di Daniele Scalea.
Roberto Saviano non ha preso bene il mio recente fact-checking di una sua affermazione riguardo l’educazione femminile in Iran: lo ha infatti derubricato tra gli insulti degli haterscome “un fact-checking furbo sulla pelle delle donne”. Ciò, naturalmente, senza contestarne i contenuti (che dimostravano l’inesattezza di una sua affermazione) bensì lo spirito, descritto come misogino e acrimonioso verso la sua persona. Anziché prenderla sul personale, Saviano avrebbe potuto rivedere i suoi standard di verifica dei fatti ed evitare così nuovi scivoloni. Che invece sono, inevitabilmente, arrivati. Ecco dunque un nuovo fact-checking dedicato all’intellettuale napoletano.
Negli scorsi giorni Saviano ha avuto una querelle a distanza con Matteo Salvini, che ha concluso con un video in cui elenca quattro “bufale” del politico. Almeno due delle contro-deduzioni di Saviano, tuttavia, destano qualche dubbio. In un’occasione Saviano appare approssimativo, in un’altra afferma una cosa manifestamente non corretta. Vediamole.
Salvini (come al solito) invece di rispondere sui temi blatera: “Se andiamo al governo, leviamo l’inutile scorta a Saviano”. Ridicolo. Magari potessi vivere senza scorta, non vedo l’ora!
In ogni caso questa è la solita bufala di Salvini: la scorta non è decisa dalla politica, dai partiti, ma dall’Ucis (Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale). In questo video girato da Fanpage.it gli spiego chi assegna la scorta e mostro le bufale che va raccontando. Se avesse studiato, avrebbe evitato l’ennesima figuraccia.
La prima è l’affermazione che “non è il governo a decidere la protezione della persona […] non è una decisione politica […] le scorte sono decise dall’UCIS”. È vero che si tratta di una competenza dell’Ufficio Centrale Interforze Sicurezza Personale. Ciò che viene omesso, ma è importante, è che stiamo parlando di una branca del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, che a sua volta fa parte del Ministero dell’Interno, ossia un apparato amministrativo con al vertice un membro del governo.
Basta visitare il sito del Ministero per leggere che:
“La legge rimette al ministro dell’Interno, Autorità nazionale di pubblica sicurezza, la competenza a adottare i provvedimenti e impartire le direttive per la tutela e la protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio di natura terroristica o correlate al crimine organizzato”.
Si tratta quest’ultima di una chiosa dell’art. 1 della legge istitutiva dell’Ucis (Decreto Legge 6 maggio 2002 n.83, convertito con modificazioni nella Legge 2 luglio 2002 n.133). Insomma: è vero che l’Ucis, un organo tecnico, decide a chi assegnare o revocare le scorte, ma non è indipendente e lo fa per conto del Ministro dell’Interno (membro del governo) cui spetta per legge la tutela delle persone a rischio, e che emana le direttive in merito.
Ciò non significa che un ipotetico governo Salvini potrà sic et simplicter togliere la scorta a Saviano: ma l’organo che potrebbe farlo risponderebbe a un membro del suo governo in accordo con le leggi promulgate dal Parlamento, la cui maggioranza sosterrebbe quell’ipotetico governo Salvini (non c’è un principio costituzionale che regola l’assegnazione delle scorte).
La seconda inesattezza di Saviano è relativa al manuale che, secondo Salvini, “spiega ai migranti come fare sesso con le donne europee“; denuncia, quella del segretario della Lega, corredata di immagini in cui si vedono uomini neri intrattenersi intimamente con donne bianche. Saviano risponde che: “Si tratta di una pubblicazione tedesca di educazione sessuale per un pubblico senza distinzioni di etnia e di età. Era insomma per i tedeschi”. La grafica in sovraimpressione chiosa: “Il testo si rivolge ai tedeschi”.
Ma non è così. Il manuale in questione è il sito Zanzu.de, sviluppato dal Centro Federale per l’Educazione Sanitaria tedesco assieme a una Ong belga. Nella sezione “Über das Projekt Zanzu” si spiega che il progetto è rivolto ai migranti. “Zanzu sostiene i migranti per vincere le paure e le incertezze e promuovere l’acquisizione di conoscenze in materia sessuale”; tali paure e incertezze, si chiarisce, derivano dal fatto che “in molti paesi d’origine l’accesso alla conoscenza dei vari aspetti della salute sessuale è limitato”.
Insomma, il sito serve a colmare eventuali lacune nell’educazione sessuale da parte dei neo-immigrati. Nella breve descrizione del progetto non si fa mai alcun riferimento al fatto che sarebbe rivolto alla generalità dei tedeschi. Essa si apre con le parole “Migrantinnen und Migranten“, in due paragrafi descrive il loro possibile deficit nell’educazione sessuale, e nel terzo dichiara che Zanzu serve a colmarlo. Non c’è altro che possa indirizzare a conclusioni differenti sul suo target di lettori.
Ma allora perché non solo Saviano, ma un gran numero di articoli reperibili in rete (citiamo Fanpage e GQ a mo’ di esempio) denuncia come falso che si tratterebbe di un “manuale per migranti”? La risposta sta probabilmente nel fatto che il sito è multilingue, ma se si cerca la versione inglese (o in qualsiasi altra lingua) della pagina dove si spiega il progetto, appare solo un video in tedesco senza alcuna spiegazione in altro idioma.
Probabilmente chi ha denunciato “la bufala” non aveva dimestichezza col tedesco e non si è preoccupato di verificare la versione originale. Ignoro se Saviano legga il tedesco o meno, ma sorge il dubbio se abbia anche solo verificato in prima persona la notizia: infatti nel video fa riferimento alle immagini di una “copertina” che non c’è, trattandosi di un sito interattivo privo di un’immagine in home page. Potrebbe trattarsi di un semplice lapsus, ma il dubbio che si sia affidato a fonti indirette sorge.
Per completezza d’informazione, chiariamo che nemmeno Salvini aveva ragione. Ma il suo errore non stava nell’affermare che si trattasse di “manuale per migranti” (lo è, oltre ogni dubbio) ma nel dire che servisse a spiegare “come fare sesso con le donne europee”. Saviano avrebbe potuto semplicemente notare che, in altre illustrazioni del manuale, si vedono donne nere con uomini bianchi, o uomini neri con donne nere. Invece, negando il pubblico cui era rivolto, ha finito col dire egli stesso una cosa falsa – con l’aggravante di averla detta nell’ambito di una denuncia delle “fake news” (bisognerebbe coniare un nuovo termine, “fake-checking“, per indicare la pratica di inserire inesattezze nel fact-checking, visto che è sempre più frequente).
Siamo alle conclusioni. E sono le medesime dell’articolo precedente: Saviano ha detto cose non corrette e rispondenti ai fatti, e dal momento che ha preso a cuore la lotta contro le fake news e per la buona informazione, non dovrebbe concedersi il minimo errore. Anziché prendere le critiche sul personale, Saviano dovrebbe fare doverosa autocritica e migliorare il proprio metodo di verifica dei fatti. Sarebbe il primo a guadagnarne, assieme ai suoi lettori.
Fonte: http://www.huffingtonpost.it/daniele-scalea/sulle-fake-news-saviano-ci-ricasca_a_23075412/.