Hic Sunt Terrones

Si dice che l’Italia sia considerata il Giardino d’Europa. E infatti il giardino sta fuori. [Alessandra Daniele]

Hic Sunt Terrones
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19 Aprile 2016 - 09.19


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di Alessandra Daniele

I leghisti entusiasti del blocco del Brennero non si rendono conto di ciò che significhi. Quella barriera dimostra innanzitutto che quando l’Europa si rinchiuderà nella sua Panic Room, circondandosi di mura e fossati come un castello medievale, lascerà fuori l’Italia.

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E questo non soltanto perché l’Italia abbia quasi 8.000 chilometri di coste, e sia perciò considerata indifendibile. Fra i barbari che l’Europa vuole lasciar fuori non ci sono soltanto i profughi e i migranti che il nostro paese vorrebbero solo attraversarlo in fretta come uno Stargate, ma anche gli italiani che ci sono nati.

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Salvini si crederà pure ontologicamente superiore a magrebini e siriani, ma per un austriaco, e specialmente per certi austriaci della sua stessa colorazione ideologica, Salvini con quella barba e quell’accento è in realtà pressoché indistinguibile dagli altri terroni pezzenti che premono alle sacre frontiere dell’EUReich.

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A dispetto di tutte le loro verdi fantasie Padanoceltiche, sulle cartine europee la scritta Hic Sunt Terrones è molto più in alto di dove i leghisti la vorrebbero.

Si dice che l’Italia sia considerata il Giardino d’Europa. E infatti il giardino sta fuori. Si usa per qualche barbecue, magari per coltivare i pomodori, per pisciare il cane, per seppellire qualche carogna, ma quando si chiude la porta, il giardino e tutta la fauna che lo infesta restano fuori.

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Come il nostro piccolo petulante reuccio cazzaro resta fuori dai vertici internazionali che contano, quelli nei quali si decide veramente qualcosa. Come l’Italia resta fuori dal giro economico grosso, espropriata di tutte le industrie strategiche, di tutte le leggendarie esclusive alimentari, e ridotta a sguattera degli speculatori.

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In effetti, l’Italia è come il giardino di un hoarder: sempre più uno sterrato ricoperto di spazzatura, erbacce velenose, vecchi copertoni, poltrone sventrate, pezzi di legno marcio, chiazze di liquame, e lavatrici arrugginite dove fanno il nido i topi.

Più che un giardino, è una discarica, nella quale i leader istituzionali esortano i cittadini a votare solo quando già sanno che non servirà a niente, e quando il voto potrebbe davvero servire a qualcosa, li diffidano dall’avvicinarsi alle urne.

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Una discarica dove, nonostante l’overdose di pesticidi, proliferano gli scarafaggi.

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(17 aprile 2016)

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