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di Enrico Piovesana.
Segue video intervento parlamentare sugli F-35 in coda all”articolo
La petizione online contro il programma F35 lanciato da Fulvio Gagliardi sul sito Change.org ha raccolto 30mila firme
in pochi giorni. Non stiamo parlando di un pacifista antimilitarista,
ma di un esperto in materia. Gagliardi infatti è un ex generale dell’aeronautica militare
e un ingegnere aeronautico che ha gestito lo sviluppo dei velivoli Amx e
contribuito ai più importanti programmi aeronautici militari europei, Tornado ed Eurofighter.
Generale
Gagliardi, tutti i suoi colleghi militari insistono nel dire che non si
può fare a meno degli F35, che non ci sono alternative. Lei invece dice
che non abbiamo bisogno. Qual è il suo è un giudizio tecnico?
“Non
dico che l’F-35 tecnicamente non sia valido: potrà avere problemi di
gioventù che bisognerà curare e per cui dovremmo spendere, ma non è
questo il punto. Il problema è lo scenario operativo per cui questo
velivolo è stato pensato: uno scenario che non è il nostro, non è quello
attuale, al massimo poteva essere quello degli Stati Uniti di una
decina di anni fa, quando erano tutti proiettati sui teatri
mediorientaliâ€.
C’è chi sostiene che l’F-35 sia figlio di
una concezione strategica ancora ferma all’era della Guerra Fredda,
quando si pensava a bombardieri in grado di penetrare le potenti difese
antiaeree del Patto di Varsavia per condurre il “first strike†nucleare.
“L’
F-35 è un velivolo da attacco, di offesa non di difesa, che avrebbe
senso solo se intendessimo attaccare qualcuno, se considerassimo vero
che ‘la miglior difesa è l’offesa’. E comunque, anche in questo caso la
flotta di cui disponiamo oggi è idonea, a meno di non prevedere di dover
contrastare paesi che disporranno di F-35 a loro venduti dagli Usa…â€.
E
cosa ne pensa dell’argomentazione per la quale, uscendo dal programma
F-35, l’Italia perderebbe l’opportunità di godere di ricadute
tecnologiche importanti per il progresso dell’industria aeronautica
italiana.
“Quasi certamente dalla collaborazione non ricaviamo nessun know-how, visto che siamo solo partner di secondo livello. Il vero know-how rimarrà in mano alla industria americana e ingleseâ€.
Molti
infatti giudicano l’F-35 un programma militare troppo “americanoâ€,
partecipando al quale l’Italia ha fatto una scelta in netto contrasto
con le aspirazioni a una difesa comune europea.“Con l’F-35
stiamo abbandonando la costruzione di una Europa unita mediante
programmi militari comuni. Avevamo iniziato negli anni Settanta con il
Tornado, abbiamo proseguito con l’Eurofighter, un velivolo ancora
pienamente valido, mentre oggi abbiamo avviato una collaborazione
transoceanica. Non è la prima volta che lo facciamo: è già accaduto nel
campo dei velivoli civili: invece di partecipare al programma Airbus, la
nostra Alenia preferì partecipare a programmi di collaborazione con la
Boeing, indebolendo la coesione industriale aeronautica europeaâ€.
Quindi qual’è a suo parere la scelta giusta da fare? Quale sarebbe l’alternativa concreta al programma F-35?
“Se
abbandoniamo il programma F-35, diciamo l’anno prossimo, e ne avviamo
uno europeo che coinvolga i “veri†Paesi dell’Europa quali Italia,
Germania, Francia e Spagna, possiamo mettere sul piatto della bilancia
il know-how che abbiamo acquisito e partecipare da leader. Questo
sarebbe il vero programma europeo per un aereo di sesta generazione
costruito su un requisito operativo europeo più aggiornato e veramente
nostro. Le prime spese di definizione e sviluppo saranno più basse e
potremmo rinviare a quando la nostra economia sarà più forte le spese
più grosseâ€.
Ma così non si allungherebbero i tempi? La Difesa sembra avere molta fretta di rimpiazzare Amx, Tornado e Harrier…
“Oggi
per fortuna oggi non c’è nessuno che ci minaccia e le flotte che
abbiamo sono più che idonee, Harrier compresi. Per inciso gli altri
Paesi europei, in primis la Germania che indubbiamente non ha i nostri
problemi economici, hanno scelto di non partecipare al programma F-35:
come mai?â€.
Ultimamente però, come mostrano anche le
difficoltà del programma per un drone “Male†europeo, in questo settore
non sembra esserci molta sintonia e solidarietà nel Vecchio Continente,
non le pare?“Se dovesse emergere che i nostri partner
europei non possono affrontare uno sviluppo comune per un nuovo
velivolo, in ogni caso sarebbero indispensabili approfonditi negoziati
per una linea comune nel settore difesa, perché non è pensabile che a
fronte di uno sforzo di costruzione di una Europa unita, ogni paese se
ne vada in una direzione diversa in un così delicato campo quale è
quello della difesa comuneâ€.
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