‘di Pier Luigi Fagan
Due articoli.
Il [url”primo”]http://www.thetimes.co.uk/article/cabinet-split-threatens-to-derail-may-s-brexit-talks-hxfwmv2td[/url] è del The Times e pubblica un articolo con una spifferata forse data da Deloitte sul fatto che il governo UK è spaccato tra i brexiters duri e quelli soft con la May che annaspa e fa tutto ”a capa sua. Ma l”informazione più interessante non è questa. Quella interessante è che i vari ministri che dovrebbero pulire il sistema di leggi dalla presenza stratificata nel tempo di 40 anni di rapporti UK-EU, hanno prodotto 500 diversi documenti che è impossibile gestire. Non solo. I consulenti consigliano di assumere non meno di 30.000 esperti e specialisti giuridico-amministrativi perché altrimenti non gliela si fa. Ma ci sono questi 30.000 e quanto tempo impiegherebbe una squadra di 30.000 esperti a coordinarsi e fare il lavoro nel mentre non è neanche certo che lo debbano fare in direzione hard o soft?
Il [url”secondo”]http://www.limesonline.com/cartaceo/il-prossimo-presidente-americano-non-fara-pace-con-la-russia?prv=true[/url] di Limes che ripubblica un articolo del 4.10 di Fabbri che evidentemente pensa di confermare la sua precedente analisi ovvero che Clinton o Trump, poco cambierà nella politica estera americana. Fabbri sostiene che solo chi sa poco o nulla della complessa macchina politico-amministrativa americana, può dilettarsi a prevedere grandi sconvolgimenti in un senso o nell”altro. Nei fatti, il presidente può poco o nulla, il parlamento può certo di più ma poi deve dare retta e convincere l dipartimenti e le agenzie specifiche e più spesso col risultato che — di solito — più che convincerli ne viene convinto. A far cosa? Ad esempio a portare avanti l”unica strategia che gli USA perseguono da settanta anni: soffocare i russi. Soffocare non bombardarli come pensava la Clinton, soffocarli non riabilitarli come pensa Trump.
Oggi Obama ha detto in conferenza stampa di esser certo preoccupato di Trump e delle profonde differenze di visioni politiche ma ha aggiunto che amministrazione e democrazia sono due parti di una stessa macchina ed anche lui, i primi due anni di presidenza, quando aveva una maggioranza al Congresso più larga di quella Trump, riuscì a fare neanche la metà della metà di ciò che aveva in mente. Testimonio, perché mi colpì, che gli si ingrigirono i capelli in sei mesi/un anno.
Quindi: la complessità della rete di processi, procedure, disposizioni che strutturano gli Stati moderni è una rete di razionalità impersonali molto lenta a cambiare. La sua ideologia non è soggetta a revisioni, la sua stessa esistenza nasce in contrasto al possibile arbitrio personale. Un punto a Weber. È un po” la stessa insofferenza che sta montando nei confronti della democrazia, non poter decidere in breve tempo ed eseguire senza se e senza ma. Quindi, più il mondo cambierà , più si formerà una dialettica tra cambiamento e conservazione, più i cambiatori eletti si scontreranno con l”inerzia della burocrazia weberiana, più chiederanno poteri speciali. Il resto aggiungetelo voi…
(15 novembre 2016) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.es/[/url]‘