Finalmente Europa!

'L''uscita della Gran Bretagna dall''Unione Europea rappresenta un elemento di chiarificazione. [Gaetano Colonna]'

Finalmente Europa!
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24 Giugno 2016 - 17.41


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di Gaetano Colonna

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L”uscita della Gran Bretagna dall”Unione Europea rappresenta un elemento di chiarificazione.

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Le ragioni tattiche dell”adesione britannica sul finire degli anni Sessanta, quando l”impero coloniale inglese era entrato in una crisi irreversibile e passava il testimone agli Stati Uniti; le modalità “speciali” con cui essa ha partecipato al processo di integrazione europea, grazie ai cosiddetti opt-out che essa ha ottenuto; la sua prioritaria integrazione atlantica con gli Stati Uniti d”America, testimoniata da ultimo nel caso della guerra in Iraq del 2003; l”essere sede del centro di potere finanziario mondializzato della City of London, che tuttora rappresenta il vertice della finanza off-shore: tutti questi fattori hanno da sempre conferito una palese ambiguità all”europeismo britannico.
Da quando il processo di integrazione europea ha dovuto affrontare la crisi economico-finanziaria globale, la sempre crescente esposizione ai flussi migratori provenienti dal Medio Oriente allargato e la sempre più complessa relazione con la Russia di Putin, le ragioni di una permanenza della Gran Bretagna nell”Unione sono apparse sempre più deboli – cosa che i politici britannici hanno sperimentato anche a livello elettorale.

È pensabile che l”uscita del Regno Unito avrà nell”immediato conseguenze anche su altri Paesi europei, non soltanto per quelli che entrarono al suo seguito in Europa nel 1973: sarà facile per le destre cosiddette populiste far leva su questo successo anti-Unione Europea per reclamare altri referendum popolari, e magari vincerli in uno o più degli attuali membri dell”Unione. Ma non crediamo che questo sia l”elemento più significativo per il futuro.

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Ciò cui assistiamo adesso è la conferma che l”intero processo di unificazione, così come concepito dai cosiddetti “padri fondatori” e attuato dalle smorte figure di leader europei nel secondo dopoguerra è un processo che non ha mai corrisposto alle vere esigenze dell”Europa. Nemmeno a questa Europa dei “grigiocrati” si può attribuire il merito di sette decenni di pace di cui il continente ha goduto, giacché fino agli anni Novanta questa pace è stata in realtà imposta dai contrapposti schieramenti della Guerra Fredda; dopo, la nostra pace stata assicurata dal predominio militare atlantico a livello mondiale, a spese di altri popoli. In tutto questo l”Europa non ha mai saputo svolgere alcun ruolo autonomo, venendo anzi posta nell”angolo ogni volta che ha inteso manifestare una propria diversa volontà.

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Il processo di unificazione europea fondato sui rapporti economici del capitalismo finanziario occidentale, come viene ad esempio magistralmente narrato nelle memorie di un Jean Monnet, non è stato in realtà capace di coinvolgere i popoli europei; poiché non è in grado di cogliere l”identità europea nei suoi elementi essenziali, che non possono che essere di natura ideale, culturale e storica. Un”effettiva unificazione dell”Europa passa quindi necessariamente per la capacità di unificare spiritualmente le tre grandi forze costitutive della nostra storia comune: quelle dei popoli germanici, neo-latini e slavi.

Così come l”impero asburgico mancò a questo compito, che per certi aspetti prefigurava in essenza proprio i problemi che l”Europa ha dovuto affrontare dopo il 1945; così come la Germania non fu capace, basandosi sulla statolatria prussiana, di conciliare le diverse anime dell”articolata spiritualità mitteleuropea, e si trovò alla fine sempre ridotta al puro uso della forza militare; così, il tentativo di unificazione, ispirato dalle potenze occidentali e basato sulla pura forza del denaro, è destinato al fallimento.

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In questo senso, per quanto grandi siano i pericoli negli anni a venire di una destabilizzazione politica, sociale ed economica dell”Europa qualora l”Unione dovesse progressivamente disgregarsi, occorre guardare positivamente al processo storico che si avvia da oggi. Infatti, è questa l”occasione finalmente di ripensare interamente l”idea di Europa, in direzioni completamente diverse da quelle dei vincitori della Seconda guerra mondiale.

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L”Europa si trova infatti ad affrontare per la prima volta in dimensione continentale la nuova questione sociale, come essa viene oggi riproposta ai popoli dalla crisi sistemica innescatasi nell”ultimo decennio: è un nodo storico centrale, che il XX secolo non è stato in grado di sciogliere, e che ci obbliga a ripensare integralmente le forme dell”organizzazione economica, la funzione dello Stato nazionale e il ruolo portante, nelle società moderne, delle forze dell”intelletto, della cultura e della creatività umane, quali elementi formatrici della società, oggi invece asservite anch”esse al potere del denaro.

La salutare scossa che riceviamo oggi da Brexit è occasione irripetibile non per abbandonarsi ai lamenti degli eurocrati né ai superficiali tripudi degli anti-europeisti: è un”occasione per immaginare da nuovo l”Europa unita del futuro, quella dei popoli.

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(24 giugno 2016)

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