di Giulietto Chiesa
Sarebbe straordinario quello che ho letto sull’ultimo editoriale di Eugenio Scalfari (la Repubblica, 9 settembre) se non fosse un ulteriore segnale della degenerazione del dibattito pubblico nel nostro Paese e in generale dell’Occidente, Europa in testa.
Leggo e “strabilio” vedendo Scalfari definire Vladimir Putin come “leader del comunismo mondiale”. Povero presidente della Russia, che si è visto attribuire negli ultimi anni – a partire dal suo discorso di Monaco – una tale serie di crimini: dall’assassinio della Politkovskaja, a quello di Litvinenko, all’abbattimento del Boeing malaysiano nei cieli del Donbass in guerra, al tentato assassinio di Skripal e di sua figlia Julia, al sequestro della (altrimenti com’è ben noto, splendente) democrazia americana in occasione del famosissimo Russiagate, fino al risultato elettorale del 4 marzo in Italia. Crimine, quest’ultimo, evidentemente così imperdonabile da aver fatto venire le traveggole non solo a Scalfari, ma a tutto il mainstream italiano e internazionale.
Certo in questa preziosa riflessione Eugenio Scalfari si è dimenticato della Cina e di Xi Jinping. L’ambasciata cinese a Roma avrebbe non pochi motivi per replicare anch’essa a una tale offesa: non per essere stata definita “comunista” (che per Xi Jinping è motivo di orgoglio) ma per non essere stata collocata al suo indubbiamente meritato posto di assoluta preminenza. Certo – così chiosa ancora Eugenio Scalfari – la politica è una cosa “complessa”, visto che “Aristotele lo dimostrò più di 2000 anni fa”, ma come si fa a non considerare comunista Vladimir Putin alla luce del suo “interesse ad un’egemonia nel Mediterraneo centrale”?
Uso il condizionale, perché, in realtà, non è questo il centro dell’attenzione di Scalfari. L’egemonia nel Mediterraneo centrale è qui solo la dantesca “donna dello schermo”. Il centro dell’attenzione è invece Matteo Salvini, che qui viene rappresentato come “una sorta di suo delegato (di Vladimir Putin) in tutte le delicatissime questioni che coinvolgono le immigrazioni dal litorale libico in direzione Europa attraverso l’Italia”.
L’articolo è stato pubblicato sul blog dell’autore de Il Fatto Quotidiano, 14 settembre 2018.