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Chi vuole la fine dell'Europa?

Non siamo per “nessuna Europa”, ma per “un’altra Europa”. E qui è la differenza da tenere alta, come uno scudo contro gli schizzi di stupidità [Giulietto Chiesa]

Chi vuole la fine dell'Europa?
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19 Novembre 2013 - 00.43


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di Giulietto Chiesa.

A maggio 2014 si vota per un nuovo Parlamento Europeo. Difendere questa Europa è impossibile. È divenuta una struttura autoritaria, che conserva solo un cerimoniale democratico.
Maggiordomi, camerieri, camarlenghi, servitori di camera, affaristi, campanari, prostituti, talvolta semplici illusi che vengono guidati per mano da lobby potenti e astute.
Che fungono a copertura per poteri che nessuno ha mai eletto e che non desiderano neppure di essere eletti: non ne hanno bisogno per comandare.

Dunque questa Unione Europea è da combattere con tutte le forze di cui disponiamo. Senza alcun dubbio: questa è un’Europa contro i popoli. Un’Europa delle banche e dei mercati. Un’Europa che prepara guerra e si nutre di ingiustizie.

Ma noi non siamo per “nessuna Europa”, siamo per “un’altra Europa”. E qui è la differenza da tenere alta, come uno scudo che ci impedisca di essere insozzati dagli schizzi di stupidità, nei prossimi mesi. Perché è ormai pieno di partiti e movimenti, in tutti i paesi europei, che puntano direttamente e semplicemente a cancellare l’Europa. In nome non dei popoli, ma di un nazionalismo di ritorno, virulento, ottuso come sempre lo sono i nazionalismi, xenofobo, separatista, bellicoso.

Noi non intendiamo confonderci con questa robaccia di scarto. Ma saremmo ingenui se la sottovalutassimo. Perché cresce come la gramigna, come la spazzatura e i rifiuti che sono ormai troppi. Ed è spazzatura che già cerca di organizzarsi in sistema anch’essa. Da nord a sud cresce dappertutto.

È la risposta reazionaria alla reazione finanziaria che ci governa. Dal partito dei Finnici, al Fronte Nazionale di Marine Le Pen (già in testa ai sondaggi); dal Partito (razzista) della Libertà dell’olandese Geert Wilders, ai Democratici Svedesi, al Vlaams Belang; dallo Jobbik ungherese all”Alba Dorata greca. Per arrivare ai più rispettabili (si fa per dire) Independence Party britannico, e alla Alternative Für Deutschland. L’elenco è più lungo. Ve la figurate un’Europa fatta di staterelli più o meno grandi, che chiudono le frontiere interne, che cominciano a disputarsi territori contesi, che deportano gl’immigrati, che segregano le minoranze etniche e linguistiche al loro interno. Saremmo in un inferno, altro che Erasmus!

Tutti questi partiti e movimenti – l’avrete notato – si muovono con la bandiera innestata dell’uscita dall’Europa e, naturalmente, dall’euro. Ora, tutti sappiamo che l’euro è diventato una tagliola, un cappio scorsoio che c’impicca. Ma che sia l’euro la causa di tutto questo non lo credo. La crisi del debito non è nata con l’euro e uscire dall’euro non ci salverà. Ma l’offensiva contro l’euro è la scorciatoia demagogica più semplice. Tanto semplice che, in Italia, chi la sceglie si troverà a fianco della Lega e di Berlusconi, o dei suoi epigoni. Compagnia sgradevole.

Noi in quella compagnia, insieme ai vari Paragone di turno, che, venendo dalla Lega, si portano dietro tutto il suo liquame, e che adesso cavalcano il ronzino più comodo per darla a bere al gonzo, in quella compagnia non vogliamo andare.

Forse (ma non credo) resteremo in minoranza. Ma – in questo caso – meglio soli che male accompagnati. Io voglio un’Europa democratica e solidale, e giusta e pacifica. E forte abbastanza per contare nell’arena mondiale. La voglio libera da ogni alleanza militare. Nessuno dei nemici giurati dell’Europa e dell’euro dice queste cose. E questa è la ragione principale che mi fa diffidare di loro. Di tutti, siano essi di destra o di sinistra.

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