È stato proprio un Trumpquake. E ne hanno fatto un sequel, il mondo intero è rimasto intrappolato in tempo reale, 24 ore al giorno, sette giorni su sette, appesi a ogni parola, a ogni sparata, sudato e in frenetica attesa di veder uscire dalla palude i mostri mangia-carne e gli agenti patogeni artificiali, che hanno qualcosa a spartire con lo Stato-Profondo o con qualcosa del genere.
La presidenza Trump è l’ultimo – per molti l’unico – eterno spettacolo sulla terra. È aperta la discussione se questa feroce guerra civile attualmente in corso tra il Team di Trump e le potenti fazioni dello stato profondo sia strettamente intrecciata con la galassia neocon/neoliberalcon o se sia solo un [url”shadowplay”]http://www.atimes.com/article/shadow-play-new-great-game-eurasia/[/url] – un gioco delle illusioni; o se invece questo sia una cosa seria che evidenzia un possibile crash e una messa a fuoco dell’American Empire. Tutto diventa possibile, quando una stella dei reality televisiva diventa presidente. Quando una “pseudo-post-verità †di eventi/non-eventi, vanno in onda in diretta sullo schermo 24 ore al giorno per sette giorni e si fanno beffe della vera “realtà â€. Quando lo schermo decide qual è la percezione della verità o se un “evento†che viene/non viene proposto è mai successo.
La battaglia “del dopo-verità †sta andando in onda – dove altro – se non in un vortice di schermi digitali. Ed è per questo che i Media delle corporate USA stanno impazzendo. Perché ormai non ci sono più limiti a quanto si può sopprimere/reprimere/trasgredire; quali siano le idee “giuste- appropriate†di cui discutere; e quello invece che è tabù, che non può essere toccato, come discutere degli effetti perniciosi del neoliberismo, del globalismo o del complesso industriale-militare-Intelligence-security.
E che peccato che il neo-Gibbone, quello che avrebbe potuto seguire alla perfezione questo [b][url”Declino e Caduta”]http://en.wikipedia.org/wiki/The_History_of_the_Decline_and_Fall_of_the_Roman_Empire[/url][/b] – e che in effetti lo fece con un decennio di anticipo – sia morto 10 anni fa, il 6 marzo 2007.
Che si fa dopo un’orgia?Dal 1970, quando pubblicò The Consumer Society, il Distruttore in capo dell’Occidente Jean Baudrillard è stato tutto ma non certo coerente. Dopo aver identificato il marketing come ideologia suprema e lo shopping come nuovo standard morale del moderno concetto di felicità , siamo arrivati a riconoscerci, in primo luogo, come prigionieri reificati de The System of Objects (un altro dei suoi classici), debitamente alienati da un diluvio non-stop di dementi spot pubblicitari.
Nel 1990, in The Transparency of Evil, Baudrillard andò un po’ oltre, sottolineando come, dopo gli anni 1970, tutto fosse stato liberalizzato: “E ‘stata una grande orgia del reale, del razionale, del sesso, della critica†Quindi, chiese con un senso dell’umorismo surreale, da puro dadaista, che cosa si deve fare “dopo l’orgiaâ€? Era come un Nietzsche ubriaco che vuol comprendere la morte di Dio – Si comincia tutto da capo. L’unica strada da seguire è quella di†far sempre fintaâ€, di ripetere ogni atto di quella “liberazione†più e più volte, una pallida e vacua ridondanza senza nessun significato. Una specie di Hollow Men di T.S. Eliot che marcia al ritmo della musica dei Kraftwerk.
Poi, quando dei vacui neo-hegeliani annunciarono la “fine della storiaâ€, dopo l’implosione dell’URSS, sempre strombazzando le regole della democrazia liberale occidentale, ha fracassato il loro sogno dicendo che era solo una mera “illusione della fine.â€
Attraversando tutto il go-go degli anni ’80, tutti – da quelli della sinistra dell’incipiente antiglobalizzazione a a quelli appena-appena anarchici dell’altra-globalizzazione, dai progressisti-soft di John Stuart Mill ai distrutti neo-marxisti – hanno dovuto ricorrere al quello di Baudrillard che era entrato in loro, per comprendere dove arrivavano i tentacoli della medusa di un consumismo corrosivo ormai entrato in ogni ‘ego’ dove stava già diffondendo un virus tossico che uccide ogni possibilità di empatia e di spirito comunitario.
Quando nel 1986 Baudrillard pubblico America era già molto avanti nella concettualizzazione del gioco finale della post-modernità ; l’Industria del Segnale Totale, dell’Immagine Totale dei Media Totali, della Cultura Totale, tutto invischiato in una rete “iper-reale†di “simulacri realiâ€. Fu lui che coniò il concetto di reality TV prima ancora che esistesse il reality. In questo processo, dove sta al fianco di Foucault, di Deleuze, di Derrida e di Lyotard, è diventato un Guns n Roses a livello delle superstar intellettuali che girano per le elite delle Università degli Stati Uniti. Dai Videodrome di David Cronenberg alla trilogia di Matrix, fino ad arrivare a Westworld, eccoci arrivati al mondo di Baudrillard, un modo sotto un controllo completo, ma contemporaneamente trasparente (e si vede tutto in modo scintillante) ma totalmente opaco (tutto ciò che significa qualcosa è velato), dove quello che si fa vedere non è mai quello che sembra (o, per dirla con Twin Peaks, un vero serial di Baudrillard, “i gufi non sono quello che sembranoâ€).
Tutti a bordo del simulacro totaleMorto prima dell’era Obama, Baudrillard, forse non sarebbe riuscito a destrutturare né l’“invisibile†Kill List di Obama né la demonizzazione patologica di Russia e Iran. Ma lui ha avuto i suoi incontri imperiali collaterali sia con Bush padre che con Dubya. Sulla guerra del 1991, scrisse che non c’era mai stata: nessuna guerra, nessun morto; una “Chirurgia asessuataâ€, solo un “no-war-videogame†con scene astratte (sarebbe stata un’altra storia però se avesse avuto accesso ai filmati della “autostrada della morteâ€, quelli di un esercito americano impegnato nel tiro al bersaglio su migliaia di soldati iracheni disarmati e in fuga).
Sull’11 settembre, scrisse un saggio miliare, The Spirit of Terrorism (che io lessi, spaventato, a Peshawar) che non lo giustificava, ma che cercava di dimostrare come la massima potenza doveva poter suscitare una reazione del contro-potere di un potenziale distruttivo massimo, anche se asimmetrico. L’11 settembre è stato l’ultimo evento a schermo TOTALE.
Baudrillard sarebbe stato sicuramente incuriosito dal maestro del reality, Trump – così come dall’attuale post-verità -della-guerra-civile. Avrebbe analizzato come Trump sia andato oltre praticamente tutto l’establishment del Beltway, incluse le multinazionali dei medi, per farsi eleggere, con la sua versione di marchio di fabbrica a schermo totale. Avrebbe visto che Trump è ben lungi dall’essere un Macbeth americano che semina un caos hobbesiano.
E avrebbe spiegato quel circolo vizioso della guerra sociopolitica americana che si gioca in tempo reale sullo schermo totale. Cosa fare dopo l’orgia? Lo troviamo nell’[url”indice di Baudrillard”]http://www2.ubishops.ca/baudrillardstudies/pdf/book-index.pdf[/url], in mezzo agli studi del Journal of Baudrillard (IJBS), e benvenuti nell’era del Simulacro TOTALE di Trump.
(7 marzo 2017)[url”Link articolo”]http://comedonchisciotte.org/schermo-grande-come-baudrillard-ha-anticipato-trump/[/url] © ComeDonChisciotte.
Traduzione per ComeDonChisciotte di [url”Bosque Primario”]http://bosqueprimario.blogspot.it/[/url].
Fonte originale: [url”Sputniknews.com”]Sputniknews.com[/url].
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