Obama si cala nei panni di Ulisse per sconfigggere l'Iran?

'La posizione iraniana è sempre la stessa. Chi ha cambiato è Obama. Ma c''è un sospetto: e se fosse solo una tattica per far entrare il cavallo di Troia? [Davood Abbasi]'

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29 Settembre 2013 - 18.57


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di Davood Abbasi.

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TEHERAN – C’è una antica storia persiana che racconta di un cammello che andò a vivere con una volpe, una iena ed un leone e che visse con loro ma alla fine venne sacrificato dai suoi amici per essere dato in pasto al leone che si sentiva male.

Mi ricordo che Obama incontrò Gheddafi circa due anni prima dell’attacco alla Libia e sicuramente in Italia si ricorderanno del famoso baciamano del Cavaliere al raìs di Tripoli.

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All’indomani dell’entusiasmo quasi mondiale innescato dall’incontro tra Kerry e Zarif e soprattutto dal colloquio telefonico tra Obama e Rouhani, i saggi in Iran iniziano a ricordarsi anche la storia e a considerare le lezioni che essa ci dà.

La verità è che il passato degli Stati Uniti dimostra che la “luna di miele” iniziale tra il governo Rouhani e l’Occidente, soprattutto con gli Stati Uniti, può essere l’inizio di un nuovo capitolo all’insegna della pace, ma può anche essere solo la quiete prima della tempesta.

Anche se il mondo intero in queste ore pensa che sia l’Iran ad aver assunto una nuova posizione, la verità è che l’Iran ha precisamente la stessa posizione di sempre e sono gli Stati Uniti, principalmente, ad aver cambiato idea.

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L’Iran aveva sempre chiesto che il suo programma nucleare pacifico venisse riconosciuto; la Fatwa (l’editto religioso) dell’Ayatollah Khamenei contro il nucleare militare, citata da Obama in questi giorni, è stata emessa da diversi anni. In Iran è solo cambiato il governo che forse è diplomaticamente più attento, ma non è un qualcosa di diverso rispetto ai governi precedenti.

Con un pò di ottimismo si potrebbe anche dire che forse l’Occidente e gli Stati Uniti hanno deciso di risolvere il loro problema con l’Iran e porre fine ai decenni di ostilità che hanno fatto seguito alla rivoluzione islamica.

E quanto mi piacerebbe crederci, ma le realtà non si possono ignorare. Che ne sarà allora del documento del 1998 del PNAC, che riteneva necessario un attacco all’Iran per rendere gli Stati Uniti il dominatore del mondo nel XXI secolo?
Cosa faranno allora le industrie americane che producono armi per il 60%? Senza uno spauracchio di nome Iran, i paesi arabi per quale motivo dovrebbero comprare tutte quelle armi? E le teorie di dominio dei vari Huntington, Kissinger ed ecc…dove andranno a finire? Gli Stati Uniti che immaginano la contrapposizione della fine dei tempi contro la Cina, ce la faranno ad arrivarci con in mezzo l’Iran? E una domanda su tutte, cosa si farà con Israele?
La verità è che questo piccolo-grande Iran, con le sue capacità seppur limitate, con la resistenza ed il coraggio della sua gente, ha dato del filo da torcere all’Occidente e agli Stati Uniti.

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L’Iran ha una posizione di forza nella regione, dal Libano, alla Siria, all’Iraq fino all’Afghanistan, ha saputo disinnescare in buona parte le sanzioni, e ha dato vita ad un incredibile progresso scientifico, il primo al mondo se si considera il tasso di aumento di pubblicazioni (dati 2012).
Il petrolio dell’Iran non viene acquistato ma la domanda è: fino a quando i prezzi rimarranno quelli di ora senza milioni di barili al giorno che potrebbero arrivare da Teheran?

Diciamo che è molto più credibile la teoria che Obama, in difficoltà sul frangente Siria, e in condizioni non ottimali in altri settori, abbia deciso di usare la vecchia tattica di Ulisse. Simulare una pace per allentare le difese nemiche e poi colpire in maniera fatale. Una tattica che Obama è libero di tentare, ma che è difficile possa funzionare con gli iraniani.

Ed è molto triste capire che questa apertura di Obama sia solo un cavallo di Troia edizione 2013; perché l’Iran può essere un potenziale alleato per l’Occidente e potrebbe fare molto per la pace nella regione e nel mondo.
Se ci fosse la voglia di porre fine alle ostilità con l’Iran, ci potrebbero essere tante svolte, forse di portata mondiale; ad esempio ci sarebbe meno crisi anche per molte aziende italiane che tornerebbero a lavorare in Iran e che hanno detto addio al mercato del paese per via delle sanzioni volute da Washington.

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Purtroppo sembra che Obama voglia mettere alla prova gli iraniani e non farà che distruggere nella popolazione iraniana anche quel poco di fiducia o speranza che forse si è venuta a creare nel dialogo con l’Occidente. Quando “il cavallo di Troia” verrà smascherato gli iraniani saranno più che irritati, e i partiti riformisti in Iran, che hanno invitato la gente a credere nella possibilità che il dialogo con l’Occidente possa dare dei frutti, dovranno dare il posto a coloro che hanno sempre indicato nella lotta e nella resistenza l’unica via per potersi difendere.

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