reca, o meno, alle urne). Compito della politica “per la politica” – potremmo dire della/per la “buona politica” – sarà immergersi in questo mare e riuscire a tirarne fuori qualcosa di più di un rifiuto. E farlo in fretta.
Non sarà facile e non è detto che si riesca nell”impresa, ma non tentare sarebbe un suicidio.
(21 settembre 2015) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.es/[/url]‘