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A che serve l”art. 18? Ecco la risposta. Uno dei tre operai iscritti o delegati della Fiom alla Fiat di Melfi ha ottenuto oggi dal tribunale di Potenzala “reintegra” sil posto di valore.  La sentenza è stata pronunciata dai giudici della Corte d”appello: il ricorso della Fiom contro il licenziamento di due suoi delegati (Barozzino e Lamorte) e un tesserato all”organizzazione dei metalmeccanici della Cgil, è stato accolto. La Fiat deve riassumere i tre operai ingiustamente buttati fuori con l”accusa, inconsistente e pretestuosa, di aver “bloccato” un carrello nel corso di uno sciopero unitario indetto da tutte le sigle sindacali.
I fatti risalgono all”estate del 2010. Quella di ieri è la terza sentenza – la seconda positiva – che riguarda i tre operai. La Fiat che nelle prossime settimane dovrà comparire in 20 tribunali e difendersi in 61 cause intentate dal sindacato di Landini per comportamenti antisindacali.
In base a un accordo separato, infatti, è stato cancellato il contratto nazionale, viene impedito alla Fiom di esercitare i suoi diritti sindacali e ai lavoratori di eleggersi democraticamente i propri rappresentanti. «Abbiamo vinto – ha gridato Giovanni Barozzino al termine della lettura della sentenza, visto che avevamo ragione noi?».
Ci sembra quasi inutile, a questo punto, sottolineare l”importanza generale di questa sentenza. Che naturalmente si porterà dietro anche nuovi diktat Fiat: “cambiare la legislazione”.
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