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di Giulietto Chiesa.
L”attentato di Boston, i bombardamenti israeliani su
Damasco, la crisi (scongiurata subito) tra Stati Uniti e Corea del Nord sembrano eventi del tutto scollegati, disconnessi tra loro. Io penso che
non lo siano e che, anzi, siano tutti segnali del convergere – perfino
piu” rapido del prevedibile verso una crisi di più vaste proporzioni.
Mi pare di vedere una mano – più invisibile di quella, famosa, del
“mercato†– che preme perché si verifichi una resa dei conti. Forse
piu” di una resa dei conti: diverse e lontane, ma riconducibili a un
unicum di impressionante squilibrio, un “buco nero†nel quale stiamo
andando tutti nel piu” disastrante caos di idee dell”ultimo secolo. Ma
più grande di quello che condusse alla seconda guerra mondiale.
La resa dei conti che vedo avvicinarsi ha sicuramente a che fare con la
crisi americana, che si manifesta anche come la crisi della leadership
di Barack Obama. Anche, ma non solo. Gli Stati Uniti sembrano una barca
alle deriva. Con un presidente che, apparentemente, essendo piu” libero
di agire nel suo secondo mandato, era stato dato come all”offensiva su
molti fronti. E invece non solo non e” affatto all”offensiva, ma sta
subendo un”offensiva interna che appare oscura, ma che ha le sembianze
neocon del suo predecessore.
Povero Obama, direbbe qualcuno che l”aveva in simpatia. Ricordo che, al
momento della sua prima elezione, ci furono i comitati di sostegno, in
Italia, promossi dal Pd. Io, dal canto mio, fin da allora lo definii
come «la piu” straordinaria e ben riuscita operazione di maquillage di
tutta la storia».
Adesso si vede in trasparenza che l”“uomo nuovoâ€
della politica statunitense ha la stessa liberta” di manovra di un
fringuello in gabbia.
La crisi con la Corea del Nord non e” stato lui a
cominciarla. Neanche il suo ministro degli esteri lo ha fatto. Si
potrebbe pensare che ci sia un legame diretto, ben piu” solido, tra Kim
Yong Un e il Pentagono, o la Cia, o con tutti e due. Il giovanotto di
Pyongyang si mette all”improvviso a strillare e minacciare,
apparentemente senza motivo. Tutti i media si mettono a starnazzare
anche loro come galline impazzite e, per una decina di giorni, il mondo
intero appare sull”orlo di uno scontro nucleare tra il gigante americano
e il nano nord coreano.
Evidentemente non c”era nulla di piu” serio di
un accurato gioco delle parti, nel quale la parte piu” potente faceva
finta di sentirsi minacciata, ma sapeva perfettamente che la minaccia di
Kim era semplicemente inesistente. Invece lo scopo era diverso:
consentire al Pentagono di mettere a punto gli orologi, e portare le
armi e le piu” raffinate tecnologie americane negli immediati pressi di
Pechino. Washington sa bene, come lo sa Kim Jong Un, che la Corea del
Nord puo” essere cancellata in un attimo.
Fatto decantare il polverone, John Kerry si e” affacciato sull”uscio e
ha detto che troppo allarme era esagerato e contro-producente. Fine
della commedia: si erano messi d”accordo per ricompensare il “dittatore
Pazzoâ€. Resta solo da chiarire chi ha acceso il fiammifero. E,
probabilmente, si scoprirebbe che non e” stato Obama, i cui capelli
stanno ingrigendo a velocita” supersonica, date le circostanze. Poiche”
gli e” stato affidato il compito, forse per lui ingrato, di portare a
compimento la profezia dei neocon. Quegli stessi che presero il potere,
con un vero e proprio colpo di stato, nell”anno 2000, portando alla
presidenza George W. Bush (che era stato sconfitto da Al Gore).
Scrissero, nel famoso Project for The New American Century, che la Cina
sarebbe divenuta il pericolo principale per la sicurezza degli Stati
Uniti nel 2017. E ripeterono la profezia nei documenti successivi
concernenti la sicurezza nazionale del futuro. Era il 1998. Forse non
era una profezia, sebbene si trattasse di eventi del futuro. Forse
avevano fatto i loro calcoli e avevano pensato con quale Cina avrebbero
avuto a che fare, tenendo conto dei tassi di crescita del suo PIL, dei
suoi armamenti, della sua finanza, della sua tecnologia, della sua
popolazione. Se non si tengono sempre presenti quelle previsioni,
difficilmente di potra” capire cosa sta succedendo in America e fuori,
mentre nel frattempo l”Occidente intero e” entrato nella piu” grave
crisi della sua intera vicenda imperiale.
Il secondo problema per Obama si chiama Siria. Il ruolo che avrebbe
voluto recitare era quello del moderato e prudente. Aveva provato la
parte nella vicenda della guerra contro la Libia di Gheddafi, facendola
passare – media occidentali compiacenti – come una guerra
anglo-francese. In realta” se non ci fossero stati il Pentagono e la Cia
quella guerra non sarebbe stata nemmeno tecnicamente possibile. Ha
dunque cercato di ripetere la scena dalle parti di Damasco. E qui non
c”e” riuscito. Per meglio dire c”e” riuscito fino a gennaio di
quest”anno. Poi ha cominciato a perdere le staffe. In realta” ha dato il
via libera all”Arabia Saudita, al Qatar e alla Turchia, di scatenare
contro Damasco un intero esercito di almeno 25.000 mercenari. Si
aggiungano le sanzioni e lo strangolamento del regime di Bashar el Assad
e il ponte aereo che da mesi, con centinaia di velivoli, rifornisce di
armi e munizioni il Fsa (Free Syrian Army). Gli Stati Uniti non sono mai
stati in disparte in questa guerra. Non una sola pallottola e” stata
sparata senza il consenso di Washington. Che, negli ultimi tempi, e”
parsa sempre piu” incline a fornire armi “sempre piu” letali†ai ribelli
mercenari, mescolati con i residuati di Al Qaeda.
Obama voleva una tattica di logoramento, in modo che Bashar cadesse da
solo, come una pera matura, senza costringere l”America a sporcarsi
troppo le mani. Ma, da un lato, Bashar el Assad non e” stato
disciplinato e ha continuato a resistere, dall”altro e” venuta crescendo
la fregola di Israele. Che ha bombardato direttamente il territorio
siriano e perfino Damasco. E” stato Israele a inventare le armi chimiche
siriane, probabilmente e” stato qualche commando israeliano a piazzare
qualche bomba chimica, o a consegnarle ai tagliagole del Free Syrian
Army.
Tel Aviv (o Gerusalemme) non ha tempo da perdere. La caduta di Damasco
e” preliminare all”attacco contro Teheran. E qui Obama ha di nuovo fatto
la figura del vaso di coccio schiacciato dal vaso di ferro Netanyhau.
Anche qui l”impressione e” che il presidente americano conti meno dei
suoi militari o dei suoi servizi segreti, che vanno a trattare
direttamente con Israele e si muovono con grande disinvoltura per conto
proprio. Cosi”, una volta “scoperte†le armi chimiche della Siria, Obama
ha dovuto recitare la parte di colui che e” costretto, suo malgrado, a
minacciare: «Se si potesse verificare che il regime siriano ha davvero
fatto uso di armi chimiche contro la popolazione civile, allora saremmo
costretti a usare tutti i mezzi». Per punirlo, s”intende.
Non resta dunque che aspettare che il Mossad e la Cia forniscano le
prove. Ci vorra”, per questo, una qualche dose di cautela, perche” per
fornirle, le prove, si dovrebbe ammettere che il Mossad sta agendo sul
territorio siriano, insieme ai servizi segreti di Turchia, Francia e
Gran Bretagna e, naturalmente, alla Cia. Ma e” solo questione di tempo. E
a quel punto Barack Obama dara” l”ordine che avrebbe preferito non
dare, forse.
Ma i segnali di sconfitta di Obama sono stati anche altri, forse
addirittura piu” significativi. Il giorno delle bombe di Boston il
presidente Usa ha subito uno scacco piu” grande di tutti i precedenti.
La legge per la limitazione della vendita di armi ai civili americani
e” stata clamorosamente battuta al Senato Usa. Uno dei cavalli di
battaglia del presidente in carica, e” stato azzoppato. Lo stesso
giorno, si noti, in cui scoppiavano bombe, subito attribuite a un
“commando ceceno†composto da due “terroristiâ€, tanto improbabili quanto
le loro origini etniche. Che, con modesto dispendio di morti, ha
permesso all”Fbi di paralizzare la citta” per una intera settimana,
chiudendo in casa tutti gli abitanti e terrorizzando l”America intera
che non poteva nemmeno immaginare. Cioe” tutto lascia pensare, se si
guarda con attenzione alle dinamiche degli avvenimenti di Boston, che in
quella citta” si sia fatto un “esperimentoâ€, una “prova di stato
d”assedioâ€. Perche”? Cosa si sta preparando?
Viene in mente una frase di Bertolt Brecht: «se il fascismo arrivera” in
America avra” il volto della democrazia». Chi organizza questi
esperimenti non lo sapremo facilmente. Anzi non lo sapremo mai. Resta da
indovinare se il presidente in carica e” al corrente, ovvero se ci sono
forze che agiscono anche indipendentemente dal presidente, oltre lui e
sopra di lui, e che lui e” costretto ad avallare, a posteriori.
C”e” stata, per altro un”ulteriore coincidenza, di difficile
attribuzione. Quel giorno fatale bostoniano, il 16 aprile, la prima
pagina del New York Times ospitava un articolo che dava notizia di un
evento a suo modo storico: una commissione ufficiale, bipartisan, del
Congresso, confermava che gli Stati Uniti hanno praticato
sistematicamente la tortura a partire dall”11 settembre del 2001. Questo
il dispositivo della sentenza: «il presidente e i suoi massimi
consiglieri erano al corrente» del fatto che «pene e tormenti venivano
inflitti su diversi detenuti in nostra custodia».
Una bomba, diversa da quelle di Boston ma pur sempre tale, perche”
metteva sotto accusa niente meno che tutti gli ultimi tre presidenti
degli Stati Uniti. A cominciare dal democratico Bill Clinton, che
preparo” il terreno giuridico per le mostruosita” che avvennero “dopoâ€,
per includere i due mandati di George Bush Jr, fino ai due mandati non
ancora conclusi di Barack Obama. Il quale ultimo e” coinvolto nella
vicenda, perche” copri” le responsabilita” del suo predecessore,
tentando di bloccare l”inchiesta che lo riguardava nel 2009. Obama, noto
per non avere chiuso Guantanamo Bay, noto per avere fatto ammazzare
piu” di 4000 “terroristi†mediante droni che hanno agito fuori dal
territorio americano (cioe” in aperta violazione di tutte le leggi
internazionali).
L”inchiesta fu bloccata, ma ne parti” un”altra, questa, diretta dal
repubblicano Asa Hutchinson, e dal democratico James R. Jones. Ma, non
finisce qui. Bomba chiama bomba. Se ci furono torture sui “nemici
combattentiâ€, tutte le loro confessioni sono inutilizzabili (anche
secondo la legge americana). E, dunque, anche le conclusioni
dell”inchiesta ufficiale sull”attentato alle Torri Gemelle e al
Pentagono sono nulle.
I morti e la polvere di Boston hanno coperto “l”incriminazione†di
Obama. Nessuno, fuori dagli Stati Uniti, ha mostrato di accorgersene.
Siamo tutti troppo distratti?
Fonte: http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=608.
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