di Giulietto Chiesa
Bloccato come sono in casa da un “colpo della strega”, ho potuto permettermi questa sera, e le precedenti, di guardare un po’ le tv italiane. E ho scoperto che qualcosa sta avvenendo. Che mi ricorda cos’è avvenuto, quando ci fu la stagione di mani pulite, insieme al crollo dell’Unione Sovietica. Finiva il “pericolo comunista”, non c’era più il bisogno della “conventio ad excludendum” in Italia. Liberi tutti. Il Potere, incerto, lasciava fare. I documenti sepolti nei cassetti potevano essere pubblicati, le Procure delle nebbie potevano essere ripulite. I giornali potevano scrivere cose davvero importanti. Ecc. Ecc.
Questa fu, in un certo senso, una parentesi: oggi sembra una favola perché è stata da tempo assorbita. È finita. Ma in quel momento fu una realtà, che produsse il crollo del sistema politico della Prima Repubblica.
Perché mi ricorda quei tempi quello che accade oggi? È proprio quello che vedo in televisione. Incredibile ma vero. Perfino l’eterno Bruno Vespa ricomincia a fare il giornalista con il suo vetusto Porta a Porta. Dice perfino qualche novità. Si diverte a mettere sulla graticola Di Maio, ma fa anche domande puntute. Poi guardo, questa sera, Piazza Pulita, uno dei peggiori talk-show d’Italia. Invece questa sera si confrontano opinioni diverse, anche lì si dicono alcune (solo alcune) verità, si fa propaganda, ma anche si risponde (in qualche caso) alla propaganda. Dei vecchi Padroni non si fidano più, dei nuovi, potenziali, non hanno paura.
Che succede? Nella stessa serata vedo la puntata di Santoro sul delitto Moro (Rai Tre). Grande giornalismo, grande cinema. C’è la chiave del delitto Pecorelli, c’è la chiave di Gladio, si rivela il ruolo della Brigate Rosse (un misto di stupidi fanatici e ignoranti, e di agenti dei servizi segreti). C’è la spiegazione dell’assassinio di Aldo Moro. Quella politica internazionale, americana. Sbalorditivo. Santoro ha smesso di fare talk show sempre più insipidi ed è tornato al giornalismo. Vedo il bellissimo e verissimo film su Pippo Fava, ucciso dalla mafia catanese, con nomi e cognomi giusti e la vergogna della corruzione dello stato che lascia uccidere un giornalista coraggioso ed eroico. Coprodotto dalla Rai, se non erro.
Vedo Mentana, su La7, è un esempio preclaro di pacatezza oggettiva, per quanto riguarda la crisi di governo. Ma mette come terza notizia un falso plateale appena emesso dal team investigativo olandese sull’abbattimento del Boeing malaysiano del 17 luglio 2014 nei cieli di Ucraina. Non perde il pelo, ma non insiste sul vizio. Miracolato anche lui, miracolati tutti?
No, non credo. È che si rendono conto tutti, più o meno confusamente (qualcuno molto astutamente) , che i padroni, che li hanno tenuti al guinzaglio in tutti questi anni, non sono più saldi al potere. Cosa verrà “dopo” non lo sa nessuno. Ma il vento è cambiato. Meglio girare la vela. Come minimo meglio affrettarsi a prendere in mano il timone, per poter sterzare al momento opportuno. Il collega Carelli sarà forse ministro della cultura del nuovo governo, non è vero?
Insomma la parola d’ordine è guardare al futuro. E siccome loro sono i meglio piazzati per vedere le novità, almeno quelle più importanti, sono quelli che prima degli altri possono approfittarne. Non dico che non ci sia, anche in loro, un senso di liberazione genuino. Forse c’è. Forse è solo la ricerca del nuovo “posto di lavoro”, essenziale per chi ha vissuto in base al principio del “tengo famiglia”. Ma una cosa non li sfiora, per il momento: che anche loro, avendo tenuto bordone a chi li comandava, potrebbero d’un tratto trovarsi rottamati.
È un auspicio sincero. L’unica cosa che mi preoccupa è che questa ventata di libertà non sia troppo provvisoria, come fu quella di “mani pulite”. Questa sarà una delle cartine di tornasole per misurare il nuovo governo.