Immigrazione: quel che proporrebbe il partito che non c'è

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3 Aprile 2011 - 22.15


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Una politica “attiva” contro la trappola della falsa multi-etnicità

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di Sabrina Scanti – Megachip.

No, non partiamo da Lampedusa. Quello è solo uno dei ritratti dell”incapacità delle nostre classi dirigenti. Partiamo invece da un”analisi

L”immigrazione di massa, da qualunque prospettiva la si guardi, non è un fenomeno positivo o benigno. Non lo è, prima di tutto, per quelle popolazioni da cui l”emigrazione ha origine e che spesso vengono così svuotate delle forze più giovani e attive contribuendo a innescare un circolo vizioso di sottosviluppo. Non lo è per i paesi ospitanti, in cui si verificano fenomeni di tensione, specialmente con gli strati più deboli delle popolazioni locali, nonché problemi di ordine pubblico e legalità.

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In Italia la politica ha evidenziato un gravissimo ritardo nel governare il fenomeno. La “sinistra” lo ha sostanzialmente subìto senza approntare valide risposte, atteggiamento anche causato da un malinteso approccio culturale di ecumenismo dell”accoglienza. La “destra” ha instaurato una progressiva risposta repressiva che non solo non risolve alla radice i problemi (assurdo pensare alla riuscita, nel lungo termine, della “tolleranza zero”) ma tende a porre la situazione dell”immigrato ancora più esposta a condizioni di sfruttamento e illegalità a tutto vantaggio di quei settori (criminalità organizzata o del lavoro nero) che sono gli unici a lucrare sul fenomeno.

Non bisogna poi sottovalutare un aspetto di «governance» mondiale. Ridurre il fenomeno dell”immigrazione in uno stato di cronica problematicità aiuta a tenere sotto controllo le popolazioni dei paesi più poveri ed è una costante minaccia di instabilità verso le società più avanzate. A tutto vantaggio delle strutture di potere sopranazionale.

A livello di comunicazione politica, poi, risulta facile instillare paure per poi solleticare risposte aggressive e xenofobe. Mentre, del resto, la tanto decantata “inarrestabilità” della società multietnica può avere senso solo in quanto conseguenza di una armonica e progressiva multiculturalità, che è l”esatto contrario della creazione, ad esempio, di ghetti in cui le condizioni di miseria e sottosviluppo sono semplicemente trasferite dalle società di origine in quelle di arrivo.

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La risposta, dunque, non può essere che quella di una “politica attiva” che sorvegli e incanali la immigrazione di massa mentre selezioni e stimoli la immigrazione intellettuale di qualità. Nel primo caso, infatti, è fuorviante ritenere che gli immigrati vadano a coprire ambiti lavorativi che “gli italiani non vogliono più fare”. L”emigrazione infatti non toglie lavoro in quanto tale ai locali, piuttosto restringe le condizioni salariali e soprattutto i diritti del lavoro in una sorta di concorrenza al ribasso. Per cui ci sono lavori che “gli italiani non vogliono più fare a quelle condizioni”.

Al tempo stesso in Italia si sente spesso la mancanza di diffusi livelli di professionalità ad alto contenuto di valore (si pensi a tutto il settore delle nuove tecnologie, come, nel recente passato, al deficit nel settore medico-infermieristico) causata dal ritardo del sistema educativo o, perché no, dalla indole culturale del popolo italiano. In tal senso “importare” intelligenze e capacità da altre culture potrebbe portare enormi vantaggi al sistema paese.

 

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La proposta è la nascita diffusa di Agenzie dell”Immigrazione (gestite da Ong, associazioni, enti pubblici italiani) da installare nei paesi da cui il fenomeno ha origine. Tali agenzie avrebbero il compito di prima accoglienza e centri di permanenza temporanea. Per un periodo di tre/sei mesi, oltre che incombenze burocratiche (identificazione personale, status giuridico di rifugiato, ecc.) e opportune verifiche sanitarie (quindi eventualmente cura), il migrante avrebbe diritto ad un periodo di addestramento riguardante: lingua e cultura italiana; diritti e doveri civici; avviamento professionale.

Al termine di tale percorso il migrante otterrà l”idoneità all”espatrio per motivi di lavoro (permesso di ingresso e soggiorno stagionale o di lungo periodo) in relazione alle sue capacità professionali e al decreto flussi (che dovrebbe essere predisposto a livello regionale con la partecipazione di sindacati e associazioni patronali) che ne permetterà l”immediato inserimento nell”ambito lavorativo e territoriale italiano più adeguato. Il migrante arriverebbe così in Italia tramite canali ufficiali, con sicure prospettive di immediato inserimento, un supporto che lo accompagna, ed un minimo di conoscenze culturali e salvaguardie giuridiche.

 

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Le Agenzie sarebbero anche centri per la promozione dell”immigrazione di qualità verso l”Italia insediandosi in paesi (Europa orientale, Asia, America) con elevati livelli educativi e di preparazione professionale ad alto contenuto intellettuale per cui il nostro paese potrebbe esercitare una attrattiva, se non sempre economica, di stile e benessere di vita (dalla fuga di cervelli all”attrazione di cervelli).

Ovviamente le Agenzie che si occupano dell”immigrazione di massa e quelle dell”immigrazione di qualità avrebbero differenti strutturazioni per rispondere al meglio ai rispettivi compiti.

 

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Le Agenzie sarebbero l”unico canale legale per arrivare in Italia come lavoratori da paesi extra-comunitari, salvi i casi, a quel punto eccezionali, di arrivo con visto turistico o motivi di studio e regolarizzazione conseguente all”inizio di una attività lavorativa nel periodo di permanenza.

Quindi, solo nel momento in cui il sistema delle Agenzie fosse entrato a regime, si potrebbe prevedere con una certa utilità il reato di “immigrazione clandestina” che con ogni probabilità sarebbe legato a quel punto a fenomeni criminali.

Per gli stranieri che si trovassero già in Italia in condizione irregolare l”alternativa sarebbe tra lasciare il paese definitivamente o essere destinato in una Agenzia da cui potrebbe tornare con una procedura semplificata in Italia (ad esempio in seguito a chiamata personale da un datore di lavoro già conosciuto) oppure soggiornarvi per il periodo di addestramento che gli consenta di ottenere una nuova idoneità.

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Azione politica – La proposta delle Agenzie potrebbe essere maggiormente efficace se predisposta a livello europeo. Pertanto sarebbe utile portare la proposta a conoscenza dei gruppi parlamentari europei.

In Italia si dovrebbe suscitare un dibattito politico sulla proposta cercando di creare su di essa la convergenza dei partiti di sinistra ma, trasversalmente, anche della maggioranza (ad esempio la Lega) o della destra extra-parlamentare, per apportare emendamenti ed ampliamenti all”attuale legge sulla sicurezza, quanto meno per quando, sotto l”impatto della grande crisi, le norme vigenti denoteranno strutturalmente i loro limiti e la loro inefficacia.

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Nel frattempo si potrebbero predisporre, laddove si trovassero forze e risorse, delle Agenzie private che fin da subito, in collegamento con sindacati e patronati del lavoro italiani, cominciassero ad impiantare dove possibile le strutture embrionali e guida del progetto.

 

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