Post verità

Il peso delle bufale sul web e le difficoltà delle èlite occidentali. [D. Scalea]

Post verità
Preroll AMP

Redazione Modifica articolo

17 Dicembre 2016 - 17.53


ATF AMP
di Daniele Scalea

Hanno speso anni a spiegarci che non esistono i fatti, esistono solo le interpretazioni. Che non c’è oggettività, perché tutto è filtrato dalla percezione del soggetto. Che dobbiamo mettere in discussione tutti i nostri postulati, i nostri a priori, perché non sono verità ma solo costruzioni sociali.

Top Right AMP

Adesso, pare arrivato il contrordine. Media e politici hanno infatti scoperto che bisogna combattere contro la “[url”post-verità“]http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/11/17/news/post-veirita-dizionario-oxford-neologismo-107049/[/url]”, ossia le “circostanze in cui le credenze contano più dei fatti oggettivi” (Oxford Dictionary). Fatti oggettivi che di colpo sono tornati ad essere perfettamente conoscibili – almeno dall’élite che conduce questa narrazione.

Dynamic 1 AMP

Il concetto di “post-verità” non è granché fresco, ma è stato riesumato in queste settimane e riverniciato per adattarlo a una crociata che è essenzialmente politica. Infatti, è in genere inserito nel lemma post-truth politics e non si manca d’affermare che sarebbe alla base della vittoria di Donald Trump. La tesi di fondo, al di là del ricorso a lessico ricercato e para-scientifico, è che il successo dei movimenti populisti in Occidente sia dovuto non a oggettivo malessere sociale o economico patito dai cittadini, bensì al loro essere turlupinati dalle bufale che girano in Internet. Da qui la pressione – avviata da Barack Obama in persona e andata a buon fine – su Facebook e Google affinché intervenissero per evitare la diffusione di notizie false o presunte tali.

Dynamic 1 AMP

È chiaro come alla base di questa campagna ci sia l’autoassolutoria idea che l’establishment sia buono e giusto, e che se gli elettori gli si rivoltano contro, è per loro limitatezza e non certo per carenze della classe dirigente. Fino a ieri si era soliti prendersela col basso livello d’istruzione e l’analfabetismo funzionale degli elettori. Questo finché non ci si è accorti che, a furia di dare del cretino ignorante a qualcuno, non te lo fai amico e non lo convinci a votare a tuo favore. Così, le bordate dell’artiglieria mediatica hanno scelto un nuovo bersaglio: [url”le bufale web”]http://www.ilfoglio.it/tecnologia/2016/11/21/news/verita-giornalismo-post-truth-obiettivita-107265/[/url].

È vero che si è assistito a una grande fioritura di siti e blog specializzati nel propalare false notizie – tra l’altro, più che per credo politico, per finalità economiche: il click-baiting cui sempre più partecipano anche testate che si ritengono rispettabili. Talvolta sono invece i contenuti di siti dichiaratamente satirici a essere presi per veri. Succede non solo agli analfabeti funzionali: lo scorso 20 novembre il gotha del giornalismo italiano (Repubblica, Corriere, Rai News) ha per alcune ore presentato come vera una finta intervista a Trump, scritta da un autore satirico americano, in cui si faceva dire al Presidente-eletto che vuole ricostruire la Statua della Libertà con le fattezze della moglie Melania che fa il dito medio. Credibilissima, no? Eppure prestigiose redazioni piene di laureati e alfabetizzati ci sono cascate in pieno.

Dynamic 1 AMP

Davvero Internet sta cambiando il panorama dell’informazione, portandoci da un passato fatto di notizie vere e accurate (…) a un presente di bufale virali in cui non si distingue più il vero dal falso? Lo studioso Mario Pireddu [url”ritiene”]http://linkis.com/www.doppiozero.com/m/rNzH4[/url] che quest’asserzione sulla post-verità sia, essa stessa, una post-verità, poiché non trova riscontro in nessun dato oggettivo. Le ricerche più recenti, spiega Pireddu, svelano che con Internet è semmai aumentato l’accesso da parte dei cittadini a tutte le informazioni e tutte le argomentazioni: la maggior parte degli utenti di Internet utilizza fonti più differenziate rispetto a coloro che si informano con mezzi tradizionali (Tv, radio e giornali), e oggi il fact-checking è più facile, rapido e diffuso di un tempo.

Dynamic 1 AMP

Ma se le cose stanno così, che si nasconde dietro la crociata sulla post-verità cui stiamo assistendo? Probabilmente, un’assai tradizionale reazione censoria contro la montante critica rivolta all’establishment. Il confine tra notizia falsa e dubbia è labile, come sempre più labile è il confine tra notizia e opinione: con la scusa delle fake news si potranno ben colpire le visioni eterodosse, lasciando per giunta il lavoro sporco a impersonali algoritmi sviluppati nella liberal Silicon Valley.

Ad esempio, alla vigilia del referendum costituzionale la Repubblica ha proposto un [url”compendio”]http://www.repubblica.it/speciali/politica/referendum-costituzionale2016/2016/11/30/news/referendum_costituzionale_bufale-153123408/[/url] di “bufale” per il Sì e per il No. Ma se per bufala s’intende una notizia falsa, una panzana, come riportano i dizionari, è lecito inserire nell’elenco, tanto per fare un esempio, la stima che la Ministra Boschi fa sul risparmio conseguente alla riforma? Ebbene: l’articolo medesimo che la derubrica a “bufala”, le oppone due diverse stime alternative, una delle quali però è quasi tripla rispetto all’altra. Siamo insomma ben lontani da un consenso totale, da una certezza assoluta, dal “fatto” incontestabile. La stima della Boschi sarà forse la meno credibile, ma chi è la giornalista per sancire il vero e il falso e apporre la stimmate infamante della “bufala”?

Dynamic 1 AMP

La Stampa [url”ci parla”]http://www.lastampa.it/2016/11/30/tecnologia/news/polygree-il-social-che-smaschera-le-bufale-YYRaYNTOnaree5XTGX9qfM/pagina.html[/url] invece di “Polygree, il social che smaschera le bufale”, precisando che tra le domande cui potrà rispondere questa piattaforma c’è: “Donald Trump è un pericolo per la democrazia?”. In che modo, di grazia, una domanda, che lascia tanto spazio alla valutazione soggettiva e all’imponderabilità dell’umano agire, potrebbe trovare una risposta definitiva e oggettiva? In nessun modo. Sarebbe come pretendere che un software ci dicesse se è più giusto votare per un candidato o per un altro. L’esito non sarebbe quello suggerito dall’oggettività del computer, ma dalla soggettività dello sviluppatore – proprio perché soggettiva e non oggettiva è la domanda posta.

Dynamic 1 AMP

È preoccupante che i media manchino di comprendere, non le sfumature, ma gli autentici solchi che separano il fatto (“Roma è la capitale dell’Italia”) dal punto di vista (“Roma è una bella/brutta città”). Le opinioni, le valutazioni, sono raffrontate con l’opinione prevalente (o per meglio dire, mainstream) e in base alla loro aderenza con essa accreditate di verità o falsità intese in senso assolute. Il metodo non è molto lontano da quello dell’Inquisizione, ma almeno allora ci si fondava su un testo sacro e una tradizione apostolica, non certo su qualche blog di debunking.

In linea di principio, promuovere la verità non è mai sbagliato. Nella pratica, dal momento che la verità è spesso inafferrabile, quest’intento si è sovente tramutato in disastro. I bolscevichi hanno cercato di seguire le verità proposte dal “socialismo scientifico”, coi ben noti risultati. La Pravda, “la verità”, era la loro voce ufficiale.

Dynamic 1 AMP

Non si può realizzare un mondo in cui tutta l’informazione sia sempre verità, senza annichilire il libero discorso e affermare una falsa verità soggettiva e partigiana. Lo stolto che afferma la Terra sia piatta è il prezzo che paghiamo affinché l’onesto possa indicarci che il “Re è nudo” – senza essere accusato perciò di propinare una bufala e censurato da Facebook e Google.

Dynamic 1 AMP
(15 dicembre 2016)

[url”Link articolo”]http://danielescalea.com/2016/12/15/il-peso-delle-bufale-sul-web-e-le-difficolta-delle-elite-occidentali/[/url] © Daniele Scalea.

[GotoHome_Torna alla Home Page]
DONAZIONE

Dynamic 1 AMP

FloorAD AMP
Exit mobile version