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Comprarsi un bambino

'Ciò cui assistiamo con la compravendita di bambini è più scandaloso di un ''privilegio di classe''. E'' inquinamento dell''atmosfera etica delle società. [Giulietto Chiesa]'

Comprarsi un bambino
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1 Marzo 2016 - 22.21


ATF

di
Giulietto Chiesa
.

Quando si “tocca il fondo” c”è
sempre qualcuno che bussa di sotto.

Siamo arrivati alla compravendita dei bambini. Perché di questo si tratta. E non cambia
il fatto che il bambino lo si compra prima di nascere. È sempre una compravendita. Tanto più rivoltante
perché coinvolge addirittura tre, anzi quattro, commercianti. Una, di rango
inferiore, che vende l”ovulo, uno, con complice, che fornisce lo sperma. Infine
una donna di rango ancora inferiore che funge da contenitore del prodotto in
via di formazione.

Un tempo, quando le parole avevano ancora un
senso, si sarebbe definita questa faccenda – invereconda – come “privilegio di classe”. In
effetti lo è, perché solo i ricchi,
e i molto ricchi, possono
permettersela. Gli altri entreranno nel processo produttivo come fornitori dei componenti.

Oggi questa espressione non la usa più
nessuno. Ed è giusto che sia così, perché ciò cui assistiamo è molto più
scandaloso di un “privilegio di
classe”
.

Ciò che colpisce è la mostruosità morale che
pretende di stabilire una legge nuova: quella che sancisce che il desiderio
(qualsiasi desiderio) ha di per sé il diritto di essere realizzato.
“Loro” vogliono un figlio, anche se non possono farlo. Vogliono che
sia esclusivamente “il loro figlio”. La possibilità di adottare un
bambino esistente non li soddisfa.

Voglio attirare l”attenzione sulla prepotenza e sulla primitività di una tale pulsione.
Altro che “progresso”. Questa è violenza sugli altri e, insieme, genuflessione di fronte all”albero
genealogico
. E allora piegano – con l”uso della tecnologia – la natura al
loro volere. Naturalmente “loro” sono quelli che possono permetterselo. Ma la strada che aprono è molto più lunga. Domani quelli che possono
permetterselo, sceglieranno non solo
il sesso, ma i cromosomi dei loro
figli. E poiché le bio-tecnologie promettono sfracelli, chissà quante cose
potranno scegliere. E non si vede, in base a questa logica aberrante, perché
non dovrebbero farlo. I “loro” figli saranno migliori di quelli degli
altri.

Io credo che avesse ragione Gregory Bateson, quando poneva il
problema se non fosse giunto il momento di stabilire dei limiti (sì, proprio dei limiti, almeno in base al principio di precauzione) alla ricerca scientifica.
Ma, intanto, la comunità umana esistente dovrebbe porre dei limiti
all”insensatezza che sta inquinando l”atmosfera
etica
delle nostre società.

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