Macron e il flirt con le petro-monarchie del Golfo

Previsione: Marine Le Pen, grande spauracchio, andrà al ballottaggio e sarà sconfitta. Macron sarà presidente ma non sarà lui a far cambiare rotta alla Francia.

Macron e il flirt con le petro-monarchie del Golfo
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24 Aprile 2017 - 23.37


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A
dispetto di tanti timori e di tanta retorica, la lunga stagione del
terrorismo, culminata nella sparatoria sugli Champs Elysés di Parigi
poche ore prima del voto, non ha pesato più di tanto sulle scelte degli
elettori francesi. Marine Le Pen, il grande spauracchio, ha
fatto il suo ma nulla di più: andrà al ballottaggio con il 21,5% dove,
come già successe a suo padre nel 2002, verrà sconfitta dagli sconfitti, che faranno convergere i propri voti su Emmanuel Macron, che ha raccolto il 23,8%.

Né
l’Isis né i cosiddetti “lupi solitari”, quindi, hanno modificato il
corso di questa elezione presidenziale, che in generale ha visto un’affermazione delle destre (al terzo posto è arrivato l’ ex
premier Francois Fillon con il 19,9%) piuttosto scontata dopo il
disastroso mandato presidenziale del socialista Hollande. Il terrorismo
scientificamente organizzato e quello dei mattocchi improvvisatori,
però, continueranno a influenzare la presidenza e il comportamento
politico della Francia.

 Né la Le Pen né Macron, infatti, hanno saputo indicare una strada convincente per rispondere ai due fenomeni. La prima ha invocato il ripristino delle frontiere pre-Schengen,
procedimenti penali ed espulsioni per gli “schedati a rischio di
adesione all’ ideologia del nemico”, più il solito contorno di
poliziotti e militari nelle strade. Macron è stato ancora più vago: assunzione di altri 10 mila poliziotti, ripristino del poliziotto di quartiere
(figura a suo tempo abolita da Sarkozy), abolizione del divieto di
portare il velo (almeno all’ Università) e si è detto contrario al
ritiro della nazionalità francese per i cittadini che abbiano contatti
con il terrorismo islamico. 

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La solita fuffa, insomma. La solita confusione ai danni dell’ elettore.
Perché il terrorismo dei mattoidi improvvisatori, come quello degli
Champs Elysés o di Nizza (o di Berlino e di Londra, per fare altri
esempi), è già affrontato con efficacia dalle forze dell’ ordine e dai
servizi di intelligence, che infatti intercettano e sventano decine di
altri piani più o meno farneticanti. Qualcuno di questi assassini riesce
a colpire per una mera questione statistica, perché è impossibile
controllare tutti i sospettati e fermare tutti i malintenzionati.

Per
il terrorismo “scientifico”, quello dell’ Isis com’era prima quello di
Al Qaeda, il discorso è assai diverso. Il problema, qui, sono i
comportamenti e le alleanze internazionali. La Francia fa parte della coalizione internazionale che da quasi tre anni stancamente finge di combattere l’Isis in Iraq. E
collabora con la coalizione guidata dall’Arabia Saudita che nello
Yemen da due anni conduce una guerra crudele contro i ribelli Houthi, bombardando scuole e mercati anche con bombe a frammentazione fornite dalle industrie Usa. 

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Emmanuel Macron sarà presidente ma di lui qualcosa già sappiamo.
È stato ministro dell’Economia e dell’Industria tra il 2014 e il 2016
e in tale veste ha partecipato, nel 2015, alla visita ufficiale di
Stato (la terza in quell’ anno) che il premier Valls condusse in Arabia
Saudita. Con loro c’erano 200 imprenditori francesi e il risultato fu
la stipula di contratti per un valore di 10 miliardi di euro, vendita di
un lotto di armi compresa.

Macron, inoltre, è diventato
milionario facendo il banchiere con i Rotschild. Per cui, si può
definirlo “centrista”, “europeista” o come si vuole per renderlo più
simpatico ma in realtà è un uomo di quella destra finanziaria che da
anni, ormai, domina la politica europea e che, per denaro, ha venduto l’anima del Continente. Non sarà certo questo banchiere prestato alla politica a far cambiar rotta alla Francia. Con
lui continuerà la relazione amorosa con le petro-monarchie del Golfo
Persico che ispirano, organizzano e finanziano il terrorismo
scientifico, quello vero. Nulla da attendersi dunque su quel
fronte. E poiché il terrorismo dei matti è già affrontato nell’unico,
imperfetto eppure efficace, modo possibile, attendersi novità importanti
sul fronte della sicurezza e della lotta al terrore è del tutto
inutile.

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