di Alberto Negri
Henry Kissinger diceva che non riusciva a capire gli uomini politici italiani, ricorda Sergio Romano in un approfondito dossier dell’Ispi dedicato all’incontro Trump-Conte. Ora potremmo dire, all’inverso, che gli italiani non riescono a capire se i politici americani sono nostri amici o avversari. Barack Obama, insieme a francesi e inglesi, ha distrutto la Libia di Gheddafi obbligandoci poi a bombardare il nostro alleato, altrimenti la Nato avrebbe colpito i terminali dell’Eni.
Trump, probabilmente, considera la penisola un appendice delle basi Usa come Sigonella, fastidiosamente agganciata all’Unione europea che lui detesta cordialmente, nonostante gli ultimi accordi sui dazi.
L’Italia dovrà diminuire rifornimenti di gas russo
Siamo per gli americani una sorta di protettorato, come dimostra la storia ogni qual volta un politico italiano, fosse Andreotti o Craxi, dava un segnale di indipendenza. E se fosse stato per gli americani Enrico Matteri avrebbe dovuto liquidare l’Agip e oggi non avremmo neppure l’Eni. A proposito di rifornimenti energetici, Trump su questo punto chiave per l’Europa e l’Italia è stato chiaro: dobbiamo diminuire l’import di gas russo e acquistare il gas liquefatto degli americani, anche se ci costerebbe di più. Alla Germania Washington contesta il Nord Stream 2 con Mosca, noi però non abbiamo neppure quel problema perché il South Stream con i russi lo hanno già cancellato gli europei.
Il presidente americano vorrebbe che noi prendessimo il gas dell’Azerbaijan alleato degli americani e, sotto traccia, anche di Israele. Lo stesso discorso vale per le sanzioni all’Iran. A Trump – ma forse anche ai nostri governi – importa poco che perderemo commesse per 27 miliardi di dollari e un export annuo di 1,7 miliardi di euro. Anzi, è contento che non potremo neppure importare il petrolio degli iraniani.
Trump è una sorta di portavoce del premier israeliano Netanyahu
Perché questo è il punto chiave della vicenda. Chi va a incontrare il premier italiano Giuseppe Conte? Il presidente americano? Un padrone troppo compromesso con Putin? Oppure il palafreniere del premier israeliano Netanyahu? Negli ultimi sei mesi Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale dello stato ebraico (contro ogni risoluzione Onu) e stracciato l’accordo sul nucleare con Teheran.
In poche parole, Trump è una sorta di portavoce dei piani del governo israeliano. Se Conte sfiora soltanto questi temi, dalla Libia all’Iran, la sua visita sarà un successo. In fondo i due si sono piaciuti subito e il nostro primo ministro al vertice del G-7 in Canada scodinzolava accanto a Trump gonfiando il petto: non dimentichiamo che fino a poche settimane prima nessuno sapeva neppure il suo nome e la sorte lo aveva proiettato a tavola con i Grandi della terra.
Siamo i più fedeli alleati degli americani
Siamo o non siamo i più fedeli alleati degli americani? Tradotto in termini politici significa che abbiamo quasi sempre rincorso i desideri del padrone: abbiamo inviato soldati in Afghanistan e in Iraq, accettato di colpire Gheddafi, facendo anche cose contrarie ai nostri interessi. Ogni volta ci veniva spiegato che da questi atti di servilismo avremmo ricevuto in cambio dei vantaggi. Quali però non è dato capire, visto che in Libia gli americani hanno sostenuto un’operazione che per noi è stata la maggiore sconfitta subita dalla seconda guerra mondiale.
Una nota diffusa dalla Casa Bianca afferma che “l’Italia è un importante alleato Nato, un partner leader in Afghanistan e Iraq, e un partner chiave nel portare stabilità nella regione del Mediterraneo. Insieme gli Stati Uniti e l’Italia cercheranno di approfondire la cooperazione nel fronteggiare i conflitti globali”.
Ecco speriamo che dietro a questa retorica americana di circostanza, priva per noi di reale concretezza e persino dolorosamente ipocrita, non si nasconda per noi qualche altra fregatura. Grazie America, se alla prossima non ci fai troppo male.
(29 luglio 2018)
Link articolo: Trump e Conte, attenti a quei due