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di Anne Barrowclough – «The Times»Il più noto capoprigione dei Khmer Rossi ha detto al processo sui crimini di guerra in Cambogia che le politiche degli Stati Uniti negli anni 70 hanno contribuito alla crescita del regime genocida di Pol Pot.
Kaing Guek Eav, detto anche ”Duch”, il brutale direttore del famigerato centro di tortura S-21 ha detto di ritenere che il regime dei Khmer Rossi sarebbe morto se gli Stati Uniti non avessero sostenuto il governo militare di estrema destra che rovesciò il principe Norodom Sihanouk nel golpe del 1970.
Duch, che è sotto processo per crimini contro l”umanità e crimini di guerra, ha rilasciato le dichiarazioni all”interno di una dettagliata testimonianza sul proprio percorso da insegnante di matematica a fanatico rivoluzionario comunista.
In precedenza, aveva sostenuto di fronte al tribunale ONU di avere «sacrificato tutto» per la rivoluzione, ma aveva capito fin dall”inizio che sarebbe finita in una ”catastrofe”.
Durante i quattro anni in cui i Khmer Rossi sono stati al potere dal 1975 al 1979, oltre un milione e settecentomila cambogiani – quasi un quarto della popolazione – sono morti di fame, malattia o giustiziati. Tra il 1977 e il 1979 Duch stesso presiedette alla morte di circa 17mila vittime che furono portate all”S-21 per essere interrogate e assassinate.
La scorsa settimana, ha preso posizione per esprimere il proprio rimorso per le atrocità commesse sotto il suo comando. Ora che il processo è entrato nella sua seconda settimana, “Duch” si è di nuovo pronunciato, stavolta per descrivere la propria parte nell”ascesa dei Khmer Rossi.
Nel descrivere l”aggrovigliata politica della Cambogia quando la guerra del Vietnam imperversava nel confine orientale del paese, e i Khmer Rossi reclutavano contadini e intellettuali delusi nei confronti del regime autocratico del principe Sihanouk, Duch ha detto di essere convinto che la rivoluzione di Pol Pot sarebbe finita nel 1970, se la politica americana non gli avesse presentato una «occasione d”oro».
«Ritengo che i Khmer Rossi sarebbero stati già stati demoliti», ha detto. «Ma Henry Kissinger (l”allora Segretario di Stato USA) e Richard Nixon furono rapidi (a spalleggiare il generale Lon Nol, il leader del golpe di destra), ed ecco dunque che i Khmer Rossi colsero l”occasione d”oro».
Pol Pot si servì dell”intervento degli Stati Uniti nella politica della Cambogia come uno strumento di propaganda per aumentare i reclutamenti e costruire il potere combattendo il regime di Lon Nol, tra il 1970 e il 1975. Il golpe ha portato a un significativo aumento del sostegno dei comunisti vietnamiti inteso a dimostrarsi cruciale nel portare Pol Pot al potere.
Duch ha iniziato la giornata a raccontare la sua personale odissea verso la rivoluzione, descrivendo come si interessò alla politica nel 1957 e decise di aderire ai Khmer Rossi nel 1964.
Ha detto che i suoi genitori erano in sintonia con le sue convinzioni in materia di lotta contro l”oppressione, ma avevano paura per lui, perché rischiava l”arresto e il carcere.
«Ho sacrificato tutto per la rivoluzione», ha detto al giudice il sessantaseienne Duch.
Quando decise di andare in campagna, ha detto, per diventare un quadro dei Khmer Rossi a tempo pieno, andò a dire addio ai suoi genitori.
«Mio padre era sconvolto», ha ricordato, ma gli diede un braccialetto portafortuna. I suoi amici gli regalarono un orologio.
All”inizio gli fu dato l”incarico dell”insegnamento morale ai suoi compagni guerriglieri, ma le sue capacità dovute alla sua superiore precedente istruzione furono rapidamente riconosciute dai suoi superiori, e fu in seguito il responsabile degli interrogatori nella prigione di sicurezza nota come M-13 in una roccaforte nella giungla.
Quando gli venivano inviati prigionieri e documenti, vide che, prima ancora che i Khmer Rossi avessero preso il potere, i loro membri si accusavano, si arrestavano e si uccidevano l”un l”altro.
«Mi dicevo: “Oh, questo sarà un disastro”», ha testimoniato.
Duch è il primo di cinque ex leader dei Khmer Rossi ad essere processato dalle Camere Straordinarie dei Tribunali della Cambogia (ECCC), e l”unico a fare ammenda dei suoi crimini di guerra.
Il suo processo giunge proprio mentre ancora una volta le accuse di corruzione minacciano di oscurare il procedimento del tribunale.
Peter Taksoe-Jensen, assistente segretario generale per gli affari giuridici delle Nazioni Unite, dovrà incontrare i funzionari del governo e del tribunale questa settimana per discutere le accuse secondo cui membri del personale cambogiano dell”ECCC sono stati costretti a pagare tangenti per ottenere le loro posizioni.
Avvocati della difesa e gruppi per i diritti umani suggeriscono che se tali accuse non venissero prese in esame, si potrebbe distruggere la credibilità del tribunale.
Articolo originale: http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/asia/article6043309.ece
Traduzione per Megachip di Manlio Caciopo
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