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di Panofsky.
Per chi si interessa alla realtà del mercato del lavoro, mai come in questo periodo appare evidente la distanza fra la comunicazione politica e la realtà .
Partiamo dal Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro che doveva essere il fiore all’occhiello del Governo Renzi nel 2015. Renzi, Poletti e gli economisti del principe per mesi hanno lodato gli effetti benefici della riforma, nella forma dell’aumento dei posti di lavoro a tempo indeterminato. Poi sono arrivati i dati dell’INPS riferiti a gennaio 2016, in cui il saldo fra assunzioni e cessazioni a tempo indeterminato è risultato negativo, a riportare tutti alla brusca realtà : che le nuove assunzioni erano drogate dagli sgravi fiscali e che è difficile definire “stabile†il lavoro al tempo del contratto a tutele crescenti, dove al datore di lavoro basta pagare una cifra tutto sommato esigua per liberarsi di un lavoratore indesiderato.
Si può continuare poi parlando dei voucher, anch’essi parte del Jobs Act (che ha aumentato i massimali di reddito percepibili tramite buoni lavoro), anche se questo ovviamente Renzi e i suoi fanno finta di dimenticarlo. Il loro utilizzo […]
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