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Cgil in piazza per evitare la scomparsa

'Vorrebbero rientrare in gioco, con tattiche degli ultimi 30 anni, ma quel mondo non esiste più. La manifestazione è riuscita, ma non c''è altro... [Contropiano]'

Cgil in piazza per evitare la scomparsa
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25 Ottobre 2014 - 20.23


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da Contropiano.

Piazza San Giovanni era già piena di prima mattina, con
quelli che organizzano e chi non ce la fa a camminare. I cortei da
Ostiense e Stazione Termini sono partiti in anticipo per evitare un
ammassamento eccessivo di persone. Difficile dare numeri, in una
situazione del genere, ma si può dire fin d”ora che lo sforzo
organizzativo fatto ha prodotto il risultato atteso.

Lo striscione d”apertura è generico quanto basta per non dire contro chi e per che cosa
è stata indetta questa manifestazione “Lavoro dignità e uguaglianza.
Per cambiare l”Italia”. Un titolo che poteva andar bene nel 1945, nel
”60 e anche nel 2002; che tornerà buono (ma è difficile) anche in un
lontano futuro, se le cose dovessero restare così. La gente in piazza
naturalmente sa benissimo che questo è un “no” al governo e al jobs act,
ma la Cgil non può dirlo. Tanto più nel giorno in cui il suo storico
partito di riferimento – quello che per mezzo secolo aveva fatto della
Cgil una propria “cinghia di trasmissione” – non esiste praticamente
più. La maggioranza salita sul carro del vincitore sta alla Leopolda di
Firenze; la minoranza senza speranza né progetti sta in piazza,
guardandosi intorno, ricevendo pacche sulle spalle e anche qualche
sorriso di compatimento: “vi siete fatti scalare il partito”,
grimaldello poi per “scalare il paese”.

Le parole sono naturalmente baldanzose e bellicose, come necessario
quando si chiama così tanta gente in piazza: la Cgil è pronta ad
utilizzare “tutte le forme necessarie” a sostegno delle proprie
richieste, compreso lo sciopero generale, ha detto Camusso nel corso
della manifestazione. “Continueremo la nostra iniziativa con tutte le
forme necessarie”. Ma quali sono le richieste? Rivolte a chi? Silenzio
(oltre il generico “lavoro e occupazione” non si va, il nemico è
innominabile).
Gianni Cuperlo e Pippo Civati sono tra i parlamentari
Pd presenti al corteo, piazzati dietro lo striscione dei poligrafici de
l”Unità (che dovrebbe tornare prima o poi in edicola, ma edito da chi
pubblica il catalogo Ikea). Poche e non apprezzate, del resto, le
bandiere del Pd. Per capirsi: più di un cartello portava scritto “Fuori
da questo corteo i parlamentari Pd che voteranno il Jobs act”.

Loro stessi non sanno come approcciare la contraddizione (“Sto in
piazza, ma anche nel Pd e voto la fiducia al governo, anche sul jobs
act”). Quanto dichiarano alla stampa è quantomeno imbarazzante. Per
Stefano Fassina, deputato ed ex viceministro dell”economia nel governo
Letta, «Renzi non ha capito che la piazza non vuole bloccare il governo,
vuole solo correggere dei provvedimenti che non vanno, che aggravano la
precarietà». «Chi manifesta oggi non lo fa contro il governo, ma contro
politiche che sono sbagliate», ha detto sullo stesso tono Pippo Civati.
Dove pensano di andare con questa abitudine a nascondere quello che è
solare?

Un primo bilancio è dunque possibile. La Cgil ha evitato il rischio
che questa fosse l”ultima manifestazione della sua storia, ma è senza
alcuna idea praticabile sul come andare avanti. Il tipo di sindacato che
ha selezionato il suo attuale quadro dirigente e i funzionari
(concertativo, collaborativo, ma anche dotato di un “ruolo politico”,
quindi dotato di un potere di veto sulle decisioni governative, anche se
esercitato di rado) sarà morto e sepolto il giorno dopo l”approvazione
del jobs act.

Un sindacato così, d”altro canto, non ha alcuna possibilità – né
intenzione – di trasformarsi nuovamente in un”organizzazione
conflittuale. Nemmeno la Fiom di Landini, che battaglia molto ma per
tornare esattamente al come eravamo (la concertazione, ecc).

Non ha più una bussola politica, visto che il Pd è il governo contro
cui si manifesta (senza poterlo ammettere), e fuori di lì ci sono
soltanto soggetti troppo piccoli per essere attendibili. Non che la
dimensione, di per sé, sia una garanzia di potenza. Quando mancano idee
chiare e progetti forti, quando le condizioni a contorno cambiano
radicalmente, ci vuole un attimo (pochi anni, sul piano concreto) perché
quella dimensione si polverizzi o si sgonfi. Una considerazione che non
sembra abituale tra i beati costruttori di alleanze elettorali…

Banalmente, non cӏ una politica possibile per questa Cgil; nemmeno
se optasse – ma è impensabile – per trasformarsi essa stessa in un nuovo
“partito del lavoro”. Perché dovebbe scegliere se l”Unione Europea è un
bene o un male; se si esce da una dittatura oligarchica con un
rinnovato protagonismo dei lavoratori reali oppure se tutto si risolve –
nella testa, non nella realtà – in un “nuovo compromesso tra i
produttori”, in cui è il “soggetto politico” a decidere per nome e per
conto dei rappresentati, ma senza ascoltarli mai (comӏ stato dai 35
giorni alla Fiat a questa parte; 34 anni, insomma…).

L”unica idea che rimbalza nella testa dei vertici Cgil e della
minoranza Pd è di trasformare questa forza di massa in un consenso
interno al Pd, tale – per dimensione – da rovesciare i rapporti di forza
attuali e sostituire Renzi con qualche personaggio meno “estraneo” al
vecchio centrosinistra, facendosi appoggiare poi dall”esterno da Vendola
e frattaglie ex comuniste varie.

Gigantismo organizzativo e nanismo
politico vanno a braccetto, ma a ogni bivio rischiano di cappottare…
Non hanno insomma pensato nemmeno per un attimo a capire cosa è
successo, perché, quali forze hanno determinato il cambiamento di
rapporti di forza e la loro stessa estromissione dalle stanze (fino ad
un cero punto, siamo pur sempre l”Italietta inaffidabile per l”Unione
Europea) che contano qualcosa. Vorrebbero rientrare in gioco, con le
vecchie tattiche degli ultimi 30 anni, mentr quel mondo (e quelle
tattiche) non esiste più.

La manifestazione insomma è riuscita, e la Cgil non dovrà sciogliersi domani mattina. Ma non c”è altro…

Fonte: http://contropiano.org/politica/item/27129-cgil-in-piazza-per-evitare-la-scomparsa.

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