In ricordo di Giulietto

Quando noi "giovani" (amava circondarsi di collaboratori più giovani) eravamo esausti per i tour vorticosi a cui si sottoponeva, lui trovava sempre una cosa nuova per cui entusiasmarsi

In ricordo di Giulietto
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26 Aprile 2020 - 22.24


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di Simone Santini.

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Ho conosciuto di persona Giulietto Chiesa nel 2010. Come personaggio pubblico lo seguivo già da molti anni, ovviamente. Si rese disponibile con meravigliosa umiltà a scrivere la prefazione del libro che ero in procinto di pubblicare. Anche se ero un autore esordiente, e lui era oberato di lavoro ed impegni (soprattutto viaggi, come sempre), volle ugualmente sottrarre del tempo alle sue festività natalizie in famiglia pur di non mancare all’impegno. Non aveva niente da ricavarci, a parte la mia riconoscenza e amicizia, ma riteneva l’argomento importante, e questo era tutto.
Ci ritrovammo a collaborare, gomito a gomito, qualche tempo dopo quando diventai segretario nazionale di Alternativa, il laboratorio politico che aveva fondato, e per il lancio di PandoraTV, la sua ultima preziosa creatura. Fu un periodo relativamente breve ma intensissimo. Era un maestro di giornalismo e di attivismo politico, era un Maestro.
Ogni volta che ci si ritrovava insieme, in particolare per qualche viaggio/conferenza, rimanevo ogni volta sorpreso dalla sua vorace curiosità. Chiedeva di tutto, voleva sapere di tutto, continuamente domandava e si interessava.
Quando noi “giovani” (amava circondarsi di collaboratori più giovani) eravamo esausti per i tour vorticosi a cui si sottoponeva, lui trovava sempre una cosa nuova per cui entusiasmarsi con la gioia di un bambino. E ci sfotteva, perchè eravamo dei mollaccioni. Sì, era di un’altra tempra, di un’altra generazione, quella che ha fatto l’Italia del dopoguerra e che comincia a venirci meno. Per questo lo consideravamo in qualche modo indistruttibile, forse immortale.
Sono sicuro che quando avrà visto tra la folla quella nera signora, avrà sollevato il folto e nervoso sopracciglio e il mitico baffo si sarà piegato nel suo inconfondibile beffardo sorriso: “Proprio il giorno della ricorrenza di Chernobyl? Dev’esserci qualcosa sotto…”

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