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da «Russia Today».
Combattenti pesantemente armati hanno attaccato un campo di circa 1.500 profughi alla periferia di Tripoli, aprendo il fuoco sui suoi abitanti. Almeno sei sono stati uccisi nell”incidente, con l”effetto di scatenare i timori che i civili abbiano scarsa protezione nei confronti di milizie prese da una furia assassina. Â Inoltre, il fatto che l”attacco sia avvenuto appena fuori dalla stessa capitale pone la questione di quanto controllo del paese abbia effettivamente il governo ad interim.
«Gli uomini di Misurata sono venuti al campo [nel quartiere Janzour] alle ore 10 [lunedi]. Sapevamo che provenivano da Misurata perché c”era scritto in tutte le loro auto», ha dichiarato Huda Bel-Eid, residente nel campo, al Medical Hospital di Tripoli.
Secondo vari rapporti, tra sei e dodici persone sono state uccise, compresi bambini, donne e anziani. La zona intorno al campo è stata isolata dagli aggressori per impedire che qualsiasi aiuto potesse raggiungere i rifugiati.
Le autorità a Janzour affermano che i rifugiati si sono armati di coltelli e bastoni per resistere all”attacco. Ma la gente del posto e i medici che hanno accolto i feriti sostengono che gli abitanti del campo erano disarmati. I medici dell”ospedale centrale di Tripoli hanno confermato di aver iniziato a ricevere i corpi dal campo.
Funzionari del consiglio militare di Misurata hanno negato qualsiasi coinvolgimento delle proprie truppe d”assalto, ma la gente del luogo afferma di non avere dubbi sul fatto che gli uomini armati provenissero da Misurata. Chiedono che i residenti del campo profughi siano armati al fine di difendersi dagli attacchi delle brigate di Misurata.
Molti osservatori fanno notare che il campo era diventato sede di ex residenti della nota città di Tawergha e insistono sul fatto che l”assalto sia stato alimentato dal razzismo contro l”ex popolazione nera della città .
I rifugiati provenienti da Tawergha si sono trasferiti nei campi alla periferia di Tripoli dopo che la città è stata cancellata dalla carta geografica nell”agosto del 2011 dalle forze ribelli in un”operazione fortemente coordinata con la NATO.
Gli ex residenti di Tawergha sostengono di essere accusati di collaborare con Gheddafi e vengono regolarmente scambiati per mercenari dell”Africa sub-sahariana, che i combattenti rivoluzionari dicono abbiano combattuto per Gheddafi durante la guerra. Gli abitanti del posto stanno sostenendo che questo è stato utilizzato come pretesto per la pulizia etnica della popolazione di pelle scura di Tawergha.
La città è stata per lo più popolata da libici neri e migranti neri, un retaggio delle sue origini risalenti al XIX secolo quale città di transito nella tratta degli schiavi. Percorrendo la strada tra Misurata e Tawergha si possono leggere slogan come «la brigata [di Misurata] per epurare gli schiavi e la pelle nera».
Le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno documentato in precedenza reati di razzismo da parte della brigata di Misurata poiché ha preso di mira la popolazione nera di Tawergha.
Secondo quanto riferito da media indipendenti, i leader ribelli avevano minacciato Tawergha molto prima della rivolta. Tra le minacce l”appello a «misure drastiche come il divieto perpetuo per i nativi di Tawergha di lavorare, vivere o mandare i figli alle scuole di Misurata».
Ma se il razzismo era solo latente prima della guerra civile in Libia, con il caos post-rivoluzionario nel paese i reati d”odio sono facilmente mascherati.
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Traduzione per Megachip a cura di Monica Pavan
Fonte: http://rt.com/news/libya-war-crimes-racism-827.
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