di Gabriele Guzzi.
La rivista Limes è sotto attacco. E con essa il libero pensiero.
La tempistica delle dimissioni congiunte di tre membri del comitato redazionale e del consiglio scientifico, seguite da quelle del generale Camporini, non sono casuali.
In Unione Europea, si vogliono serrare le file: qualunque discorso minimamente critico deve essere censuato, ostacolato, fatto fuori. Ma Lucio Caracciolo è un pensatore troppo importante ed autorevole. E quindi, ecco le dimissioni di gruppo, poi riportate da tutti i media come critica alla linea di Limes.
Dopo aver distrutto l’economia di un Continente, ora lo si vuole portare al riarmo per pensare a una guerra contro la Russia. Chiunque dica che il Re è nudo è un traditore della Patria, e va trattato come tale. Non ci può essere spazio per la dialettica.
La realtà deve essere sacrificata sull’altare della guerra.
E questo riguarda anche le sanzioni volute da Kaja Kallas per l’ex colonnello svizzero Jacques Baud, con l’accusa di essere “ospite regolare di programmi televisivi e radiofonici filorussi”.
Afferma oggi Lucio Caracciolo al Fatto Quotidiano:
“Noi siamo rivista di geopolitica. Occorre analizzare i conflitti e ascoltare tutte le voci, anche le più lontane. Non possiamo metterci da una parte contro l’altra ma essere aperti a punti di vista molto diversi. Quello che mi preoccupa è che in questa fase è diventato molto difficile se non impossibile discutere con persone che non sono già d’accordo. E questo clima non contribuisce all’informazione. Siamo in una fase di guerra in cui la propaganda gira a mille, ma abbiamo il dovere di informare con tutte le opinioni”
Anche queste frasi ovvie e di buon senso, nell’epoca dell’Eurosuicidio, vanno silenziate, condannate, marginalizzate.
Le leadership europee appaiono ogni giorno più convinte : “si deve accelerare verso il precipizio, e guai a chi prova a fermarci!”