di Nicolò Migheli
Ricapitolando le ultimissime vicende della Catalogna le perplessità aumentano, anche tralasciando gli effetti delle manifestazioni di oggi degli “unionisti” che si oppongono all’indipendenza.
A caldo, le esprimiamo in dieci punti.
1) Il 27 ottobre mattina il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, annuncia elezioni autonomistiche. Alcuni deputati del suo partito PDeCAT annunciano la scissione, l’ERC di Jordi Junqueras minaccia di abbandonare il governo. Pare che il rischio sia di perdere voti verso i movimentisti della CUP. Contemporaneamente accuse di tradimento sulle reti sociali e nelle piazze. Ai predecessori di Puigdemont era stato risparmiato il fiato sul collo di Facebook.
2) Il Parlament con voto segreto proclama (a dire il vero non si è capito) la Repubblica Catalana. Sulle scalinate del Parlament prendono la parola Junqueras, il vice presidente, diversi sindaci e altre personalità ancora. Puigdemont sta sempre zitto in aula e fuori.
3) L’atto non viene pubblicato sul bollettino ufficiale. Invece nel 1931, con la repubblica di Francesc Mascià, lo fu. Probabilmente non verrà mai pubblicato perché nel frattempo il Parlament e la Generalitat sono stati commissariati da Madrid. Senza pubblicazione la Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza esiste? Boh!
4) Madrid promette un’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola che durerà sei mesi, poi indice le elezioni “autonomicas” per il 21 di dicembre. In pratica è un commissariamento a breve termine, visto che la data per la presentazione delle coalizioni di liste scade il 6 di novembre, con elezioni a breve.
5) Josep Lluís Trapero, il mitico Trapero, scrive una lettera ai suoi Mossos de Esquadra, dove li invita a fare come sempre il loro dovere. Vasilij Grossman, nel suo Vita e Destino ricorda che i poliziotti sono tali indipendentemente dal regime, sono la vera unica continuità. Quale continuità ci sarà?
6) Riconoscimenti internazionali. Per il momento solo la promessa di aprire un’ambasciata da parte dell’Ossetia del sud, una repubblica riconosciuta solo dalla Russia e senza seggio nell’ONU.
7) Sabato 28 ottobre Puigdemont ha fatto un bagno di folla nella sua Girona, parlando nelle scalinate dell’ex ospedale di Santa Caterina, oggi sede distaccata della Generalitat. Non ha detto molto, solo di avere perseveranza, fiducia e di evitare aggressioni a persone e simboli.
8) Junqueras in un articolo del 29 ottobre afferma: “Els propers dies haurem de prendre decisions i no sempre seran fàcils d’entendre.” Nei prossimi giorni prenderemo decisioni che non saranno facili da capire. Parteciperanno alle elezioni per la Generalitat e il Parlament? Se lo faranno sconfesseranno la loro dichiarazione di indipendenza, perché la Generalitat è una istituzione autonoma del Regno di Spagna.
9) La mia impressione, vista da lontano basandosi sulle notizie della stampa catalana e spagnola, le loro trasmissioni televisive, messaggi con amici che in Catalogna ci vivono, è che sia in atto un gigantesco gioco delle parti tra Rajoy e Puigdemont, e che entrambi – a questo punto – vogliano solo ingraziarsi i reciproci elettorati. Spero di sbagliarmi, ma la sensazione è questa. Se sarà così si prevedono milioni di frustrati in Catalogna, psicologi e psichiatri che aumenteranno i loro fatturati.
10) Nota metodologica da considerare su tutti i punti. Esercitare la virtù del dubbio verso le cause che si condividono aiuta la propria salute mentale.