‘
di Flavio Bini.
La cinica sintesi dell”economista Nouriel Roubini, alla fine dei
conti, è persino incoraggiante. “Non è un G20 ma un G0 e il dibattito
sulla Siria la conferma ancora una volta”, aveva detto Mr Doom commentando gli scarsi risultati usciti dal vertice. Più che un appuntamento senza decisioni infatti, per Barack Obama, la due giorni di San Pietroburgo si è rivelata un enorme passo falso.
E se la strada per tessere un dialogo con il presidente Putin era giÃ
strettissima in partenza, il presidente americano non è riuscito
nemmeno a trovare un solido consenso tra gli alleati, tornando di fatto a
Washington ancora più solo di quando era partito.
Solo 3 paesi supportano apertamente un”azione militare americana:
Francia, Arabia Saudita e Turchia. Tutti gli altri restano contrari a
qualsiasi iniziativa militare contro il regime di Assad, soprattutto se
non svolta sotto l”ombrello delle Nazioni Unite. E il documento che ha
raccolto le adesioni di 11 dei 20 Paesi al vertice, sventolato dalla
Casa Bianca come un sostegno politico al presidente americano, in realtÃ
è soltanto una generica presa di posizione contro l”utilizzo delle armi
chimiche e a favore di una “risposta forte”. Documento che peraltro
Italia e Spagna hanno voluto integrare con una nota a parte per ribadire
che la soluzione va ricercata all”interno delle Nazioni Unite.
L”Europa resta spaccata. Con la Francia ancora favorevole all”intervento, ma decisa però – ed è novità di giornata annunciata da Hollande
– ad attendere l”esito del rapporto Onu, la Gran Bretagna motivata ad
intervenire ma paralizzata dal no del Parlamento e un più massiccio
fronte non-interventista che senza un avallo del palazzo di vetro non
muoverà un soldato.
Che Barack Obama abbia incassato, male, l”insuccesso del vertice
russo lo si è capito già in conferenza stampa, quando il presidente
americano è sembrato parecchio in difficoltà di fronte alle domande dei
cronisti. Il termometro del flop del numero uno della Casa Bianca è
anche la spavalderia con cui il suo avversario Vladimir Putin si è mosso
in questi due giorni. Prima umiliando la Gran Bretagna, storico alleato
americano, affidando al proprio portavoce la definizione di “isoletta insignificante” per il Paese guidato da David Cameron,
poi ribadendo che in caso di attacco alla Siria il sostegno “economico e
umanitario” di Mosca continuerà . Che vuol dire continuare ad armare il
regime di Assad.
Pioggia sul bagnato per il presidente americano visto che mentre era costretto a constatare il proprio isolamento internazionale dall”altra parte dell”oceano i sondaggi lo mettevano in guardia.
Il sostegno del Congresso non è affatto scontato. E a chi, per due
volte, in conferenza stampa gli ha chiesto se in caso di semaforo rosso
dal Parlamento procederà lo stesso con l”intervento militare, Obama ha
replicato irritato: “Non avrai una risposta diretta”. Dando
l”impressione che forse, la risposta, non la conosce nemmeno lui.
Fonte: http://www.huffingtonpost.it/2013/09/06/obama-g20-siria_n_3881486.html?utm_hp_ref=italy.
[GotoHome_Torna alla Home Page]
‘