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[con nota di Pino Cabras in coda all”articolo]
Vi ricordate quando pochi giorni fa Laura Boldrini ha lanciato l”appello bastabufale.it chiedendo che la società civile si mobilitasse contro le fake news? Avveniva solo pochi giorni fa.
Vi ricordate quando la Presidente della Camera chiedeva ai social di bloccare e alle agenzie pubblicitarie di non erogare soldi a chi diffonde notizie false? Avveniva solo pochi giorni fa.
Vi ricordate quando Laura Boldrini si prendeva la prima pagina di Repubblica per mandare una lettera al Ceo di Facebook per chiedere un intervento duro immediato contro le fake news? Avveniva ieri.
Oggi è andato in scena un vergognoso killeraggio giornalistico subito da Luigi Di Maio da parte di Corriere, Repubblica e Messaggero. Tagli ad arte di un Sms (e l”omissione di un secondo) al sindaco di Roma Virginia Raggi per far passare l”esatto opposto della realtà rispetto al caso Marra. La madre di tutte le fake news.
Fake news volutamente create ad arte per distruggere la reputazione del vice Presidente della Camera. Questo avviene oggi.
Coerenza vuole, quindi, che la Presidente della Camera aggiorni immediatamente il suo appello e la sua lettera indignata a Facebook dicendo la verità finalmente su chi siano i veri diffusori delle bufale in questo paese.
Perché, in Italia, è bene che lo diffondete il più possibile, le bufale non si trovano in rete, le pagate 1,50 in edicola.
Giornalisti preparati e non sprovveduti hanno dunque confezionato freddamente e coordinatamente delle notizie manipolate (cioè false), hanno alterato con tagli i testi originali per fare una battaglia ai danni di un esponente politico. Questa volta è toccato a Di Maio, altre volte ad altri, domani toccherà ad altri ancora.
Spicca il silenzio di Laura Boldrini, che proprio su uno dei grandi giornali ”bufalogeni” ha lanciato un appello maccartista contro le “notizie false” (in realtà contro chi dissente).
Questo suo silenzio smaschera la pretestuosità della sua attuale campagna. Anziché scrivere a Zuckerberg per sollecitare censure, dica qualcosa sul pietoso stato dell”informazione mainstream.
E Di Maio, anziché invitare troppo timidamente a non fidarsi dei titoli dei giornali, proponga un uso migliore delle risorse eccedenti delle indennità dei parlamentari: come ad esempio finanziare una nuova televisione popolare che sconvolga il sistema dell”informazione italiano.
Sull”argomento si legga anche:
#GiornalismoKiller: la misura è colma.
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