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di Giulietto Chiesa.
Riflessioni di fine anno 2013.
Un po” pessimistiche. Segnali preoccupanti si stanno moltiplicando.
Visti tutti insieme non sembrano casuali e scollegati. Cӏ una
logica. Penso che ci dicano che siamo in situazione di grande
squilibrio. L”abbiamo creato noi. L”ha creato l”Uomo (e la Donna)
distruggendo il ciclo di Gea. Le ultime dieci generazioni
(delle circa 40mila che ci hanno preceduto) hanno fatto un grosso
guaio. Lo squilibrio è un insieme di squilibri, tutti
interconnessi e tutti reciprocamente influenzantisi.
Un po” pessimistiche. Segnali preoccupanti si stanno moltiplicando.
Visti tutti insieme non sembrano casuali e scollegati. Cӏ una
logica. Penso che ci dicano che siamo in situazione di grande
squilibrio. L”abbiamo creato noi. L”ha creato l”Uomo (e la Donna)
distruggendo il ciclo di Gea. Le ultime dieci generazioni
(delle circa 40mila che ci hanno preceduto) hanno fatto un grosso
guaio. Lo squilibrio è un insieme di squilibri, tutti
interconnessi e tutti reciprocamente influenzantisi.
Il guasto concerne un meccanismo
complesso. Intervenire su uno solo, o alcuni, degli squilibri,
non sarà sufficiente. Sono il risultato di 5 miliardi di anni. Li
abbiamo modificati in due secoli di sussulti violenti. Adesso gli
effetti invadono tutte le sfere della nostra vita, la natura, la
società , l”energia che ci è necessaria, la psicologia di tutti e di
ciascuno. E 7 miliardi d”individui sono presi in un vortice immenso,
al quale sembra non esserci riparo.
complesso. Intervenire su uno solo, o alcuni, degli squilibri,
non sarà sufficiente. Sono il risultato di 5 miliardi di anni. Li
abbiamo modificati in due secoli di sussulti violenti. Adesso gli
effetti invadono tutte le sfere della nostra vita, la natura, la
società , l”energia che ci è necessaria, la psicologia di tutti e di
ciascuno. E 7 miliardi d”individui sono presi in un vortice immenso,
al quale sembra non esserci riparo.
Le strutture economiche e sociali
che abbiamo costruito appaiono sempre di più non solo instabili,
ma fragili. Pochi conoscono come funzionano. Quando si rompono – e
si rompono sempre più spesso – pochi, quasi nessuno, sanno come
ripararle.
che abbiamo costruito appaiono sempre di più non solo instabili,
ma fragili. Pochi conoscono come funzionano. Quando si rompono – e
si rompono sempre più spesso – pochi, quasi nessuno, sanno come
ripararle.
Chi comanda? Chi guida? Ci sono
i potenti del mondo, che vivono ai piani alti di una torre
vertiginosa. Nessuno li ha eletti, ma dispongono di tutto il potere.
Il denaro li ha resi inattingibili, al punto che (alcuni di loro) si
credono onnipotenti . Vedono, da lassù, una parte del futuro.
i potenti del mondo, che vivono ai piani alti di una torre
vertiginosa. Nessuno li ha eletti, ma dispongono di tutto il potere.
Il denaro li ha resi inattingibili, al punto che (alcuni di loro) si
credono onnipotenti . Vedono, da lassù, una parte del futuro.
Vedono dunque, meglio di noi, la
crisi che arriva al galoppo. Sanno che la torre in cui vivono è
ormai come la cima di un vulcano. E cercano di chiuderne la bocca,
con tutte le tecnologie di cui dispongono, cambiando il clima,
creando nuove armi, puntandole contro la natura, accrescendo
tutti gli squilibri.
crisi che arriva al galoppo. Sanno che la torre in cui vivono è
ormai come la cima di un vulcano. E cercano di chiuderne la bocca,
con tutte le tecnologie di cui dispongono, cambiando il clima,
creando nuove armi, puntandole contro la natura, accrescendo
tutti gli squilibri.
Come sciamani primitivi cercano qualche
artificio, scommettono su qualche ricetta miracolosa. Che però non
sanno trovare.
artificio, scommettono su qualche ricetta miracolosa. Che però non
sanno trovare.
LÃ sotto vedono le plebi infuriate, da
loro stessi create, salire lungo i contrafforti e si preparano a
combatterle. Possono vincere contro quelli che salgono, ma non
potranno fermare l”eruzione del vulcano su cui siedono.
loro stessi create, salire lungo i contrafforti e si preparano a
combatterle. Possono vincere contro quelli che salgono, ma non
potranno fermare l”eruzione del vulcano su cui siedono.
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