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'A quasi vent''anni dal delitto Marta Russo: un caso editoriale'

Dopo "Applausi e sputi" su Enzo Tortora, Vittorio Pezzuto ultimò il suo lavoro su Marta Russo, uccisa la mattina del 9 maggio. Ben dieci editori rifiutarono il manoscritto.

'A quasi vent''anni dal delitto Marta Russo: un caso editoriale'
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9 Marzo 2016 - 00.26


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di Patrizio J. Macci

L”anno prossimo cade il ventennale dell”omicidio di Marta Russo, la
studentessa universitaria romana colpita da una pallottola in un viale
dell”Università “La Sapienza” la mattina del 9 maggio 1997. Quale
momento più adatto per portare in libreria un volume accurato che
ricostruisca finalmente una storia che ha appassionato e diviso
l”Italia?

Il libro ci sarebbe già e il suo autore, il giornalista Vittorio
Pezzuto, peraltro è già un autore conosciuto: per Sperling&Kupfer ha
scritto anni fa “Applausi e sputi”, la biografia ”definitiva” di Enzo
Tortora che ha riscosso un ottimo successo di critica e di vendite,
tanto che da questa è stata tratta poi una fiction di due puntate
trasmessa in prima serata su Rai Uno. Pensava quindi che questa sua
nuova opera, scritta con estremo rigore documentale ma dallo stile
avvincente, potesse facilmente incontrare l”interesse delle maggiori
case editrici italiane. E invece no. Con sua grande sorpresa, ha finora
collezionato una lunga serie di cortesi rifiuti o eloquenti silenzi. Col
paradossale risultato che questo libro che non riesce a trovare un
editore si è così trasformato in un piccolo caso editoriale. Sollecitato
a parlarne, Pezzuto sceglie con Affaritaliani il registro amaro del
disincanto: “La buona notizia è che col decimo rifiuto mi considero
ormai un vero scrittore”.



Non sembra particolarmente abbattuto.

“Per carattere non mi arrendo facilmente. E mi considero semmai
arricchito da questa esperienza: adesso penso di comprendere meglio i
meccanismi che in gran parte regolano le scelte dell”editoria italiana
nella saggistica”.



E quali sarebbero?

“Pubblicare libri di personaggi televisivi confidando nell”affetto dei
teleutenti, rincorrere i temi del momento con testi spesso buttati giù
in fretta ma ben infiocchettati (adeguandosi al dibattito sui social
network, scarsa profondità dell”analisi inclusa), proporre saggi critici
contro i protagonisti politici del momento – ieri Berlusconi, oggi
Renzi ed in parte Salvini – che sappiano solleticare il lettore che
”odia” il potente di turno. Forse non è un caso che la saggistica resti
la Cenerentola di un mercato editoriale in perenne crisi, di idee ancor
prima che di vendite. Col risultato che in Italia si legge sempre meno.
Spesso ci si reca in libreria per regalare un libro, non per leggerlo”.



Torniamo al suo lavoro sul caso Marta Russo. Non sarà che questa storia è ormai troppo lontana nel tempo?

“Mi permetta allora di sorridere guardando i banconi delle librerie, sui
quali vengono accatastati decine di saggi sulla seconda guerra mondiale
nonché la quarantatreesima biografia di Hitler e la cinquantottesima
biografia di Mussolini. Di quest”ultimo in queste settimane tre diverse
case editrici propongono i diari scritti durante la Prima guerra
mondiale. Roba freschissima, che immagino affascini centinaia di
migliaia di potenziali lettori. E per carità di Patria sorvolo sulla
continua emorragia di volumi dedicati al caso Moro così come sui dieci
libri pubblicati in contemporanea nel quarantennale della morte di Pier
Paolo Pasolini”.



Può darci un”anticipazione sulle reali novità della sua controinchiesta?

“Mi sono avvicinato a questa storia senza pregiudizi, costruendomi un
imponente archivio personale che comprende 18 faldoni contenenti i
documenti dell”inchiesta e del processo (interrogatori, perizie
balistiche, intercettazioni ambientali e telefoniche, trascrizioni delle
udienze in Corte d”Assise), tutti i take Ansa sul caso lanciati dal
1997 al 2011 nonché circa 8mila articoli ed editoriali apparsi sui
maggiori quotidiani e periodici. Ben presto mi sono accorto che i conti
non tornavano: assenza di qualsivoglia movente, arma mai ritrovata,
testimonianze dell”accusa fragili e contraddittorie, perizie balistiche
ballerine (le due particelle di bario e di antimonio trovate sulla
finestra della Sala assistenti non erano ad esempio residui di polvere
da sparo ma molto probabilmente residui di frenatura d”auto), errori
fondamentali nella lettura degli orari dei tabulati telefonici, ecc. Su
tutto l”esigenza della Procura di trovare un qualsivoglia colpevole per
rassicurare l”opinione pubblica già scossa da molti delitti insoluti
nella Capitale. In coda al volume propongo anche due ipotesi alternative
a quella ufficiale, sancita dalle reiterate sentenze di condanna
(peraltro espiate per intero) di Scattone e Ferraro”.



Quali sarebbero?

“Spiacente, per conoscerle dovrete leggervi il libro. Non ho infatti perso la speranza che prima o poi venga pubblicato”.



È vero che il direttore della saggistica di una delle principali
case editrici le ha detto che il suo libro è bellissimo ma che
purtroppo questa storia non interessa più a nessuno?

“Verissimo. Va detto che è stato sfortunato. Pochi giorni dopo è esploso
sulle prime pagine di tutti i quotidiani lo ”scandalo” di Giovanni
Scattone, che si era visto regolarmente assegnare una cattedra a tempo
indeterminato nella scuola pubblica. Mi sono così permesso di mandargli
una cortese mail con il link all”home page del Corriere della Sera,
limitandomi a osservare che probabilmente uno di noi due si era
sbagliato. In quei giorni è infatti tornato alla ribalta nazionale un
caso giudiziario che nella coscienza di molti è considerato ancora
irrisolto”.



Un altro editore le ha invece spiegato che non volevano pubblicare il volume perché temono che possa essere citato in giudizio.

“Valutazione legittima ma curiosa. Il mio libro riporta in effetti le
critiche che decine di opinionisti e cronisti rivolsero all”epoca contro
i magistrati inquirenti per le carenze della loro inchiesta. Non
vennero querelati allora, non vedo perché vent”anni dopo debba esserlo
un testo che riprende questi giudizi con tanto di citazione puntuale
alla pagina. Che dire? Ho l”impressione che nella povera editoria
italiana abbondi l”autocensura. Vien voglia di parafrasare un aforisma
del grande Leo Longanesi: non è che in Italia manchi la libertà di
stampa, semmai mancano gli editori liberi”.



Nel motivare il proprio rifiuto, alcune case editrici le hanno
invece spiegato che un”opera del genere non reggerebbe il mercato.

“Mi dovrebbero allora spiegare quante copie devi vendere per poter
considerare un”opera riuscita dal punto di vista commerciale. Parliamoci
chiaro: in Italia se un testo di saggistica supera le mille copie
vendute è festa grossa. Io resto convinto che solo a Roma un libro sul
caso Marta Russo ne venderebbe almeno cinque volte tanto. Ma forse il
problema è proprio questo…”.



In che senso?

“Nel senso che far uscire una contro-inchiesta nel ventennale della
morte di Marta Russo scatenerebbe inevitabilmente interesse mediatico e
polemiche, con lo strascico obbligato di decine e decine di articoli.
Obbligando così i protagonisti dell”epoca (in primis poliziotti e
magistrati) a una fastidiosa riflessione sul proprio operato”.



Qualche sbaglio l”avrà pur commesso anche lei, no?

“Certamente. Vede, se avessi raccontato questa vicenda sotto forma di
romanzo non credo che avrei avuto difficoltà a vedermela pubblicata.
Intreccio avvincente, personaggi improbabili, colpi di scena a
ripetizione: è un legal thriller che non può non appassionare. Ho
commesso invece un errore imperdonabile: accantonare del tutto ogni
fantasia e riportare con estrema fedeltà i fatti così come si sono
effettivamente svolti, convinto come sono che non vi sia nulla di più
inedito e scioccante di quanto è stato rimosso e fatto dimenticare. La
verità spaventa”.


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